Pregled bibliografske jedinice broj: 989335
L'epilogo di una navigazione umana e di un'esperienza letteraria: Il sogno dalmata di Fulvio Tomizza
L'epilogo di una navigazione umana e di un'esperienza letteraria: Il sogno dalmata di Fulvio Tomizza // Con Fulvio Tomizza "nel chiaro della notte" / Guagnini, Elvio (ur.).
Trst: Circolo della Cultura e delle Arti Trieste, 2011. str. 61-83 (predavanje, međunarodna recenzija, cjeloviti rad (in extenso), znanstveni)
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Naslov
L'epilogo di una navigazione umana e di
un'esperienza letteraria: Il sogno dalmata di
Fulvio Tomizza
(The epilogue of human navigation and literary
experience: Fulvio Tomizza's Il sogno dalmata)
Autori
Deghenghi Olujić, Elis
Vrsta, podvrsta i kategorija rada
Radovi u zbornicima skupova, cjeloviti rad (in extenso), znanstveni
Izvornik
Con Fulvio Tomizza "nel chiaro della notte"
/ Guagnini, Elvio - Trst : Circolo della Cultura e delle Arti Trieste, 2011, 61-83
ISBN
978-88-96925-03-4
Skup
Fulvio Tomizza tra vecchi amici e giovani studiosi
Mjesto i datum
Trst, Italija, 04.03.2009
Vrsta sudjelovanja
Predavanje
Vrsta recenzije
Međunarodna recenzija
Ključne riječi
Fulvio Tomizza, Istria, Trieste, Dalmazia, esodo, romanzo
(Fulvio Tomizza, Istria, Trieste, Dalmatia, exodus, novel)
Sažetak
Nel maggio del 1999 Fulvio Tomizza ci ha lasciati, portato via da una malattia di lunga gestazione, ma repentina negli esiti. A dieci anni di distanza è stato ricordato tra amici ed estimatori della sua opera, convinti che il valore del suo lascito spirituale sia quanto mai attuale e rappresenti, anzi, un poderoso antidoto alle tentazioni di nuove chiusure e di pericolose divisioni. Un lascito, quello dell'autore istriano, che ha le sue fondamenta nella promozione del dialogo fra le culture e nell'educazione all'accoglienza dell'Altro. In questo senso, il suo insegnamento, che rimane intatto, è uno straordinario esempio di generosità interculturale. Per chi lo ha stimato e continua a stimarlo, non si può parlare di «ricordo», perché la sua presenza è rimasta tra noi, dolorosamente e caramente intatta, in un'intima continuità con i paesaggi, le terre e i paesi dell'Istria che egli abitò, e con Trieste, la città dove riparò appena ventenne sul finire del 1955 con il suo bagaglio di sensi di colpa e frustrazioni, carico di contraddizioni interne, dilaniato da una scelta vissuta con la pesantezza di un'arbitraria imposizione. Una Trieste che non è stata sempre generosa con lo scrittore, e che non ha colto il messaggio della splendida figura della carsolina Franziska, icona di una lealtà dei sentimenti ignorata e inappagata, simbolo di quel dolore che deriva dall'essere disconosciuti per l'appartenenza etnica, un sentimento che spesso anche Tomizza ha sperimentato di persona. Elaborando le vicende passate della sua gente e della sua terra nel tentativo di sanare le ferite attraverso una scrittura per molti versi terapeutica e catartica, Tomizza ha tessuto un affresco letterario singolare nell'ambito della letteratura italiana novecentesca, in cui i personaggi diventano voce e anima dell'impossibilità di vivere in una realtà dove l'uomo recita la parte della comparsa, e non quella del protagonista. Scegliendo di percorrere un sentiero per molti aspetti impervio, che non sempre ha stimolato seguaci e mobilitato folle, si è trovato più volte in scarsa compagnia, spesso amareggiato da incomprensioni e invidie. Ma rispetto ai drammi personali e civili di cui è stato testimone o partecipe, Tomizza ha mantenuto sempre una misura ed un modo di sentire esemplari. È rimasta di lui l'immagine di un uomo schivo, civile, mite, affabile con tutti, poco amante degli schiamazzi e degli esibizionismi tanto di moda. Anche in questo è stato molto "istriano".
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