Pregled bibliografske jedinice broj: 640776
«I possibili segni "psicopatologici" della religiosità in carattere pseudo-morale della colpevolezza: Nevrosi Ecclesiogeni»
«I possibili segni "psicopatologici" della religiosità in carattere pseudo-morale della colpevolezza: Nevrosi Ecclesiogeni», 2005., magistarski rad, Accademia Alfonsiana - Istituto superiore di Teologia morale -, Rim
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Naslov
«I possibili segni "psicopatologici" della religiosità in carattere pseudo-morale della colpevolezza: Nevrosi Ecclesiogeni»
(«Possible “psychopathological” signs of religiosity in pseudo-moral character of peccability: Ecclesiogenic Neuroses»)
Autori
Vuletić, Suzana
Vrsta, podvrsta i kategorija rada
Ocjenski radovi, magistarski rad
Fakultet
Accademia Alfonsiana - Istituto superiore di Teologia morale -
Mjesto
Rim
Datum
20.06
Godina
2005
Stranica
137
Mentor
Jose Rafael Prada Ramirez
Ključne riječi
Religiozni fenomeni; psihologija; psihopatologija; moralna teologija; grešnost; religiozna nezrelost; ekleziogene neuroze; skrupulozna savjest; duhovnost; misticizam; svetost
(Religious phenomenon; psychology; psychopathology; moral theology; peccability; religious immaturity; ecclesiogenic neuroses; scrupulous conscious; spirituality; mysticism; sanctity)
Sažetak
Da quando esistono le questioni su religione e religiosità è chiaro che queste preoccupazioni non riguardano soltanto le problematiche teologiche, ma anche domande che includono diversi aspetti della vita in genere, soprattutto dal punto di vista dalla scienza umanistica. Dove la religiosità prende il suo atteggiamento nel pensiero e nel comportamento della persona, la fede si esprime nelle dimensioni psichiche della persona stessa. Il nostro secolo, si è adagiato in un appiattimento orizzontalistico, nell’illusoria sicurezza di rimanere saldamente ancorato alla realtà concreta, misurabile, tangibile. Si tratta però di un mondo limitato, povero, insufficiente ad appagare le aspirazioni del’anima, aperta ad orizzonti sconfinati. Queste false sicurezze terrene, con tutto il gran vuoto che lasciano nel cuore umano, hanno risvegliato interessi religiosi e spirituali non sempre autentici, che talvolta sconfinano nella superstizione e nel miracolismo, fioriscono istanze mistiche genuine che esprimono il bisogno di un incontro vitale, personalizzato e quasi esperienziale con Dio. La religione per se è un’espressione dello sviluppo del pensiero, dell’azione, del credere e della speranza. Attraverso la religiosità si propongono le domande sul senso della vita, il senso dell’esistenza umana. I miti e i simboli, il dogma e le cerimonie, il contenuto religioso nell’attesa del senso dell’esistenza. In questo senso la psicologia e gli psicologi tentano di scoprire le caratteristiche della persona religiosa e della sua esperienza. Loro hanno ottenuto la propria espressione più autentica a proposito della realtà psichica, e abbracciano l’eterna battaglia degli esseri umani nella ricerca del significato spirituale e terreno della vita con i suoi compiti. Così toccano le sfere trascendentali. Lo scopo della ricerca psicologica su questo campo dovrebbe essere verso l'essere umano che può essere sensibile o insensibile riguardo alla religione. La religione come sistema simbolico ha il potere di ispirare l'essere umano, però l’essere umano diventa religioso soltanto nel momento in cui accetta la religione come iniziativa personale. Questa iniziativa non è però causale né è determinata logicamente. L’iniziativa dipende da certi processi psicologici che hanno una logica particolare. E questo è lo scopo vero della psicologia della religione. La psicologia della religione studia le costanti psicologiche della religiosità. Suo compito è anzitutto l’approfondimento e l’analisi critica delle realtà religiose. Come la scienza empirica, la psicologia della religione è dedicata ai fenomeni visibili. Spiega parzialmente questi fenomeni secondo la scoperta dalla relazione tra fenomeni visibili e la prassi della vita dell’individuo, in altre parole la religione vissuta. Essa è una complessa realtà che include la fede, la fiducia, i sentimenti, le azioni pratiche, le conseguenze. Molti psicologi hanno dedicato parecchio tempo ad analizzare l’esperienza religiosa dell’essere umano. Sono diverse le scuole psicologiche che si bassano su una concezione riduttiva della persona umana. Secondo tali, il dinamismo dell’uomo si esaurisce nel funzionamento dell’apparato psichico, retto di leggi, più o meno rigide, dipendenti da condizionamenti sia ereditari, che ambientali. In tale concezione è difficile parlare di libertà, di responsabilità o d’ aspirazione verso i valori che trascendono l’orizzonte umano. La maggior parte dei credenti e dei teologi crede che dalla religione provengono solo le forze positive. Però, nella pastorale e nella psicoterapia molto spesso s’incontrano forme distorte di credenza che possono avere un grande influsso negativo sulla salute psichica e somatica. In questi casi di solito si tratta della percezione nevrotica di Dio. Questa percezione porta con sè un sentimento psico-nevrotico o colpevole. Resta da chiedersi: perché esistono cristiani neurotici? A quale cosa è dovuta la presenza di psicosi nenrosi fra i membri della chiesa? La chiesa produce, sviluppa o attrae la gente con sintomi neurotici? La nascita in una famiglia cristiana contribuisce allo sviluppo di nevrosi? In cosa consistono i sintomi neurotici? Come possono essere aiutati i cristiani neurotici? Con questo lavoro vorrei chiarire e indicare, quali sono gli elementi della religiosità matura, che richiedono una fede cristilizatta in buon’integrazione di tutti gli elementi psico-biologici della personalità sana, capace di realizzare l’incontro con la divinità in l’interiorità. Questa prova di sintesi collaborativi tra le esigenze della psicologia e di teologia morale, è destinata a tutti quelli di ognuno grado della gerarchia religiosa, quali s’incontrano con i fedeli che cercano una via giusta e matura del proprio senso della vita nella religiosità. Il nostro lavoro comincerà con un approccio alle connessioni necessarie della psicologia con la religiosità, in vista della descrizione e comprensione di entrambe. Questi legami sono interpretati nelle diverse opinioni del fenomeno religioso nella vita del credente, partendo da un estremo negativo che ravvisa nella religiosità un elemento patologico, ad un estremo positivo che postula la religiosità come elemento strutturante della personalità. Nel primo capitolo vedremo la descrizione delle diverse interpretazioni attraverso proposte dalle diverse scuole psicologiche e psicoanalitiche del fenomeno della religiosità. Nella seconda parte affronteremo gli aspetti negativi che nascono dall’immaturità religiosa, al primo posto dedicata particolarmente ad un carattere pseudo-morale dell’auto-addossamentata colpevolezza. Essa produce le diverse forme di nevrosi ecclesiogene insieme con psicosi, che induce il soggetto nelle malattie psicopatologiche. N’osserveremo alcune e successivamente presenteremo quali saranno le esigenze per una fertile collaborazione tra operatori ecclesiastici e gli psicoterapeuti, per evidenziare o correggere le false immagini di Dio, l’immaturità religiosa e la rigida obbedienza delle norme che inducono i fedeli nella colpevolezza distruttiva che producono gravi disturbi e ostacolano la chiamata alla piena realizzazione di se stessi, integrati nella vocazione divina alla santità.
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