ࡱ> ["bjbj .ΐΐa  @;0kkk8YE    CCCCCCC=GIVC5kCkk  EW@W@W@k k CW@CW@W@BC )Vǯ}8 CC)E0YEC5JK>5JCC5Jk0C0"W@6RCCK? YE5J :Cattolica 2010 Italianismi nella terminologia marinara nella zona di Dubrovnik/Ragusa dallantichit ad oggi Parole chiave Terminologia marinara colloquiale, italianismi, nostromismi, bosmanismi. Introduzione Con questo intervento si voluto stabilire quanto oggi, all'inizio del 21. secolo, i nostri ufficiali marittimi, maggiormente capitani di navigazione di lungo corso e quelli che stanno per diventarlo, cio gli studenti di navigazione marittima dellUniversit di Dubrovnik, conoscano la terminologia colloquiale marinara usata al tempo della navigazione a vela. stata condotta unidagine con lo scopo di verificare lodierna frequenza di uso e di conoscenza di questi termini tra i capitani marittimi ragusei e gli studenti di navigazione marittima dellUniversit di Dubrovnik. Malgrado il tempo di grandi navi a vela sia distante nel tempo, una considerevole parte di termini usati dagli allora marinai si mantenuta nella parlata della nostra gente che ancora oggi naviga su imbarcazioni tradizionali, o anche sulle navi a vela moderne, mentre luso di una minore parte di questi termini si mantenuto oggi sulle grandi navi moderne. Questi termini antichi della lingua marinara in senso stretto dal tempo delle navi a vela, gradualmente venivano adottati anche da coloro che non svolgevano attivit marittime vere e proprie, ma in qualche senso legate al mare, come i pescatori, i costruttori locali di barche, i braccianti e i velieri. Nella situazione in cui si passava dalle navi a vela alle navi moderne senza vele i marinai non poterono mantenere nella loro pratica quotidiana gran parte della terminologia antica visto che le nuove tecnologie richiedono anche una nuova terminologia. Fin dagli inizi della formazione del lessico marinaro croato esistono testimonianze di numerosi contatti dei Croati con altre culture a prova di un secolare legame dei popoli del variegato mondo mediterraneo. Nonostante le differenze tra le popolazioni delle coste del Mediterraneo: Spagnoli, Portoghesi, Francesi, Italiani, i popoli delle coste settentrionali dellAfrica, ed altri, numerose indagini hanno dimostrato una forte reciprocit nelle parlate e nei linguaggi di tutti questi popoli, particolarmente nel lessico che riguarda la vita sul mare, cio la terminologia marinara.  A differenza dalla terminologia marinara moderna, maggiormente di origine inglese, una gran parte di termini dal tempo delle navi a vela era di origine romanza, ovvero italiana. Cos nel linguaggio dei marinai ragusei prevalevano gli italianismi, alcuni dei quali sono in uso ancora oggi, cio fanno parte del loro lessico colloquiale attivo, e da alcuni linguisti vengono chiamati nostromismi  (M. Urbany, D. Stolac). Daltra parte, con labbandono delle navi a vela scomparsa anche una parte di italianismi antichi, cio italianismi marinari che oggi sono andati dimenticati e sono diventati parte del lessico colloquiale passivo. Questo tipo di italianismi viene chiamato bosmanismi. Presupposti storici dei contatti linguistici italo-ragusei Per poter valutare lattualit della terminologia marinara colloquiale ragusea come parte del sottosistema in cui dominano proprio i frasemi dalla lingua italiana, bisogna brevemente spiegare il processo storico che ha portato a questo dominio. Agli inizi del Duecento Dubrovnik era sotto il dominio bizantino e la lingua pubblica in uso dalla nobilt era il dalmatico raguseo. La lingua dalmatica si era sviluppata nel Medioevo collegandosi direttamente al latino parlato della allora romanizzata Dalmazia. Questa lingua non veniva usata nelle occasioni ufficiali, tranne a volte a Dubrovnik per alcuni documenti notarili. Con la penetrazione della lingua slava croata, e ulteriormente del veneziano e dellitaliano, la lingua dalmatica scomparve completamente. Con loccupazione veneziana nel 1205 il traffico marittimo si indirizz verso lItalia e le lingue ufficiali divennero sia il latino che litaliano. Malgrado si ritenga che nella Repubblica di Dubrovnik/Ragusa nel corso del Cinquecento col processo della slavizzazione la lingua croata fosse diventata madrelingua usata nelle famiglie, nelle scuole si insegnava in latino e in italiano e gli insegnanti erano prevalentemente italiani. Anche nei secoli successivi lintrecciarsi delle lingue italiana e croata nella zona di Dubrovnik si svolse in modo intensivo ed a strati, principalmente nel commercio e nella diplomazia. Si pu dire che i commercianti, i marinai e la nobilt governativa usavano il veneziano, mentre il toscano, come lingua di cultura veniva usato da parte di coloro che avevano studiato alle universit italiane e che al loro ritorno a Dubrovnik avevano portato con s questa lingua. Dopo il breve periodo di occupazione napoleonica Dubrovnik cadette sotto il dominio austroungarico e l'italiano divenne e rimase lingua ufficiale fino alla fine dellOttocento. Nel senso linguistico letterario il frutto di tale italianizzazione particolarmente visibile nelle opere del letterato raguseo Ivo Vojnovi il quale, usando lo specifico idioma raguseo raggiunse il massimo dell espressivit proprio nella ricchezza del frasema linguistico italiano. Siccome per il grado e il tipo di influsso di una lingua su un altra molto importante lappartenenza alla tipologia linguistica, necessario evidenziare che le lingue italiana e croata appartengono a gruppi geneticamente diversi, romanzo e slavo. Litaliano parzialmente una lingua analitica con un ordine definito di parole nella frase, mentre il croato una lingua sintetica. Si tratta dunque di due lingue completamente diverse i cui contatti diventano tanto pi interessanti ed evidenti, col risultato di veri e propri prestiti linguistici. Malgrado le differenze menzionate importante dire che i sistemi fonologici delle due lingue sono molto simili per cui notevolmente diminuita la necessit di adattamento fonologico rendendo pi facili i prestiti, senza difficolt di pronuncia. Prevaleva il processo di sostituzione, ossia la tendenza del parlante a pronunciare la parola straniera in un modo suo e con elementi fonologici di cui disponeva la sua madrelingua (dunque la lingua del ricevente). Per un italiano risulterebbe facile capire la maggior parte dei termini marittimi ragusei esaminati, proprio grazie a questo adattamento minimo in seguito alla congruenza dei due sistemi fonologici, ma grazie anche alla lunga esistenza di italianismi ragusei nella lingua locale adattatisi completamente anche prima del Settecento e che sono in uso ancora oggi senza grandi cambiamenti. Italianismi marinari nella letteratura specialistica croata Per iniziare interessante esaminare il grado in cui i 60 lessemi esaminati sono rappresentati in una parte della letteratura specialistica croata sul tema trattato. Nel libro Materiali per la terminologia marinara (Graa za pomorsku terminologiju) del 1955, 1. edizione, e poi nell'Enciclopedia marittima dell'Istituto enciclopedico croato del 1990 appena possibile trovare qualche italianismo, mentre nel Vocabolario croato-inglese di termini marittimi (Hrvatsko-engleski rje nik pomorskog nazivlja) del 1991 troviamo circa il 10% di italianismi  nostri termini dal gergo dei marinai segnalati con un asterisco (*) accanto al termine letterario . Nel Vocabolario marittimo trilingue, italiano-tedesco-croato, di Bo~o Babi, pubblicato oltre un secolo fa, nel 1901, tra le voci italiane possiamo trovare pi di due terzi di espressioni i cui equivalenti croati si trovano nel questionario del nostro intervento. Tra le voci croate invece non abbiamo trovato italianismi, ma traduzioni per quasi tutti i lessemi. Gran parte degli esempi di nostromismi e bosmanismi qui esaminati possono essere trovati nel Vocabolario marittimo del 1984 di R.Vidovi, ma con pochissime espressioni in lingua croata. Il primo ad aver esaminato e scientificamente elaborato la terminologia marinara in Croazia stato il linguista croato Petar Skok. Negli anni trenta del secolo scorso P. Skok ha annotato numerosi termini marittimi che erano in uso nella zona costiera della Croazia, tra cui abbiamo trovato solo la met dei termini esaminati dalla nostra indagine. possibile trovare molti italianismi nei termini marinari in uso in Croazia anche nei questionari svolti negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso dal linguista Mirko Deanovi.  In questo posto dobbiamo menzionare anche i due grandi dizionari di lingua croata, il grande Vocabolario dell'Accademia nel cui corpus sono entrati i termini in uso fino alla fine dell'Ottocento, periodo in cui si navigava ancora su navi a vela, e dove abbiamo trovato, segnalati come italianismi o venezianismi, poco pi del 30% di termini che abbiamo esaminato, mentre nel moderno Vocabolario enciclopedico croato dell'inizio del 21. secolo, molto tempo dunque dopo la scomparsa di navigazione su navi a vela, troviamo quasi il 40% di questi termini colloquiali, segnalati in questo vocabolario come regionalismi marinari. Termini marinari esaminati nei vocabolari stranieri Prendendo in considerazione, come stato accennato, il sentimento di comunit e i complessivi influssi reciproci dei popoli del Mediterraneo, i lessicografi ed altri specialisti che si occupavano di fenomeni linguistici, per le loro ricerche utilizzavano il materiale scritto nelle lingue delle forze marittime come lInghilterra, la Francia e lOlanda. I loro interventi rappresentano il meglio dellintreccio linguistico commerciale, culturale e scientifico. Vediamo ora i termini esaminati nei vocabolari stranieri. Come previsto, gran parte di questi termini, i cui equivalenti croati sono stati analizzati nel nostro questionario, si trova nel Vocabolario di marina in tre lingue (italiano-francese-inglese) di Simone Stratico del 1813. Lo stesso autore indica che la motivazione per la compilazione di questo vocabolario era il bisogno di confrontare le espressioni italiane con quelle francesi ed inglesi, lingue degli stati con molti libri e una lunga tradizione (costanza) nel normalizzare i termini marinari. I vocabolari francesi che Simone Stratico aveva maggiormente consultato erano il Dictionnaire de marine franais-hollandais pubblicato ad Amsterdam nel 1736, come anche il Vocabulaire des termes de marine anglois et franois del 1783 di Lescallier, e la sua seconda edizione del 1798. Abbiamo anche esaminato i termini prescelti dal Glossaire nautique del lessicografo francese Auguste Jal, del 1848. Il corpo di questa opera capitale sono i termini della tradizione mediterranea dove Auguste Jal ha trovato la maggioranza del materiale storico, nonostante siano presenti anche altri mari e popoli, come il Mare baltico, lAtlantico e lOceano pacifico. In esso abbiamo trovato meno del 20% dei termini che abbiamo trattato nel questionario, per vi si trovano quasi tutti gli equivalenti italiani e pi della met di quelli francesi. Analizzando gli equivalenti francesi in unaltra opera importante, il Dictionnaire abrge de marine del 1843 di Pierre Maire e Joseph Bonnefoux, ne abbiamo annotato pi della met. possibile trovare la maggior parte degli italianismi esaminati dalla nostra indagine e confrontarli con il significato dei termini originali italiani in diversi vocabolari marinari italiani, tra cui il vocabolario di Dabovich, il Dizionario tecnico e nautico di marina della fine dellOttocento, precisamente del 1883, e poi due vocabolari marinari italiani pi recenti, il Dizionario tecnico nautico del 1967 e il Grande dizionario di marina del 1970. Qui bisogna in particolar modo segnalare il Dizonario di marina, medievale e moderno del 1937. Scopo dell'indagine Con questa indagine si voleva esplorare la conoscenza e luso di antichi termini colloquiali marinari nella zona di Dubrovnik, come anche la frequenza ed le tendenze del loro uso. Le persone intervistate appartengono a una larga fascia generazionale volendo accertare se gli italianismi esaminati appartengono maggiormente al lessico attivo degli anziani oppure se nelle giovani generazioni sempre pi evidente il fenomeno del passaggio dagli italianismi del lessico attivo (nostromismi) al lessico colloquiale passivo (bosmanismi). Procedimenti metodologici Per la raccolta dei dati stato distribuito un questionario con domande di tipo aperto a due gruppi di persone. Per lo scopo dellindagine sono stati esaminati 60 termini marinari in uso da molto tempo nella parlata dei nostri marinai, tranne uno che di data recente (karika alto). I termini sono appositamente esposti in ordine alfabetico per non creare nessun legame logico tra di loro. Un gruppo di intervistati sono stati cinque ufficiali marittimi con esperienza di navigazione che hanno frequentato gli studi marittimi a Dubrovnik, maggiormente capitani marittimi di navigazine di lungo corso con residenza a Dubrovnik e con uno stage pluriennale di navigazione attiva. Il secondo gruppo sono stati venticinque studenti del primo anno di studi marittimi dellUniversit di Dubrovnik, quasi tutti di Dubrovnik. Si tratta dunque di due gruppi di cui ciascuno strutturalmente omogeneo per quanto riguarda listruzione, la fascia det e la residenza. Modulo del questionario Il modulo del questionario comprende sei colonne: Numero ordinale, Termine colloquiale marinaro, Conoscenza del significato del termine (s/no), Termine standard/breve descrizione, Frequenza d uso e Nota. NumeroTermini colloquiali marinari Conoscenza del significato del termine (s/no)Termine standard/breve descrizioneFrequenza d uso Nota I 60 termini prescelti sono ordinati in elenco alfabetico nella seconda colonna del questionario (per ragioni di spazio qui sono rappresentati in tre colonne): 1.akostat21.grop41.pajet2.ankora22.kacat42.pajol3.argola23.karika alto43.pasarela4.armi~at24.kavobanda44.paateka5.asta25.kolumba45.pic6.barbita26.korpomorto46.pjombat7.bokaporta27.kuverta47.poat8.bo~man28.lantina48.pojlabanda9.brac29.laakat49.prova10.bucjel30.madijer50.randa11.bumprea31.mainat51.sartija12.burdi~at32.mankul52.sopravento13.burina33.manovra53.aijat14.cima34.matadura54.akota15.iga35.matafjun55.apirun16.fermat36.merlin56.ativa17.fondo37.molat57.atraj18.gambet38.mura58.tiramola19.gavun39.noatromo59.trcarol20.gindac40.orcat60.virat Al termine del modulo abbiamo messo lindicazione sulla frequenza duso delle espressioni colloquiali in rapporto allo standard linguistico nella scala da 0 a 5, dove 5 significa che gli intervistati utilizzano il termine indicato sempre, 4 spesso, 3 ugualmente, mentre 2 indica un uso raro, 1 quasi mai e 0 mai. Una rubrica particolare nel questionario la domanda sul luogo dove gli intervistati maggiormente hanno sentito/trovato i termini marinari indicati. Commento dei risultati del questionario Nonostante si tratti di un numero relativamente piccolo di intervistati, si ottenuta un'idea piuttosto chiara dell'odierna conoscenza dei termini colloquiali marinari tra gli ufficiali marittimi con esperienza di navigazione e quelli che stanno per diventarlo, nella zona di Dubrovnik. Il risultato del questionario commentato in base alle risposte nelle tre colonne: Conoscenza del significato del termine (s/no) e Termine standard/breve descrizione. Le risposte degli intervistati sono state analizzate in percentuali. Ecco dapprima le risposte del primo gruppo di intervistati. Gli ufficiali marittimi con esperienza di navigazione di lungo corso hanno dimostrato una buona conoscenza di italianismi esaminati. A tutti gli ufficiali conosciuto il significato di circa 70% dei termini (42 termini) esaminati. Termini conosciutiakostat ankora argola armi~at asta bokaporta burdi~at bucjel cimaiga fermat fondo gambet gindac grop kolumba korpomorto kuvertalantina laakat madijer mainat manovra merlin molat noatromo orcatpajet pajol pasarela paateka pic pjombat poat prova sartijasopravento aijat akota tiva trcarol virat I termini pojlabanda e traj conosce circa l 80% di intervistati, mentre il 60 % conosce i termini barbita, kacat e mankul. I termini conosciuti da tutti gli ufficiali marittimi e usati di frequente (leggenda per la frequenza duso) sono: grop, korpomorto, lakat, pajol, prova, ijat, kota, trcarol, mentre un po meno usano bokaporta, kolumba, manovra, orcat, pajet, pjombat, sartija i virat. Perci possiamo concludere che i termini menzionati fanno parte del lessico marittimo attivo e quindi del gruppo dei nostromismi, in particolar modo i termini kolumba, manovra e kota perch nella colonna Termine standard/breve descrizione alcuni intervistati non hanno trovato unaltra parola corrispondente. Ci sono dei termini che conoscono, ma usano di rado, come ad esempio ankora, asta, armi~at, merlin, mainat e pic. Da quanto esposto possiamo dedurre che questi termini prima erano in uso, e dato il fatto che anche i marittimi esperti li usano raramente, sono diventati parte del lessico colloquiale passivo, cio sono entrati nella categoria dei bosmanismi. Qui vogliamo accennare ad alcuni termini che sono prevalentemente sconosciuti: brac, bumprea, burina, gavun, karika alto, matadura, mura, e alcuni conosciuti meno: bo~man, kavobanda i matafjun. Sorprende alquanto la scarsa conoscenza dei termini randa e pirun. possibile da quanto esposto dedurre che i termini menzionati sono scomparsi dalluso, ovvero che non sono stati introdotti nel linguaggio della zona di Dubrovnik. Il gruppo di ufficiali marittimi ha incontrato i termini proposti e li ha acquisiti maggiormente durante la propria pratica di lavoro, sulla nave o in famiglia. Il secondo di studenti, che anche alle superiori hanno frequantato listituto marittimo, conoscono molto meno gli italianismi proposti nel questionario. La maggior parte degli studenti conosce circa il 30% di questi termini. Lunico termine che tutti conoscono prova. I termini cima, grop e molat sono conosciuti a circa il 90% degli intervistati del gruppo studenti indicando che questi lessemi confermano la loro vitalit e la loro presenza nella parlata quotidiana dei futuri ufficiali marittimi della zona di Dubrovnik e sono espressione di appartenenza al lessico colloquiale attivo (nostromismi). Si dovrebbe includere in questo gruppo di termini anche tiva i traj e grop, che alcuni studenti non sanno descrivere diversamente ma li ripetono nella colonna termine standard/breve descrizione , che indica la loro non conoscenza dei termini standard corrispondenti. Alcuni dei termini colloquiali marinari quasi completamente sconosciuti al gruppo studenti: asta, barbita, brac, bo~man, bumprea, burina, karika alto, kavobanda, matadura, matafjun, merlin, mura, pic i trcarol, ma anche burdi~at, mankul, poat i pojlabanda, randa, sopravento i apirun. Non sono pochi i termini che gli studenti hanno indicato come conosciuti ma senza saperne il significato: akostat, argola, armi~at, bucjel, cima, iga, fondo, gambet, gindac, grop, kolumba, korpomorto, kuverta, madijer, noatromo, orcat, pajet, pic, pjombat, poat, sartija, aijat, akota, atraj, tiramola. Facendo attenzione al tipo di errori nelle risposte degli intervistati si notata poca conoscenza del termine lantina gran parte degli studenti lo descrivono come lume lanterna. Allo stesso gruppo appartiene il termine ankora che alcuni studenti descrivono come recipiente o tipo di vaso estratto dal mare, poi kuverta che per alcuni e busta, lettera, mentre gavun per molti un tipo di pesce, come anche pic, e burina che per molti il vento bora. Orcat un termine polisemantico nellidioma di Dubrovnik che gli studenti hanno descritto come zappare, lavorare faticosamente e far pazzie, ma che non hanno collegato con il suo significato nella terminologia marinara. Gli studenti affermano di aver incontrato i termini proposti maggiormente sulla nave durante il lavoro pratico come parte del loro studio. Dalle risposte degli ufficiali marittimi nella colonna termine standard/breve descrizione evidente un loro buona conoscenza della terminologia standard. Nelle loro descrizioni usano temini: bokobran, grotlo, koloturnik, nadvoe, podiga , pramac, pripona, rudo kormila, statva, akopac, zjeva a. Il secondo gruppo di intervistati conosce scarsamente la terminologia standard croata. Cos il termine (verbo) virat descrivono  alzare con fune ,  quando le funi vengono alzate sulla nave, il termine tiramola si usa per lormeggio della nave, due panduli legati per essere tirati agli ormeggiatori, pajet contraurti laterale per la nave, gambet parte di ferro per legare la fune. Alcuni degli intervistati usano anche i termini standard, tra cui: bokobran, koloturnik, pramac, skladite, kopac. Conclusione Dalle percentuali ottenute possiamo dedurre che gli ufficiali marittimi esperti conoscono bene circa il 70% di italianismi della terminologiaa marinara, mentre il gruppo degli studenti molto meno, circa il 30%. Di generazione in generazione, pian piano diminuisce la conoscenza della terminologia colloquiale marinara moderna, cos molti termini colloquiali marinari stanno passando dal lessico attivo a quello passivo. Malgrado da questa indagine non sia possibile dedurre (e questo non era il suo scopo) quanti saranno gli italianismi tra i termini colloquiali marinari che i futuri ufficiali marittimi impareranno dai colleghi pi anziani dopo limbarco sulle navi, di sicuro questa differenza non raggiunger lo iato di percentuale, quasi il 40%, mostrato con questa indagine. evidente che i termini colloquiali marinari sono sempre meno conosciuti, particolarmente da parte degli studenti che sono incerti nelle risposte e quando dicono di conoscere il termine capita che ne diano una descrizione errata o perfino non sappiano dare alcuna descrizione. Un certo numero di lessemi esaminati non resiste alle tendenze moderne e allevoluzione della societ moderna, scomparendo dal processo comunicativo. Eppure una parte di questi lessemi rimasta conservata nelluso quotidiano dando il proprio apporto alle diverse particolarit linguistiche tradizionali e alla consapevolazza di quanto sia prezioso il proprio patrimonio culturale. Literatura B. Bafgpq /   D E J K S 濳梙~~vn~c[ch^IamHsHhw?h^IamHsHhmHsHhC\mHsHhWmHsHhw?h mHsHhmHsHhw?h aJ hw?h 5B*mHphsHhw?h 5mHsHhw?h B*CJaJphhShC\5mHsHhSh 5mHsHhw?h mHsHhw?h CJaJmHsH#pqD  $a$gd$a$gdgd$a$gdgd $a$gd gd gd S T W a    G J K S % + [ \ g k    " $ , - mwx <=Firҭʭh(EmHsHhmHsHjhw?h 0JUhmHsHhWmHsHhC\mHsHhw?h mHsHhw?h^IamHsHh^IamHsHD,-.5Hbmn"*&'=Wȷ嚈v__,hw?h 6B*CJOJQJmHphsH#hWB*CJOJQJmHphsH#hB&B*CJOJQJmHphsH)hw?h B*CJOJQJmHphsHhmHsH!jhw?h 0JUmH sH h h 0JmHsHhWmHsHhC\mHsHhw?h mHsHh}mHsHhmHsH $a|&.  ?FGHRSȽumeeeeehmHsHhmHsHhw?h 5mHsH%hw?h B*CJaJmHphsHjhw?h 0JUhw?h 6mHsHhC\mHsHhWmHsHhw?h mHsH)hw?h B*CJOJQJmHphsH$hEh CJOJQJaJmHsHjhw?h 0JCJU'xn2#3#o#p#'%,.11133599<<gd@ $7`7a$gd@ $`a$gd@$a$gd@gd gd $`a$gd $`a$gdhY$a$gd56IJPQZ[_ace V[adgp \`bcd $%58=EQX`fgvwopҿʬhWmHsHhw?hFNmHsHhw?h1kmHsHh1kmHsHhFNmHsHhw?hhYmHsHhhYmHsHhC\mHsHhw?h mHsHD~;<!"#;  Y Z } ~ @!E!K!O!Q!w!y!!!!!!!"">"N"Z""""""""## #···hw?h/A{mHsHh/A{mHsHhFNmHsHhWmHsHhw?h1kmHsHhC\mHsHhw?h mHsHh1kmHsHH 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Matafjun e  laccio , mentre terzaruolo dapprima significava quella parte della vela (circa un terzo di vela  da dove terza) che veniva avvolta e legata. Ulteriormente i marinai lo hanno semplificato ed hanno iniziato (anche se semanticamente incorreto) chiamare  laccio . evidente che col tempo i trcaroli hanno preso il posto di matafjuni, e quest'ultima affermazione stata annotata da Deanovi nelle sue indagini a Lopud, Kor ula e Cavtat verso la met del secolo scorso. Questo indica che matafjun nella zona di Dubrovnik dal lessema attivo diventato passivo.     684R0p0jL"V $&6:FHLNZ\hlxݺh mHsHhw?h 6mHsHhw?h 6hw?h mHsH hw?h h CJOJQJaJhw?h 6CJOJQJaJhw?h CJOJQJaJ%hw?h B* CJOJQJaJphP6T0j"$ v"gd@$a$gd@dgd@ 7^7`gd@gd@ "*Jv "$RTln~,.DFZ\lnݽhhC\OJQJ!jhhC\0JOJQJUh hamHsH h(E0Jjh(EU h(E5\h(Eh mHsHhw?h 6mHsHhw?h mHsH;"~,ldXrt.  d`gd dgd $a$gd@$ & Fdd[$\$a$gd@*8ldfh$XZnTrtrtv.0  zȷh@hC\H*OJQJh@hC\6OJQJh@hC\6OJQJ]h@hC\OJQJ!jh@hC\0JOJQJUhw?hC\CJOJQJaJ!jhhC\0JOJQJUhhC\OJQJhhC\6OJQJ4(:p  "h hamHsHjh Uh h@hC\7B*OJQJphh@hC\6OJQJh@hC\OJQJ "$a$gd@,1h. 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