{\rtf1\ansi\ansicpg1252\uc1 \deff0\deflang1033\deflangfe1033{\fonttbl{\f0\froman\fcharset0\fprq2{\*\panose 02020603050405020304}Times New Roman{\*\falt Bookman Old Style};}{\f16\froman\fcharset238\fprq2 Times New Roman CE{\*\falt Bookman Old Style};} {\f17\froman\fcharset204\fprq2 Times New Roman Cyr{\*\falt Bookman Old Style};}{\f19\froman\fcharset161\fprq2 Times New Roman Greek{\*\falt Bookman Old Style};}{\f20\froman\fcharset162\fprq2 Times New Roman Tur{\*\falt Bookman Old Style};} {\f21\froman\fcharset186\fprq2 Times New Roman Baltic{\*\falt Bookman Old Style};}}{\colortbl;\red0\green0\blue0;\red0\green0\blue255;\red0\green255\blue255;\red0\green255\blue0;\red255\green0\blue255;\red255\green0\blue0;\red255\green255\blue0; \red255\green255\blue255;\red0\green0\blue128;\red0\green128\blue128;\red0\green128\blue0;\red128\green0\blue128;\red128\green0\blue0;\red128\green128\blue0;\red128\green128\blue128;\red192\green192\blue192;}{\stylesheet{ \nowidctlpar\widctlpar\adjustright \fs20\lang2057\cgrid \snext0 Normal;}{\*\cs10 \additive Default Paragraph Font;}{\s15\nowidctlpar\widctlpar\adjustright \fs20\lang2057\cgrid \sbasedon0 \snext15 footnote text;}{\*\cs16 \additive \super \sbasedon10 footnote reference;}}{\info{\title Musica}{\author anonymous}{\operator Ennio Stipcevic}{\creatim\yr2001\mo1\dy20\hr21\min38}{\revtim\yr2001\mo1\dy20\hr21\min38}{\version2}{\edmins0}{\nofpages8}{\nofwords2303}{\nofchars13129}{\*\company }{\nofcharsws0} {\vern71}}\paperw11906\paperh16838 \widowctrl\ftnbj\aenddoc\hyphhotz0\noextrasprl\prcolbl\cvmme\sprsspbf\brkfrm\swpbdr\lytprtmet\hyphcaps0\fracwidth\viewkind4\viewscale100\pgbrdrhead\pgbrdrfoot \fet0\sectd \linex0\headery709\footery709\colsx709\endnhere\sectdefaultcl {\*\pnseclvl1\pnucrm\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxta .}}{\*\pnseclvl2\pnucltr\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxta .}}{\*\pnseclvl3\pndec\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxta .}}{\*\pnseclvl4 \pnlcltr\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxta )}}{\*\pnseclvl5\pndec\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxtb (}{\pntxta )}}{\*\pnseclvl6\pnlcltr\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxtb (}{\pntxta )}}{\*\pnseclvl7\pnlcrm\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxtb (} {\pntxta )}}{\*\pnseclvl8\pnlcltr\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxtb (}{\pntxta )}}{\*\pnseclvl9\pnlcrm\pnstart1\pnindent720\pnhang{\pntxtb (}{\pntxta )}}\pard\plain \qj\li1134\ri936\sl360\slmult0\nowidctlpar\widctlpar\adjustright \fs20\lang2057\cgrid { \fs24 \par Katarina Livljani}{\f16\fs24\lang1050 \'e6 \par }{\fs24 Musica. \par \par \tab Nell\rquote affrontare un cos}{\fs24\lang1040 \'ec}{\fs24\lang1050 vasto argomento come quello della musica liturgica in relazione a un periodo lungo e complesso qual \'e8 il Medioevo, si \'e8 costretti a dipendere dall\rquote unica fonte che in tal senso risulta}{\fs24\lang1040 di prezioso ausilio,}{\fs24\lang1050 ovvero dai manoscritti liturgici con notazione. D\rquote altro canto, queste vestigia del nostro patrimonio culturale, proprio perch\'e9 imprescindibili per la ricerca, rischiano di rappresentare un\rquote autentica, insidiosa trappola per chi voglia offrire una visione d\rquote insieme}{\b\fs24\lang1050 }{\fs24\lang1050 della realt\'e0 musicale di un dato contesto. Ci\'f2 avviene per il semplice motivo che la tradizione musicale scritta costituisce soltanto un segmento della realt\'e0 musicale dell\rquote epoca in oggetto, che nel suo \ldblquote silenzio\rdblquote non \'e8 in grado di illustrare o di svelare al lettore di oggi tutta una serie di elementi che invece hanno svolto un ruolo determinante nella trasmissione e nella sopravvivenza delle varie forme della musica liturgica medievale. Qualora decidessimo poi di \ldblquote sbirciare\rdblquote oltre la soglia delle diverse biblioteche pubbliche o degli archivi dei conventi nazionali ed europei alla ricerca dei manoscritti musicali di provenienza croata, constateremmo quasi di primo acchito che essi appartengon o a mondi differenti e che non \'e8 affatto semplice individuare quei caratteri }{\fs24\lang1040 }{\fs24\lang1050 che dovrebbero costituire le direttrici della \ldblquote musica medievale croata\rdblquote . Ma la situazione si prospetta in modo analogo anche laddove si decida di affrontare la questione in riferimento agli Stati europei}{\fs24\lang1040 . \par Non di rado i manoscritti liturgici medievali inducono a supporre l\rquote esistenza, in quel periodo, di una sorta di \ldblquote comunit\'e0}{\fs24\lang1050 europea\rdblquote inglobante i territori ov\rquote era in uso la liturgia della Chiesa occidentale.}{\fs24\lang1040 Pertanto, nel caso del patrimonio della liturgia latina, \'e8 molto pi\'f9}{\fs24\lang1050 semplice parlare di caratteri paneuropei o comunque regionali, che non tirare conclusioni riferite esclusivamente alla Croazia, vale a dire ai territori croati intesi come unitaria entit\'e0 geo-culturale. Laddov e, infine, ci proponessimo di basare la storia della musica croata solo ed esclusivamente sulle fonti scritte, non solo condanneremmo la nostra ricerca al conseguimento di esiti parziali, ma agiremmo secondo una sorta di miopia intellettuale, poich\'e9 \'e8}{\fs24\lang1040 del tutto}{\fs24\lang1050 innaturale e illogico considerare la musica medievale dal punto di vista dell\rquote uomo del XX secolo, cui non tocca memorizzare nulla perch\'e9 pu\'f2 mettere per iscritto ogni cosa. \par \tab Il patrimonio della musica croata del Medioevo ci sollecita, per fortuna, a tutt\rquote altro ragionamento. Le sue pi}{\fs24\lang1040 \'f9}{\fs24\lang1050 preziose vestigia appartengono infatti a un ambito che non pu\'f2 essere compreso senza il ricorso alla tradizione musicale orale. Pertanto, nella musica croata del Medioevo non bisogna vedere esclusivamente un mosaico ove alla tradizione latina si contrappone quella glagolitica o paleoslava (e quindi la tradizione dei canti nell\rquote antica lingua della Chiesa croata), bens\'ec un contesto molto pi}{\fs24\lang1040 \'f9}{\fs24\lang1050 articolato, ove le differenze di tipo liturgico e musicale convivono in modo armonico, secondo l\rquote ottica che fu propria di quell\rquote epoca.}{\fs24 \par \par \par La musica nella liturgia latina. \par \par \tab In seguito alla scomunica del Patriarca di Costantinopoli e alla scissione della Chiesa cristiana nel 1054, i territori croati entrarono nella sfera culturale latina. In ogni caso, in ambito croato, i codici liturgici latini fanno la loro comparsa anche prima dell\rquote XI secolo, di norma nei centri scrittori benedettini. \par \tab I primi frammenti musicali beneventani risentono profondamente dell\rquote influsso}{\fs24\lang1050 dei circoli culturali dell\rquote Italia meridionale. I codici dalmati adottano, accanto alla scrittura e alla notazione beneventana, anche una serie di tratti caratteristici di questo stile musicale, ragion per cui si situano in quella rara e preziosa categoria di manoscritti che docu mentano la tradizione musicale dell\rquote Italia meridionale anteriore all\rquote adozione del canto corale gregoriano. \par \tab Tra i pi\'f9 importanti scrittori conventuali del litorale croato vi era il monastero benedettino di S. Grisogono a Zara (Zadar), dal quale provengono codici latini di estrema raffinatezza, usciti dalla penna di valenti scrivani, miniatori e notatori. Oltre a quello di Zara, molti altri scrittori erano poi allestiti nei conventi di Ragusa (Dubrovnik), Spalato (Split), Tra\'f9}{\fs24\lang1040 (Trogir)}{ \fs24\lang1050 , Sebenico (\'8aibenik) e Ossero (Osor). Alcuni validi manoscritti realizzati in questi laboratori sono oggi custoditi in varie biblioteche croate ed estere (\'e8 il caso di fonti dell\rquote XI secolo come l\rquote }{\i\fs24\lang1050 Evangeliario di Tra}{\i\fs24\lang1040 \'f9}{\i\fs24\lang1050 ,}{\fs24\lang1050 il breviario}{\i\fs24\lang1050 }{\f16\fs24\lang1050 della monaca zaratina \'c8ika e}{\i\fs24\lang1050 }{\fs24\lang1050 l\rquote }{\i\fs24\lang1050 Evangeliario di Ossero}{ \fs24\lang1050 ). \par \tab Ma le vestigia del patrimonio musicale croato non si limitano esclusivamente al gruppo di manoscritti prodotti nei centri scrittori nazionali. Una serie di volumi giunti fino a noi testimoniano infatti i contatti avvenuti tra questi ultimi e altr i centri di produzione musicale, a conferma del fatto che nel Medioevo il clero costituiva una frangia estremamente mobile della societ\'e0, aperta agli scambi e disponibile ai viaggi. Ricorderemo a tale riguardo il celebre }{\i\fs24\lang1050 Liber sequentiatium}{\fs24\lang1050 (XI secolo) conservato presso la}{\fs24\lang1040 biblioteca francescana di Sebenico. Il manoscritto presenta nella sua prima parte una raccolta di sequenze accompagnate da notazione \ldblquote in campo aperto \rdblquote .}{\fs24\lang1050 (Si tratta di segni grafici, detti neumi, annotati nello spazio tra le righe del testo. Se la melodia non pu\'f2 essere confrontata con uno scritto pi\'f9 recente leggibile quanto a intervalli, il loro valore ci resta inspiegato, in quanto i cantori medievali si servivano di neumi a mo\rquote di indicazione mnemonica delle melodie che gi\'e0 conoscevano). La notazione del manoscritto sebenicense risulta inoltre conforme al modello tedesco, a dimostrazione che nel Medioevo il clero dalmata si mantenne sensibile anche rispetto ad altri influssi, oltre che nei confronti di quello beneventano. \par \tab La musica liturgica medievale del settentrione croato pu\'f2 essere letta attraverso il prisma degli eventi che interessarono la cattedrale di Zagabria (Zagreb), presso la quale \'e8 custodita l\rquote unica raccolta integrale di manoscritti giunta fino a noi. Questa diocesi di rito latino, fondata intorno al 1094, eredit\'f2 dall\rquote Ungheria un cospicuo numero di compendi e di consuetudini liturgiche, ragion per cui della raccolta zagabrese, del \ldblquote dialetto corale\rdblquote , del sistema di notazione e di molti altri aspetti della cultura musicale croata possiamo sapere di pi}{\fs24\lang1040 \'f9}{\fs24\lang1050 attraverso la comparazione con le fonti ungheresi. Nei pi}{\fs24\lang1040 \'f9}{\fs24\lang1050 antichi manoscritti liturgici zagabresi si ravvisano inoltre influssi provenienti dalla Francia settentrionale, penetrati a Zagabria forse proprio attraverso l\rquote Ungheria. \par \tab Tra i manoscritti pi\'f9 studiati dagli specialisti negli ultimi decenni vi }{\fs24\lang1040 \'e8}{\fs24\lang1050 senza dubbio l\rquote }{\i\fs24\lang1050 Agenda pontificalis}{\fs24\lang1050 . Si tratta di uno dei pi}{\fs24\lang1040 \'f9}{ \fs24\lang1050 antichi codici di propriet\'e0 della Biblioteca Metropolitana di Zagabria, che si riteneva fosse stato introdotto in ques ta diocesi dal suo primo vescovo Duh. Quale che fosse la provenienza di questo opuscolo, i suoi frammenti corredati di neumi redatti in una scritura semplice spingono a interessanti conclusioni circa la sua funzione musicale. Si tratta infatti di una nota zione tedesca, inscritta tra i righi come se in origine il testo non prevedesse nemmeno il suo inserimento, ma che in definitiva arricchisce i singoli segmenti del manoscritto. Di particolare interesse \'e8 la notazione inserita }{\b\fs24\lang1050 }{ \fs24\lang1050 tra le singole repliche nel dramma liturgico dei Tre Re }{\i\fs24\lang1050 Tractus stellae}{\fs24\lang1050 (fol. 28v-30). Si ha infatti l\rquote impressione che lo scrivano abbia annotato i neumi a memoria, per lo pi\'f9 nelle frasi cantate dai Tre Re. Da ci}{\fs24\lang1040 \'f2}{\fs24\lang1050 non \'e8 comunque lecito dedurre che le altre repliche fossero recitate; viceversa, siamo di fronte a un\rquote annotazione musicale di tipo descrittivo, apercettivo (in altri termini, una descrizione approssimativa e non gi\'e0 qualcosa di preciso o di obbligato), per cui si pu\'f2 presumere che, nella ricorrenza dell\rquote Epifania, il testo i n questione venisse interamente cantato e che gli esecutori, nei limiti del possibile, lo eseguissero a memoria. Questo esempio ci pone di fronte, come molti altri, all\rquote esistenza di una pratica d\rquote esecuzione che non poggiava sul testo scritto, bens}{\fs24\lang1040 \'ec}{\fs24\lang1050 si affidava alla memorizzazione e alla trasmissione di modelli orali. E\rquote interessante il modo in cui possiamo stabilire casi del genere: l\rquote assenza di neumi nei passaggi-chiave dei canti gregoriani indica comunque la loro esistenza altrove, che risulta introvabile al ricercatore odierno proprio perch\'e9 l\rquote annotazione musicale era contenuta nella memoria del cantore. \par \tab Nel corso del Medioevo la cattedrale di Zagabria si arricch}{\fs24\lang1040 \'ec di nuovi codici liturgici. Il pi\'f9}{\fs24\lang1050 antico dei messali redatti appositamente per le sue funzioni si trova}{\fs24\lang1040 presso la Biblioteca Metropolitana zgabrese (MR 133, XIV secolo), accanto a un gruppo di manoscritti che giungono a coronamento del messale stampato nel 1511. Questo fondo librario testimonia l\rquote esistenza di uno specifico rito zagabrese, offic iato nella Cattedrale fin dalla fine del XVIII secolo, epoca in cui alle particolarit\'e0 locali and\'f2 subentrando il rito romano unificato. Sar\'e0 necessario sottolineare a tale riguardo un altro dato da cui emerge la tendenza dell\rquote omologazione liturgica, acco lta, a partire dal XIII secolo, soprattutto dai francescani. La raccolta di una decina di graduali, salteri e antifonari del periodo compreso tra il XIII e il XV secolo, custoditi presso la biblioteca francescana del convento di Zara, testimoniano una cer ta soppressione delle particolarit\'e0}{\fs24\lang1050 locali e l\rquote accettazione del repertorio gregoriano universale della Chiesa di Roma, tipico del pi\'f9 tardo Medioevo. \par \par }{\fs24\lang1040 Il canto glagolitico. \par \par }{\fs24 \tab La delicata posi}{\fs24\lang1050 zione delle terre croate, situate ai confini tra il mondo latino e quello bizantino \'e8 alla radice delle particolari forme liturgiche che hanno arricchito il patrimonio musicale croato facendone un caso unico nel contesto del Cattolicesimo occidentale. Il riferimento \'e8 qui alla tradizione della liturgia in lingua croata paleoslava, anche detta rito glagolitico. Tra le pi\'f9 antiche testimonianze della presenza nella liturgia della lingua popolare vi \'e8 un dato risalente al 1177 che concerne la visita del papa Alessandro III a Zara. Stando alla cronaca del cardinale Boson, biografo del Pontefice, la cittadinanza zaratina accolse il papa con cantici e laudi }{\i\fs24\lang1050 in eorum slavica lingua}{ \fs24\lang1050 . Neanche un secolo dopo, nel 1249, le chiese della fascia costiera croata ottennero, con dispensa papale, l\rquote autorizzazione a officiare la liturgia n ella lingua croata paleoslava, a fronte del fatto che in quelle zone la lingua popolare era gi}{\fs24\lang1040 \'e0}{\fs24\lang1050 consolidata nell\rquote uso liturgico. La pratica del canto glagolitico era infatti diffusa in Istria, nel Litorale croato, in Dalmazia e nelle sue isole, ovvero in quelle aree ov\rquote erano invalse la liturgia slava e la scrittura glagolitica. I caratteri di questo repertorio sono molteplici, ma il fatto di per s\'e9 prezioso e sorprendente \'e8 che nel mondo occidentale romano, dove il rito era celebrato esclusivamente in latin o, esistesse un repertorio liturgico in lingua ecclesiastica croato-paleoslava. Se a ci\'f2 si aggiunge che il canto glagolitico, tramandato dalla tradizione orale, persiste ancor oggi nella prassi liturgica in diverse localit\'e0 croate, ecco che ci troviamo al cospetto di una rarit}{\fs24\lang1040 \'e0}{\fs24\lang1050 musicale meritevole di grande attenzione. \par \tab Ci\'f2 nonostante, nell\rquote esaminare lo sviluppo del canto glagolitico all\rquote interno del suo contesto storico ci si imbatte in una grave lacuna: la mancanza di antichi manoscritti con notazione che potrebbero servire da fonti comparative nel lavoro di ricerca. Nei }{\i\f16\fs24\lang1050 Kijevski listi\'e6i}{\fs24\lang1050 (Fogliettini di Kiev) del X secolo, figurano simboli in cui si potrebbero ravvisare sommarie notazioni musicali. Tuttavia, essi non sono stati ancora decifrati, n\'e9 }{\fs24\lang1040 \'e8}{\fs24\lang1050 del t utto chiaro se si tratti esclusivamente di una sorta di elementari neumi o di qualche altro genere di indicazione. Nelle fonti pi}{\fs24\lang1040 \'f9 recenti, come il }{\i\fs24\lang1040 Messale del principe Novak }{\fs24\lang1040 (1368) o come il }{ \i\fs24\lang1040 Messale di Hrvoje}{\fs24\lang1040 (inizi del XV secolo), i testi relativi alla Passione di Cristo sono accompagnati da segni che ricordano le }{\i\fs24\lang1040 litterae passionis}{\fs24\lang1040 impiegate anche nei manoscritti latini a mo\rquote di generiche indicazioni sull\rquote alternanza dei solisti e della tessitura musicale nell\rquote esecuzione della Passione. Eppure in nessuna di queste fonti, n\'e9 in altre dello stesso periodo, figurano particolari indicazioni musicali o leggibili notazioni melodiche. Il frammento del XV secolo scoperto di recente presso la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Lubiana (Ljubljana) costit uisce in tal senso una rarit\'e0 preziosa.}{\fs24\lang1050 Si tratta infatti di un brano di un codice liturgico glagolitico con notazione inscritta nel rigo, e quindi perfettamente leggibile. Il frammento di Lubiana cambia in misura notevole il punto di vista dei ricercatori circa la tradizione del canto glagolitico nel Medioevo, poich\'e9 testimonia l\rquote esistenza di una trasmissione non esclusivamente orale del repertorio in oggetto. \par \tab Quanto alle caratteristiche della melodia}{\fs24\lang1040 del canto glagolitico, esse sono valutabili in primo luogo a partire dai canti tramandati dalla tradizione orale, stante, come si \'e8 detto, la notevole scarsit\'e0 di testimonianze scritte, }{\fs24\lang1050 insufficienti per un giudizio sintetico}{\b\fs24\lang1050 .}{\fs24\lang1050 Lo stile delle melodie glagolitiche pu\'f2 essere definito al meglio come una fusione di pi}{\fs24\lang1040 \'f9}{\fs24\lang1050 influenze, il cui grado varia in relazione alle singole forme della musica liturgica e alla loro diversa}{\b\fs24\lang1050 }{\fs24\lang1050 provenienza geografica. I caratteri del canto corale gregoriano e di quello ecclesiastico bizantino, come pure gli influssi della musica popolare, emergono anzitutto nell\rquote ornamentazione e nella polifonia semplice improvvisata. Naturalmente queste considerazioni si riferiscono al canto glagolitico cos\'ec come attestato oggi nella prassi liturgica dei centri della costa croata. E\rquote difficile stabilire in che misura esso si sia trasformato nel corso dei secoli, anche se}{\fs24\lang1040 \'e8}{\fs24\lang1050 del tutto lecito supporre che alcune delle sue odierne }{\fs24\lang1040 peculiarit\'e0}{\fs24\lang1050 siano estremamente arcaiche o, per meglio dire, conservative, secondo l\rquote immutabilit}{\fs24\lang1040 \'e0 }{\fs24\lang1050 propria della tradizione orale. \par \tab Se infine si considera che la tradizione latina e glagolitica della musica liturgica convissero nelle stesse citt}{\fs24\lang1040 \'e0,}{\fs24\lang1050 e che alcuni centri scrittori elaborarono codici redatti in differenti scritture, ecco che la m usica croata del Medioevo si configura come un paesaggio estremamente complesso e variegato. A tale riguardo bisogner\'e0 sottolineare che oggi la ricerca coinvolge ancora un numero relativamente ristretto di manoscritti, che con ogni probabilit\'e0 rappresentano solo una piccola parte della produzione dei codici manoscritti croati. \par \tab In definitiva, ogni studio sulla vita musicale del Medioevo }{\fs24\lang1040 \'e8}{\fs24\lang1050 condannato fin da principio all\rquote incompletezza, a fronte della particolare funzione rivestita dai manoscritti musicali e dalla notazione dei neumi nella trasmissione e nella sopravvivenza della musica liturgica. Tutto lascia supporre che i manoscritti con notazione servissero pi\'f9 che altro come \ldblquote cataloghi\rdblquote , repertori, prontuari di canti, e che la sola prassi esecutoria nel corso del rito si basasse su un fondo di trasmissione orale molto bene impresso nella memoria dei membri delle }{\i\fs24\lang1050 Scholae Cantorum}{\fs24\lang1050 e dei solisti. Pertanto occorrer\'e0 tener presente che le espressioni \ldblquote realt\'e0 musicale\rdblquote e \ldblquote tradizione musicale scritta\rdblquote non hanno in nessun caso la stessa valenza rispetto alla musica liturgica del Medioevo, che quest\rquote ultima si basava solo in lieve misura sul testo scritto, che l\rquote annotazione era}{\fs24\lang1040 solo}{\fs24\lang1050 uno dei modi per memorizzare la musica e che nella liturgia e nella prassi musicale del Medioevo l\rquote elemento \ldblquote orale\rdblquote e \ldblquote scritto\rdblquote convivevano lungi dall\rquote essere in reciproca contrapposizione. In questo non vi \'e8 nulla di straordinario o di inconsueto per la mentalit}{\fs24\lang1040 \'e0 medievale - che non di rado confonde i termini }{\i\fs24\lang1040 componere}{\fs24\lang1040 e }{\i\fs24\lang1040 dictare}{\fs24\lang1040 -, o per una civilt\'e0}{\fs24\lang1050 la cui ricca cultura musicale rimarr}{\fs24\lang1040 \'e0}{\fs24\lang1050 in parte sempre velata ai nostri occhi, proprio per via della ristrettezza della nostra memoria. \par }}