ࡱ> bjbjAA.#y#y^%o|87\T-)("111111(((((((,%*,(911111(%11(%%%1811(%1(%%'' i 'l((0-)',-%-'%'111((%111-)-111111111 :  SU UN SONETTO DOCCASIONE DEL XVIII SECOLO NEL VENEZIANO DI ROVIGNO A differenza della vivace realt letteraria dialettale, presente nelle diverse regioni italiane, e soprattutto nelle vicine citt del Veneto, dove, di conserva a quelle lombarde, si andava attuando, a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, la prima significativa svolta della poesia in dialetto, evolvendo, come puntualizza lucidamente Brevini, dal comico parodico al comico realistico, in Istria, fino a circa la met del XVIII, secolo la situazione si presenta sostanzialmente spoglia di qualsivoglia pi apprezzabile esperienza poetica in dialetto, sia nella peculiare variet istriota, sia in quella espressa nel pi prestigioso codice di derivazione veneziana, evolutosi, in seguito, nellodierno istroveneto. Infatti, sebbene la fascia costiera istriana graviti, fin dagli inizi del XV secolo, nellorbita statale di Venezia, nella bibliografia specialistica non troviamo riferimenti ad autori o a testimonianze scritte che confermino la presenza di esperienze poetiche in dialetto anteriori alla seconda met circa del XIX secolo. Non vi accenna n Baccio Ziliotto nelle sue importanti opere sulla storia letteraria istriana, n, tantomeno, Bruno Maier nel suo agile manuale sulla storia letteraria istriana darea romanza. Tra i documenti costoditi nellarchivio del Museo Civico di Rovigno, per, in un libro manoscritto di Giuseppe Angelini, abbiamo rinvenuto un sonetto risalente al 1736, redatto nella variante rovignese del veneziano in uso allepoca, e sostanzialmente identico alla lingua di Venezia. Si tratta di un componimento scritto a conclusione di una causa processuale, che pertanto avvicina il testo a una consuetudine molto diffusa e gi allora giustamente deplorata, quella cio dei componimenti e delle raccolte doccasione, per lo pi mondana, volti a celebrare i motivi e gli avvenimenti pi diversi. Gusto, questo, che, irradiandosi soprattutto dai due centri dellItalia settentrionale culturalmente pi importanti, Milano e Venezia, trov presto cultori anche a Capodistria e a Rovigno, in autori che si espressero, per, quasi esclusivamente in italiano o in latino. Scrive a questo proposito molto chiaramente Baccio Ziliotto: Tutte le persone, anche di mezzana cultura, bazzicavano con le muse: i gentiluomini e le nobildonne, i maestri dumanit, gli avvocati, i medici e gli speziali, i sacerdoti, i frati e non poche monache. Tutti scrivevano versi doccasione in nascita, in morte, per laurea, per nozze, per monacazione, per le nomine alle cariche pubbliche, per la ricorrenza di feste, per le visite di ospiti illustri, e via dicendo; insomma non vera avvenimento di qualche importanza in famiglia, in citt, nella provincia, per il quale non si trovassero a decine i poetici commentatori. Il sonetto, quindi, bench non composto in istrioto (ma in un idioma ad esso molto prossimo, qual il veneziano) importante, essenzialmente, quale attestazione della presenza, anche in Istria, di una pi remota vocazione alluso del dialetto come strumento di espressione poetica. Esso cos svela, nella sua contingenza, un momento della realt rovignese del primo Settecento: celebra lorgoglio e lesultanza dei Popolani la classe industriosa e attiva della piccola e media borghesia  per essere riusciti vincitori nella vertenza con i Cittadini, la classe nobiliare ed egemone. Questultimi, infatti, si vedranno negare la richiesta rivolta al Doge, con la quale chiedevano labrogazione dellordinanza che concedeva al Popolo il diritto a due rappresentanti nel Consiglio comunale. Il contenzioso, come si legge nel lungo e particolareggiato titolo in italiano, fu promosso dai sindici del popolo, gli Spettabili Signori Gio. Andrea da Pas, e Cristoforo Angelini (forse un parente, questultimo, dellAngelini compilatore del libro di cronache), nonch Tomaso Bevilacqua e Francesco Benussi detto Mo[r*]o, contro li Giudici e Sindico della Comunit di Rovigno, chiamati in giudizio. Argomento della querela era, inizialmente, un decreto promulgato nel 1683 dal Capitanio di Capodistria, in base al quale si concedeva al fondaco rovignese il monopolio sullacquisto e la vendita di granaglie e macinati sul territorio cittadino. Scrive, infatti, lAngelini: Sopra istanza di Matteo Sponza q. Ant.o Presidente del Fondaco, e delli Fondacchieri Dom.co e Giacomo Quarantotto contro luso, chera da poco introdotto da particolari di vender farine e frumenti per la Terra a grave danno e pregiudizio di questo Fondaco, Bernardo Michiel Podest e Capitanio di Capodistria in visita con Terminaz.e 28 mag.o [1683] ordinava, che [] non avesse ardito chi si sia vender frumento o farina in poca o molta quantit ad alcuna persona di questa Terra, ma di contrattare con questo Collegio delle Biave per conto del Fondaco, sotto pena di confisca del genere, e di essere processati criminalm.e ed incaricava il Presidente del Fondaco med.mo dintimare la partenza dal porto alle barche, che non contrattassero col sudd.o Collegio per conto dello steesso Fondaco. LAngelini passa poi a considerare il provvedimento, promosso dal Senato, con il quale si concedeva al popolo il diritto di eleggere due suoi rappresentanti negli Uffici comunali: Onde fosse questo Popolo (chiamato con parola uffiziale Universit) sollevato da quei pregiudizii, dai quali era dal Consiglio dei Cittadini aggravato, gli fu concesso dal Senato di poter eleggersi due Sindaci o Procuratori dal suo seno, i quali avessero ingresso in ogni Consiglio e Collegio dei Cittadini, per invigilare ed opporsi agli aggravi, che al Popolo med.mo indebitam.e venissero addossati. E la Carica di Capod.a con terminazione 25 ott.e 1683 ne stabiliva quindi i Capitoli, che prescrivevano ed i modi dellelezione di detti Sindaci, ed incarichi, e diritti dei med.mi, quali Capitoli furono anche dal Senato stesso con suo Dec.o 15 nov.e susseguente approvati. Tralasciando liniziale diatriba riguardante la concessione al fondaco dellesclusiva sulla vendita di prodotti alimentari, lautore, nel seguito della cronaca, si sofferma sulla reazione dei cittadini alla decisione del Senato veneziano: Contro la quale insorsero e il Comune, ed il Consiglio dei Cittadini con Supplica al Principe 7. marzo 1684, perch quella concessione sconvoglieva lordine fin allora precorso, e ledeva di quel Consiglio e di quel Comune i diritti e le prerogative. Sollecitato, con una lettera datata 10 giugno 1684, lUfficio di Capodistria, a dirimere la questione insorta tra la cittadinanza e i vertici dellamministrazione cittadina, quello si dimostr, tuttavia, secondo quanto riportato dallAngelini, insensibile alla richiesta, lasciando la vertenza ancora per lunghi anni senza risoluzione. Finch insorta nel 1735 nuova diferenza tra le sud.e Parti circa alcune onorificenze dei Sindaci del Popolo, fu con Spazzo di Laudo 7 lug.o 1736 dalla Quarantia, Consiglio Novo, deciso tutto largomento a favore del Popolo, occasione, questa, per listantanea composizione del sonetto. Il componimento, dallenfatica intestazione, recita: Per il solenne Spazzo di Laudo Ottenuto nel Serenissimo Consiglio di 40 C. N. Dalli Spettabili Signori Gio. Andrea da Pas, e Cristoforo Angelini Sindici attuali dellUniversit del Popolo di Rovigno Colla direzione del Sig. Tomaso Bevilacqua Nuncio del Popolo medesimo E collassistenza benemerita Del Sig. Francesco Benussi detto Mo[r*]o Della suddetta Universit Contro li Giudici e Sindico della Comunit di Rovigno Dedicato al merito, ed assistenza di tutto il Popolo di Rovigno. Gera el pensier de certi Cittadini Che ghe voleva mal ai Popolani, De voler maltrattarli co fa i cani Per aggravar i Popoli meschini. I volea limitarghe i so confini, Tor posto, e fumo, e farli star lontani, Ma un Spazzo rende i Popoli sovrani, Impegnadi un da Pas e un Angelini. Popoli vu chav d lassistenza, E sempre fermi in Causa a tutto costo Av ottenuo la vostra preminenza: Za che av vinto, e se montai sul trono, + Sar leffetto de sta gran Sentenza, Che dopo el fumo ghaver anca el rosto. + Corrige: restai [ma prima tornai] nel posto Il componimento, naturalmente, non pu godere quasi di alcun valore estetico-letterario. La sua importanza, in questa sede, risulta viepi interessante se valutata principalmente da un punto di vista documentaristico, cio di testimonianza della presenza, seppure estremamente marginale e infrequente nellIstria dellepoca, di un esercizio poetico condotto con lo strumento peculiare del dialetto. Da una prospettiva storico-letteraria, esso per importante giacch vi si pu cogliere non tanto lindizio di un distanziamento dalla ricercatezza formale tardo barocca, quanto, invece, il sintomo dellattecchimento, anche nella penisola, della nuova verve illuministica che rappresenta, come annota Maier, sia pure con una certa approssimazione, la linea o la tendenza pi rilevante e feconda della cultura letteraria istriana del secondo Settecento. Esso rappresenta quindi soltanto un tassello allinterno del auspicabile pi ampio mosaico della produzione poetica dialettale romanza dellIstria, ancora poco conosciuta riguardo il periodo anteriore alla met del XIX secolo, e pertanto passibile di nuove, fruttuose conoscenze. Sebbene appartenga alla manieristica rimeria doccasione, nella composizione del sonetto lautore d prova di unottima conoscenza delle regole metriche e formali che sottendono alla composizione poetica. Scrive, eloquentemente, Baccio Ziliotto: Verano a Trieste e nellIstria quasi duecento poeti che stampavan versi nelle Raccolte o li recitavano nelle riunioni di famiglia o nelle Accademie, dove in sonetti, in canzoni, in madrigali, in sestine, in capitoli, in poemetti si risolvevano problemi filosofici o storici, indovinelli teologici, casi eleganti e preziosi. Si imparava a scrivere versi latini e italiani fino dai primi anni di scuola []. Nessuna meraviglia se questo costante e frequente esercizio confer a suoi cultori una notevole abilit tecnica; ma, dato il genere di poesia, non da stupire se fra tante migliaia di componimenti siano rarissimi quelli degni dessere sottratti alloblio. I versi del sonetto, infatti, tutti endecasillabi, si dispongono, nelle quartine, a rima incrociata ABBA ABBA, mentre le terzine hanno schema alternato CDC DCD. Si tratta, per le prime, come spiega Beltrami, del secondo dei due tipi principali del sonetto, mentre quello delle terzine rappresenta, stando al Santagata, lo schema alternato (CDC DCD) [che] domina nel Trecento nei sonetti del Pucci, e nel Quattrocento seguita a dominare nella produzione comico-realistica. Sul piano tematico il discorso trova piena espressione nellopposizione Cittadini Popolani, sviluppandone, nella prima met del testo, tutte le conseguenze negative attraverso il ricorso a un repertorio di termini appartenenti allarea semantica della negativit e della limitazione: mal, maltrattarli, aggravar, meschini, limitarghe, confini, tor. La seconda parte, invece, nella sua compiuta corrispondenza speculare, dal verso nove al verso quattordici, svolge il motivo antitetico della convenienza e del consenso, immettendo nel tessuto testuale termini e sintagmi attinti da tali aree semantiche: impegnadi, av d lassistenza, sempre fermi, av ottenuo, preminenza, av vinto, montai sul trono, restai nel posto, ghaver. Perfettamente a met tra le due unit di significato, come un divisorio, o un verso soglia, e fortemente connotato, in tal senso, dalla congiunzione avversativa Ma in posizione iniziale, simpone in tutta la sua essenzialit il verso chiave dellintero componimento: Ma un Spazzo rende i Popoli sovrani. Il verso ha inoltre una duplice funzione: di chiusura del primo segmento discorsivo e, contemporaneamente, di apertura di quello immediatamente successivo. In questo senso, funge pure da elemento di raccordo tra le due estremit del discorso poetico, conferendo cos al componimento una struttura perfettamente simmetrica e razionale. Il significato del temine Spazzo (venetismo per dispaccio nel senso di ordinanza, disposizione) ci dato in chiusura del penultimo verso, dove leggiamo il sintagma gran Sentenza, dal che dovremmo desumere che le questioni inoltrate dai rovignesi al Palazzo dei Dogi, dovevano avere se su di esse venne chiamata ad esprimersi una delle massime magistrature della Repubblica un significato ed un peso politico non irrilevante, e rappresentare pertanto, anche per i membri del Consiglio, un problema di considerevole importanza, da dirimere in tempi rapidi e con risolutezza. Da ci forse deriverebbe il senso di giubilo che lAngelini coglie dalla lettura e dalla trascrizione delle vecchie carte attestanti la risoluzione della vertenza a favore del popolo e lesplicita conferma della natura contingente e pretestuosa della composizione del sonetto: Il quale festeggi la riportata vittoria, e venne in quellincontro stampato e difuso il seguente Sonetto. Il clima dattrito che emerge dai versi del sonetto, e sfociante, non raramente, in un rapporto di aperta conflittualit tra cittadini e podest, pi comprensibile sapendo che, come spiega ancora il Benussi: I rettori mandati dal governo a reggere le singole citt cercavano durante il loro reggimento di provvedere sopra tutto al proprio tornaconto []. Le magistrature cittadine alla lor volta, divenute quasi ereditarie in una ristretta e faziosa oligarchia, non avendo alcun freno nel rappresentante della Republica, potevano imporsi e spadroneggiare a loro talento. Soffermandoci ancora sulla contrapposizione nobilt borghesia, sorge spontaneo chiederci chi fosse lautore del componimento, qual era la sua ideologia, il suo rapporto con la lingua? Domande, queste, di rilevante importanza, ma alle quali difficile dare risposte assolutamente certe. Descrivendo la situazione letteraria dellIstria nel XVIII secolo, lo Ziliotto non tralascia di menzionare, trattando di Rovigno, Giuseppe Angelini, omonimo del Nostro, che nel 1783 scrisse e pubblic le note Sestine in difesa di Rovigno, contro il celebre naturalista abate Spallanzani, il quale aveva espresso severissimo giudizio sullindole e sulla civilt di quegli abitanti. Ora, ipotizzabile che quello stesso Angelini possa pure identificarsi con lautore del sonetto qui esaminato. Ci per difficile attribuire con certezza la paternit del sonetto giudiziario allallora Giuseppe Angelini. Daltra parte, ci sembra significativo, ai fini del presente discorso, iniziare proprio con il dilemma sulla lingua, tentando di chiarire il motivo per cui lautore, nellesprimersi, ricorra al dialetto veneziano e non allautoctono idioma istrioto di Rovigno. Partendo dalla constatazione delleccentricit della realt linguistica italiana a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, in cui il toscano della versione arcaizzante bembesca stentava a imporsi di fronte alla vitalit e al prestigio vantati pure degli altri idiomi regionali, comprensibile che il veneziano nella sua variet de l da mar istriana, quale si era affermata anche a Rovigno citt, per importanza culturale, seconda solo a Capodistria , rappresentasse la lingua veicolare per tutta la popolazione, ma soprattutto per le classi pi agiate: lalta borghesia e la nobilt. Fungendo pertanto da vera e propria koin, esso si trovava in una posizione intermedia tra, da una parte, listrioto nella sua realizzazione solo orale, usato esclusivamente delle classi pi umili, e, dallaltra, litaliano nella sua forma toscana emergente, una lingua la cui conoscenza era privilegio di una ristretta cerchia di letterati e di uomini di cultura, e il cui uso era limitato quasi unicamente alla realizzazione scritta. Entro tale contesto, lunico mezzo espressivo a disposizione del poeta per riuscire a comunicare in modo comprensibile con il suo pubblico costituito non dai ceti subalterni, contadini, pescatori e braccianti, ma dallindustriosa borghesia cittadina non poteva essere altro che quello rappresentato dal veneziano. Ci sembra inoltre interessante, a ulteriore conferma su quanto esposto finora, lacuta riflessione del Devoto sulla situazione linguistica nei territori periferici della Repubblica, per il periodo toccato anche dal nostro discorso: Al processo di maturazione fiorentina e toscana fa riscontro, sia pure a distanza, un processo analogo nelle Venezie, dove le circostanze politiche hanno dato la possibilit al sistema linguistico veneziano di diffondersi progressivamente come superstrato fino alle frontiere alpine e, nelle aree pi vicine, addirittura di confondersi con i parlari originari. A proposito della specificit linguistica del componimento, possiamo ricordare qui quanto riportato da Brevini sulla poesia di Giorgio Baffo, per noi importante perch contemporaneo alla stesura del sonetto giudiziario rovignese (il Baffo nacque nel 1694 e mor nel 1768 a Venezia). Infatti, se a livello tematico non vi sono aspetti condivisibili tra il sonetto rovignese e lopera del Baffo (caratterizzata, principalmente, dalladesione alla materia della sensualit e del godimento fisico), sul versante della lingua, anche lautore rovignese, come il suo omologo veneziano, adotta una lingua delloralit come il dialetto, un codice vivo, il cui lessico, come per il poeta di Venezia, attraversato da espressioni e termini illustri, oltre che nel titolo significativamente in italiano e spia dellappartenenza dellautore alla classe sociale agiata, come pure della sua acculturazione pure nella poesia stessa: solenne Spazzo di Laudo, Spettabili Signori, assistenza benemerita, preminenza, gran Sentenza, ecc. Si tratta quindi anche qui, come nel caso del Baffo, del lessico di un codice ancora egemone negli ambiti della cultura, dellamministrazione e delleconomia, i cui uffici erano ricoperti dagli appartenenti ai ceti sociali alti e la cui lingua rispecchiava il vocabolario corrente della borghesia e dellaristocrazia colta. Ancora, a confermare la piena corrispondenza tra il veneziano di Baffo e il veneziano del sonetto rovignese concorrono precisi fenomeni vocalici, riscontrabili in entrambe le realizzazioni, tra cui: la palatalizzazione della consonante iniziale in Gera, la caduta della vocale in posizione finale di parola (voler, aggravar) e della sillaba finale in av, la lenizione consonantica intervocalica in sillaba finale (volea, ottenuo, montai), lassimilazione in vu, lassibilazione di Za. Non va poi dimenticata la considerazione incomparabilmente maggiore di cui godeva la lingua di Venezia, presso i ceti agiati, rispetto allistrioto, inteso come idioma plebeo, privo di perstigio e indecoroso, strumento di comunicazione di una comunit marginale e indigente, dalla quale ci si differenziava anche attraverso luso del veneziano che, in quanto lingua della burocrazia, viene assunto come canale privilegiato di diffusione dagli organismi comunali e dalle altre istituzioni cittadine. E sar soprattutto per tale ragione, crediamo, che la prima testimonianza scritta in una variante istriota finora attestata, vedr la luce appena in piena et del romanticismo, circa nove decenni dopo la composizione del sonetto giudiziario di Rovigno. Infatti, anche listrioto di Rovigno dovette conoscere, in seguito alla dedizione a Venezia e ai rapporti economici, commerciali e culturali sempre pi stretti con la Serenissima, un passaggio simile a quello attraversato dal pavano al padovano, intendendosi per questultimo il veneziano inserito a padova. A differenza di quello, per, listrioto manca fondamentalmente di un documento scritto in cui sia ravvisabile il contatto e la contaminazione tra i due codici, come invece il caso per lopera in pavn di Ruzzante in cui il superstrato veneziano emerge e si staglia sulla parlata indigena di fondo del personaggio Ruzante e degli altri suoi compagni messi in scena dal Beolco. Diversa sar invece la parabola dellidioma romanzo prevento dellIstria che, privo di un conoscitore che potesse plasmarlo in opera letteraria, rimarr ancora per pi di tre secoli un codice relegato esclusivamente alle forme e alle situazioni dellespressivit orale e famigliare. Bibliografia Angelini, Giuseppe, Compendio di alcune cronache di Rovigno, Museo Civico di Rovigno, n. inv. R 6520. IDEM, Notizie storiche di Rovigno in ordine cronologico dal 1400 al 1797, Museo Civico di Rovigno, n. inv. R 6576. Benussi, Bernardo, LIstria nei suoi due millenni di storia (ristampa anastatica delledizione di Trieste 1924), Centro di ricerche storiche di Rovigno, Venezia-Rovigno 1997. Beltrami, Pietro G., La metrica italiana, Il Mulino, Bologna 1994. Brevini, Franco, Le parole perdute, Einaudi, Torino 1990. IDEM, La poesia in dialetto, II, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1999. Devoto, Giacomo, Il linguaggio dItalia, Rizzoli, Milano 1999. Maier, Bruno, La letteratura italiana dellIstria dalle origini al Novecento, Edizioni Italo Svevo, Trieste 1996. Ursini, Flavia, La lingua dItalia sulle coste orientali dellAdriatico fra Trecento e Quattrocento, in La lingua dItalia. Usi pubblici e istituzionali, Atti del XXIX Congresso (estratto), Societ di linguistica italiana, Bulzoni, Roma 1998, Ziliotto, Baccio, La cultura letteraria di Trieste e dellIstria. Dallantichit allumanesimo, Trieste 1913. IDEM, Storia letteraria di Trieste e dellIstria, Trieste 1924. IDEM, Le lettere italiane nella Venezia Giulia, Venezia 1945. Sandro Cergna University Juraj Dobrila of Pula Department of Italian Studies  HYPERLINK "mailto:scergna@unipu.hr"scergna@unipu.hr scergna@unipu.hr About an Occasional Sonnet from the Eighteenth Century in Venetian of Rovigno This paper presents a historical and philological analysis of an occasional sonnet written in the Venetian dialect spoken in Rovigno in 1736. The stylistic and formal analysis of the work is preceded by its careful historical contextualisation making use of references provided by the same manuscript containing the text and essential contributions of Bernardo Benussi and Baccio Ziliotto. The paper also introduces the sociolinguistic interpretation of possible motives that made the author use Venetian in preference to the autochthonous Istriot idiom of Rovigno in writing the sonnet. Finally, the paper concludes with a linguistic comparison of the sonnet from Rovigno and the work of Giorgio Baffo, a Venetian poet of the same period. Keywords: sonnet, Istriot, Venetian, poetry, Istria Sandro Cergna Sveu iliate Jurja Dobrile u Puli Odjel za studij na talijanskom jeziku  HYPERLINK "mailto:scergna@unipu.hr"scergna@unipu.hr scergna@unipu.hr O prigodnom sonetu iz 18. stoljea na rovinjskom venecijanskom izri aju Rad donosi povijesnu i filoloaku analizu prigodnog soneta sastavljenog na venecijanskom dijalektu kakav se govorio u Rovinju 1736. godine. Stilisti koj i formalnoj analizi uratka prethodi njegova pa~ljiva povijesna kontekstualizacija koja po iva na poveznicama pronaenim na stranicama samog rukopisa u kojemu se tekst pojavljuje te na nezaobilaznim prilozima Bernarda Benussija i Baccia Ziliotta. Osim toga, rad sadr~i i sociolingvisti ku interpretaciju moguih motiva koji su nagnali autora da se u pisanju soneta koristi venecijanskim radije nego autohtonim rovinjskim istriotskim dijalektom. Naposlijetku, daje se lingvisti ka poredba rovinjskog soneta s radom venecijanskog pjesnika Giorgia Baffa iz istog razdoblja. Klju ne rije i: sonet, istriotski, venecijanski, poezija, Istra  F. Brevini, Le parole perdute, Einaudi, Torino 1990, p. 21.  B. Ziliotto, La cultura letteraria di Trieste e dellIstria. Dallantichit allumanesimo, Trieste 1913. IDEM, Storia letteraria di Trieste e dellIstria, Trieste 1924. IDEM, Le lettere italiane nella Venezia Giulia, Venezia 1945.  B. Maier, La letteratura italiana dellIstria dalle origini al Novecento, Edizioni Italo Svevo, Trieste 1996.  Si tratta di un libro di cronache compilato tra il 1850 e il 1860, dal titolo Notizie storiche di Rovigno in ordine cronologico dal 1400 al 1797, n. inv. R 6576, p.117.  lepoca che, nella periodizzazione della venetizzazione linguistica dellIstria proposta da Franco Crevatin, appartiene alla seconda fase, compresa tra il XVI e la prima met del XIX secolo, in cui sta lentamente prendendo piede il processo che porter allunitariet linguistica della penisola, e quindi, come scrive Flavia Ursini, litaliano sostituisce gradualmente il veneziano come strumento di comunicazione scritta e il veneziano resta nellambito delloralit. Il sonetto rovignese, pertanto, testimonia il profondo radicamento anche in Istria della lingua di Goldoni e al contempo la lentezza dellitaliano bembesco nellaffermarsi su questultima. Per quanto attinente poi laspetto specificamente intrinseco della venezianit della koin romanza usata in Istria, non possiamo prescindere dallacuta osservazione di Crevatin, secondo il quale sarebbe inesatto porre il veneziano sullo stesso piano di quelli di parte della Dalmazia o, peggio, di Creta etc., pur essendo anchesso de l da mar, poich lIstria in buona parte stata sin dal XIV-XV sec. terra veneziana a tutti gli effetti, non semplice zona doccupazione (Cfr. F. Ursini, La lingua dItalia sulle coste orientali dellAdriatico fra Trecento e Quattrocento, in La lingua dItalia. Usi pubblici e istituzionali, Atti del XXIX Congresso (estratto), Societ di linguistica italiana, Bulzoni, Roma 1998, p. 337).  B. Maier, op. cit., p. 37.  B. Ziliotto, Storia letteraria di Trieste e dellIstria, op. cit., p. 57.  A proposito del dinamismo degli abitanti di Rovigno, lo Ziliotto, descrivendo la fondazione di accademie nelle cittadine istriane, scrive: Rovigno invece cresceva con troppa rapidit perch ogni pensiero degli abitanti non fosse assorbito dal lavoro febbrile (B. Ziliotto, ivi).  Si trattava, come informa Bernardo Benussi, di un organismo istituito sul finire del XVII secolo a tutela degli interessi dei popolani. I sindici, riporta lo storico, nelle loro funzioni ricordano da vicino i tribuni della plebe della Republica romana, e che ben presto si acquistarono notevole ingerenza in tutta lamministrazione comunale (B. Benussi, LIstria nei suoi due millenni di storia (ristampa anastatica delledizione di Trieste 1924), Centro di ricerche storiche di Rovigno, Venezia-Rovigno 1997, p. 268).  interessante a tale proposito ricordare la suddivisione in classi sociali esistente allepoca. Descrivendo le condizioni sociali nellIstria del XVIII secolo, il Benussi fa notare come anche in epoca moderna si mantenne la separazione fra cittadini e popolani e illustra, inoltre, la differenza tra le due classi e la funzione che ognuna era chiamata a svolgere allinterno del quadro socio-amministrativo del tempo: i primi [i cittadini] formante la casta dominante e privilegiata cui erano riservati i seggi nel consiglio ed aperte tutte le civiche magistrature, i secondi [popolani] la casta soggetta chera chiamata soltanto nellarengo a prender nota delle cose pi importanti, e che divideva coi cittadini gli aggravi ma non gli onori (B.Benussi, op. cit., pp. 362-63).  Rappresentava il magistrato che dal 1584 poteva essere chiamato a decidere in appello tutte le cause civili e criminali della provincia (Ivi, p. 363).  Il peso e limportanza che il contenzioso dovette avere, pi comprensibile qualora abbiamo presente la funzione vitale che il deposito per alimenti ricopr, fin dal medioevo, per le localit di mare. Nel corso del medioevo, infatti, le frequenti guerre e carestie influirono pesantemente sulla diminuzione della produzione agricola in Istria. Una situazione non molto dissimile si riscontrava ancora nel XVIII secolo, causa, soprattutto, lisolamento dei centri abitati e la conseguente scarsit degli scambi commerciali. I magazzini in cui si custodivano e si distribuivano derrate alimentari, dovevano pertanto rivestire, nella coscienza della popolazione, unimportanza vitale. Questistituzione per non era immune da speculazioni lucrose, tanto che, come scrive il Benussi: Ad impedire la mancanza del frumento e della farina necessarie alla popolazione, ed affinch, togliendo alla ingorda speculazione privata la possibilit di farne incetta, il prezzo del grano fosse per quanto era possibile stabile e basso, la Republica curava in ogni citt la istituzione dun fondaco. Il comune nera lassuntore, e lutile che se ne ritraeva, restando a vantaggio del fondaco stesso, rimaneva indirettamente a profitto del comune e dei consumenti. Sia con acquisti diretti, sia con opportuni contratti a scadenza fissa, i fonticari si procuravano il grano necessario alla popolazione per tutta lannata. Quando il bisogno lo richiedeva, il fondaco faceva anche prestanza di frumento per le seminagioni; e quando scarso era il raccolto delle olive, per favorire la povera gente, vendeva anche olio. Il capitale del fondaco che lentamente aumentava costituiva in pari tempo un fondo di riserva a cui il comune poteva attingere in caso dimprevedute necessit (B. Benussi, op. cit., pp. 269-70).  G. Angelini, op. cit., p. 115.  Ivi, pp. 115-16.  Ivi, p. 116. Il Comune va quindi identificato con la classe egemone nobiliare. Lo iato tra le due classi sociali nobili e popolo dovette essere profondamente sentito e come tale vissuto da entrambe le parti se, ancora per lanno 1769 lAngelini poteva annotare: Sono nominati a Fondacchieri persone del Popolo. Il Comune reclama come ci ledente gli antichi diritti dei cittadini (Giuseppe Angelini, Compendio di alcune Cronache di Rovigno, fasc. III, p. 7, 1855. Museo Civico di Rovigno, n. inv. R 6520).  Ivi, pp.116-117.  B. Maier, op. cit., p. 33. Numerose furono inoltre le accademie istriane attraverso le quali si espresse questa nuova sensibilit: degli Operosi, dei Risorti, degli Intricati, Palladia, dei Divertiti, dei Desiosi, ecc. (Cfr. B. Ziliotto, Le lettere italiane nella Venezia Giulia, op. cit., p. 21).  B. Ziliotto, Storia letteraria di Trieste e dellIstria, op. cit., pp. 57-58.  P. G. Beltrami, La metrica italiana, Il Mulino, Bologna 1994, p. 55.  M. Santagata, La lirica feltresco-romagnola del Quattrocento, Rivista di letteratura italiana II, pp. 53-106, cit. in P. G. Beltrami, op. cit., p. 243.  G. Angelini, op. cit., p. 117. Considerando per il periodo intero della causa, dallinoltro dellesposto (1684) alla risoluzione conclusiva della vertenza (1736), risulta che DEJK ( # ( , - 4 : ; ~ $%'  gh)/'I{PY[p̻מh 1uhFh5*6 h5*6hUAhwh`!jh#dh5*0JCJUaJh#dh5*CJaJh!xghm hh5*h+R(jh5*0JUh*Th5*h >EK / $ !}~m n i!j!""##$$$a$gd5*$a$gd5* )HIJ:CST'(Z\OPXZrs !hh5*CJaJh5*CJaJ!jhh5*0JCJUaJhh5*CJH*aJhh5*CJaJhkh5*6h*Th`ah5*6 h`ah5*jh5*0JU hGGh5* h5*6h5*h 1u6DFQR}~XYabyz|~> G n g!h!i!"*"+"5"n"o""""K#L####C$&&&&))))))ĿĴğğĘĴĿĄĿĿh/h5*6h$ph5*CJH*aJ hAOh5*hg!jh$ph5*0JCJUaJh$ph5*CJaJ h5*6h5*h5*CJaJ!jhh5*0JCJUaJhh5*CJH*aJhh5*CJaJhgCJaJ2$b$$$A%%%&Z&&&*'y'z''''(1(_(((((%)Q){))$a$gd5* $@&a$gd5*))))\.]/^/113A9==X?Y?CJJKKRXYYYYYYY$a$gd5*))p,v,,-:-;---a.g.^/111223333-4647494A4555555 5(5*54565=5>5B5B6K6M6`6b6n6p6{6}6666666666c7e777888888½hUA hDoh5*h h5*6hI0h5*6!jh^h5*0JCJUaJh^h5*CJaJjh5*0JUhgh,%h5*h*TD88?9A9F9L9f9g9l99:F<L<===V?W?Y?^?d?VArABBB!BBBBBCCgFlFGGJKK)K=KBKCKVK`KKK{h5*6CJaJh h5*6CJaJhh5*CJaJh h5*6CJaJh5*CJaJ h=h5* h.Rh5*h,Z!jhN h5*0JCJUaJhN h5*CJaJjh5*0JUhFFh5*6 h5*6h*Th5*h/KKKKKKgLrL+MBMMMMMNN6OMOQOcOgO|OOOOOP9PPPQQR#R%R-RIRLRRRRRRRRRRRRRSSSSTTUU W WWWXXYYYYY׸׸׸׸׸ʴʰhfhy,h7h5*6jh5*0JUh7 h5*6h*Th5*hRANh5*CJaJhh5*CJaJjh5*0JCJUaJDYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY$a$gd5*YYYYYYYYJZKZZZn[o[[[[[7\8\w\x\\\]]Q^$a$gdS($a$gdf$a$gd5*YZQZZZZo[[[[[[[[ \I\_\\\\\\P]Q]R]U]]]]]]A^O^X^^^^^^^^^^^^_4_5_ƺƯκƺƯΦ}jhph83Uh83mH sH  h83h83hS(h83h83CJaJh836CJaJhS(hS(CJaJhS(hS(6CJaJhS(CJaJhS(6CJaJhfCJaJhfhf6CJaJhfhfCJaJhf hf6/Q^R^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^_4_n__gd83$a$gdS(5_Y_Z_[_k_l_bbddddddde"e,ekkkkkll2l3l4lBlllll mmmmmܹܲwsnsgwsnsnsnsn_wh6]vh]6 hth] h]6h]jh]0JUh83hS(CJaJmHsHh mHsHh83mHsHh83jhph83U hph83 hJh83h83h83mH sH h83mH sH hph830Jjhph83Ujhph83Uhph83mH sH %_______bbbbbbbbbbc@dde$e&e(e*e,eee$a$gd83$a$gd83gd83efkhkkk3lmm9nss!t=uQwdz{':=P}ͅ$a$gdT$a$gd5*gd5*$a$gd5*$a$gdS(gd83$a$gd83m)mgmmmmn9n:nq!qrssNssssss t t!t"t=u>uuuvvQwRwczdzez{{){:{~~6=!A%&'(:ûû hY(~h]hEh]CJaJhh]6CJaJhh]CJaJh]CJaJhGh]CJaJ!jhGh]0JCJUaJ h`h] h#dh]jh]0JU h]6h]9:;҃<=>PQ@h}~ͅ΅߅$Rb`ah~γ"#AB`abdeghjkmntuvxyɷ񷱷 h]0Jjh]0JUjh9Uh9h8h]6U h rh] hh] h5#Bh] h]6h]jh]0JUE`"A`acdfgijlmvwxh]hgd5* &`#$gdU_gd5*$a$gd5*lapparato giudiziario della Serenissima non potesse vantare uneccellente efficienza. Infatti, ancora una volta utile linsegnamento del Benussi che descrive una situazione di estenuante lentezza nel provvedere sulle domande dei sudditi, nel far eseguire i bandi e i decreti, la cui causa va individuata, stando sempre allo storico rovignese, in un clima di diffuso languore, di indolenza tutto veneziana su cui dominava il desiderio del quieto vivere ad ogni costo (B. Benussi, op. cit., p. 361); un clima, anche, di piacere sensuale, efficacemente ritratto nei componimenti di Giorgio Baffo.  B. Benussi, op. cit., p. 362.  B. Ziliotto, op. cit., p. 60.  Scrive a proposito Giacomo Devoto: La lingua letteraria italiana, fino alla met del secolo XIX, non stata la lingua di una nazione, ma di una casta di letterati, di una oligarchia (G. Devoto, Il linguaggio dItalia, Rizzoli, Milano 1999, p. 307).  Ivi, p. 271 (corsivo nostro).  F. Brevini, La poesia in dialetto, II, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1999, p. 1678.  Ivi.  F. Ursini, op. cit., p. 326.  G. Devoto, op. cit., p. 271.     PAGE  PAGE 9 h83hS(CJaJmHsHh9h] h]0Jjh]0JUh 0JmHnHu$a$gdS(,1h. A!n"n#$n% DyK yK 0mailto:scergna@unipu.hrDyK yK 0mailto:scergna@unipu.hr6666666662 0@P`p2( 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p8XV~_HmHnHsHtHB`B 5*NormaleCJ_HaJmHsHtHVA`V Carattere predefinito paragrafoXiX Tabella normale4 l4a 4k 4 Nessun elenco X@X 5*Testo nota a pi di paginaCJaJT&@T 5*Rimando nota a pi di paginaH*B @B 5* Pi di pagina  %2)@!2 5* Numero paginajU@1j 83Collegamento ipertestuale >*B*^J_HmHphsHtH@@B@  Intestazione  %L/QL  Intestazione CarattereCJaJPK!pO[Content_Types].xmlj0Eжr(΢]yl#!MB;.n̨̽\A1&ҫ QWKvUbOX#&1`RT9<l#$>r `С-;c=1gȠ[! IQ0#URLrT~]#D@5)}rİT_qeBL͑u_. DfN1ֻ[~`jtڝzp֖Fw*tV@vmpK36ZԀ ~\td3Fk^qd+3嵕7tKȐm/|૵>EA6٥T˵ dXIF80Tg߽|z|`9R8U^|>B?xY?35}C|SAާ &9D{< +d 'я1Jl#SgAߜ`=q#}{<ގgpZ\xY#b\a|S'q}Tc☹pD!.;4\Bw)jaꥤON6Miq x;A-|^o U>aXħV%VDU\G*0:'sK_$.R(ys^Env̇4bߗrpB3s}'ܧwt4Mf,kpڎ5raDqc,3\!T~ jAoE /5}ɤUYjfX/xZ{lmY}NM;SIvΰõK5Ddа8\Q|pWcf?M Ldd׀G'vY0=2D4:*%blZL'Z);49^ղ^<]03C.]O|>6Y.)`2笔ك+WS3&|^=aѱnRvOPK! ѐ'theme/theme/_rels/themeManager.xml.relsM 0wooӺ&݈Э5 6?$Q ,.aic21h:qm@RN;d`o7gK(M&$R(.1r'JЊT8V"AȻHu}|$b{P8g/]QAsم(#L[PK-!pO[Content_Types].xmlPK-!֧6 -_rels/.relsPK-!kytheme/theme/themeManager.xmlPK-!$theme/theme/theme1.xmlPK-! ѐ'+ theme/theme/_rels/themeManager.xml.relsPK]& ,$   Syg:%)*+5V7:?CFHL O~ >(D,H \ o 2EH[ -~  $$$')8KY5_m:DFGJKLOQTU[$)YYQ^_eEHIMNPRSV\4WZWkWJ[p[[~XX  '!!JSv}JQ x:C~#(CHIU (FPTYhs ,7GRw~TY]bGLXa%(")pw   " !!!!,!/!!!!!!!!!''e*i**-4-?-B-B.K.M.P.p.s.t.{.....n1w1?2H245557#789k9r999;;u=|=g>l>BBvC}CCDsD|DE EEELIUIIJLJJJJJKKMMMMOOOOHPOPPPPPRR1R8R=R@ReRlRRRRRRROSVS`SgSSSUUVVWWW W[WkWWWPXWX?@ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ[\]_`abcdeghijklmnopqrstuvwxyz{|~Root Entry FData ^1Tablef-WordDocument.SummaryInformation(}DocumentSummaryInformation8CompObjd F$Documento di Microsoft Word 97-2004NB6WWord.Document.8