ࡱ> [bjbj 5ΐΐHQ)  SS8\u,=(2<4<4<4<4<4<4<$ >@nX<uX<SF4<^2^2^22<^22<^2^2r:T;043b+@R;<<0=`;A1A;A; ^2X<X<^2=A :GES CRISTO L'AGNELO PASQUALE Doc. Dr. sc. Nela Veronika Gapar, Teologija u Rijeci Teologija u Rijeci, Tizianova 15, 5100 Rijeka vgaspar@rijeka.kbf.hr Riassunto: I simboli religiosi tratti dal mondo animale sonno numerosi. Un'immagine tratta dal mondo animale, che viene aplicata a Ges Cristo, quella dell'agnello. In questo articolo vorremo concentrarre l'attenzione su quel simbolo che si trovava al centro della Pasqua ebraica e quindi, quasi da s, diventato anche il nucleo del linguaggio immaginifico pasquale usato dalla Chiesa, ossia l'agnelo della Pasqua. A partire dalla Pasqua la simbologia dell'agnelo diventata fondamentale per la comprensione di Cristo. La troviamo in Paolo (1 Cor 5,7), in Giovanni (19,36), nella Prima Lettera di Pietro (1,19) e nell'Apocalisse (5,6.13; 14,1). In questo contesto conviene ascoltare il quarto Vangelo, secondo il quale Giovanni Battista, nel vedere Ges, pronunci le seguenti parole: Ecco l'agnelo di Dio, ecco colui che toglie ili peccato del mondo! (Gv 1,29). Ci si arrovellati molto su queste parole, che nel rito romano vengono pronunciate prima della distribuzione dell'Eucaristia. Che cosa significa agnelo di Dio? Perch Ges viene chiamato agnelo e perch questo agnelo porta via i peccati del mondo, li vince fino a togliere loro sostanza e realt? La maggioranza di tutte le icone che sono connesse con il simbolismo pasquale mostrano la loro connessione con questo pensiero teologico. Parole chiavi: Animali, agnelo, pasqua, Ges, ebrei, cristiani, Dio, salvezza Introduzione Gli animali occupano un posto importante nella Bibbia. Tra tutti gli esseri che compongono l'universo, l'animale quello che maggiormente si avvicina all'uomo e con cui l'uomo da sempre ha dovuto condividere il suo spazio vitale. Di qui ha origine anche il significato simbolico attribuito a determinati animali a motivo della loro forma e del ruole da essi svolto nei rapporto con gli uomini. La rifflessione circa il ruolo religioso passo con la loro utilizzazione nella sfera del culto e in quella di una vita sottomessa al volere divino. Un'immagine tratta dal mondo animale quella dell'agnello, che viene applicata a Ges Cristo. A partire dalla Pasqua la simbologia dell'agnelo diventata fondamentale per la comprensione di Cristo (cfr 1 Cor 5,7; Gv 19,36; 1 Pt 1,19; Ap 5,6.13; 14,1). In una serie di testimonianze profonde, Giovanni il Battista identifica Ges come l'agnelo di Dio che toglie ili peccato del mondo! (Gv 1,29). Ci si arrovellati molto su queste parole, che nel rito romano vengono pronunciate prima della distribuzione dell'Eucaristia. Joachin Jeremias ha messo a disposizione i mezzi decisivi per comprendere in modo corretto questa parola e poterla considerare anche dal punto di vista storico come vera parola del Battisa. L'agnelo pasquale nell'antico Testemento II termine pasqua proviene dalla trascrizione greca e latina, pascha, di una parola originale ebraica e aramaica, rispettivamente pesah e pasha', che rimanda a sua volta ad un verbo pasah, che significa passare, saltare. Da qui proviene il significato del sostantivo: festa (danza) e passaggio. La celebrazione della pasqua sta al centro e al cuore dell'esperienza biblica, perche connessa con l'evento fondante del popolo di Dio: l'esodo e l'alleanza. Per mezzo della celebrazione della pasqua si attualizza l'evento di salvezza nella forma liturgica. Al modello o schema della pasqua biblica si rifanno anche i testi del NT per interpretare l'azione salvifica di Gesu. Nel culto cristiano come memoriale si prolunga l'evento salvifico di tutta la storia biblica, che culmina in Gesu, morto e risuscitato. Nellattuale raccolta dei testi di Es 1213, collegati con la pasqua, sono menzionati il rito dell'agnello, quello degli azzimi e il riscatto dei primogeniti. L'immolazione dell'agnello precede storicamente l'esperienza di esodo degli ebrei in quanto e il rito dei nomadi che, prima di partire per i pascoli di primavera, immolano nottetempo l'agnello e aspergono con il sangue i sostegni della tenda per proteggere uomini e animali dagli attacchi dello spirito raalvagio. II testo attuale dell'Esodo conserva alcuni indizi di questa usanza arcaica e del suo significato. Questo rito dell'agnello viene connesso con l'esodo dal giorno in cui un gruppo di ebrei lascia l'Egitto aggregandosi ai pastori o nomadi in una notte di luna piena di marzo/aprile del 1250 circa a.C. La celebrazione rituale della pasqua ha il suo centro nella consumazione dellagnello. La pasqua infatti deve essere celebrata all'inizio dei mesi, al primo mese dell'anno. Nell'antico calendario era il mese delle spighe (Abib); dopo l'esilio, secondo il calendario babilonese, il mese di Nisan (Es 12,2). Al dieci di questo mese deve essere messo da parte un agnello, corrispondente a quanto puo consumarne una famiglia. Esso deve essere senza difetto, maschio, nato nellanno (Es 12,5). A questo rito di consacrazione segue l'uccisione dell'agnello al 14 del mese, allaa sera. Quello che viene sottolineato non la morte dell'animale, ma il valore simbolico del sangue, con il quale si aspergono i sostegni della tenda. Questo rito ha una funzione apotropaica, cio tiene lontane le disgrazie o lo sterminatore (Es 12,13.23). Anche la forma della cottura dell'agnello, arrostito, la sua consumazione totale con il pane non lievitato e le erbe amare lattuga selvatica rimandano alle usanze dei nomadi. Una conferma viene anche dalla tenuta di viaggio: Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano. Lo mangerete in fretta (Es 12,11). Ma questo antico rito nomadico assume un significato nuovo con lesperienza dell'esodo. Esso diventa il segno e rito memoriale del passaggio del Signore e del passaggio del popolo alla libert (cfr. Es 12,12-14). II vocabolo ebraico pesah dal suo significato originario, connesso con la radice pasah, "danzare/saltare" (cf. 1Re 18,26), viene reinterpretato in chiave religiosa come "passaggio". II Signore e passato oltre, ha salvato il suo popolo dalla morte dei primogeniti. Questo significato e ripreso nella piccola catechesi familiare dove il padre risponde alia domanda dei figli: Che significato ha questo atto di culto?. II padre dice: il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale e passato oltre le case degli israeliti in Egitto, quando colpi dEgitto e salvo le nostre case (Es 12,26-27). II significato attualizzante della pasqua e espresso dal termine ebraico zikkaron, memoriale. La pasqua e memoriale non nel senso di un anniversario, in cui si ricorda un fatto del passato, ma in quanto un'esperienza che si rivive ogni volta che la si evoca nei simboli del rito. Con la riforma di Giosia nel VII secolo la pasqua diventa una delle tre grandi feste-pellegrinaggio al santuario centrale di Gerusalemme. Essa tuttavia conserva il suo significato familiare attraverso il pasto dellagnello, al quale possono partecipare solo i figli di Israele o quelli che sono ad essi assimilati, come il forestiero domiciliato e circonciso (Es 12,43-49). La celebrazione della pasqua scandisce i momenti decisivi della storia biblica. Essa collegata con il ricordo, memoriale, dellesperienza di esodo, liberazione, e con limpegno di alleanza, come appartenenza e consacrazione a Dio. Leco di queste celebrazioni, menzionate nei libri storici, si trova nelle raccolte legislative, disseminate nel Pentateuco: nel codice dell'alleanza (Es 23,15); nel dodecalogo cultuale (Es 34,18.25); nel codice deuteronomistico (Dt 16,1-8); nel codice sacerdotale (Lv 23,5-8; cf. Nm 28,16-25). Anche il profeta Ezechiele, nel contesto ideale del nuovo tempio, proietta la celebrazione della pasqua al 14 del primo mese (Ez 45,18-24). La tradizione di Isaia rimanda a questo rito celebrativo della salvezza storica, che anticipa il futuro della salvezza definitiva o escatologica (Is 30,29; 25,6-8). La ricostruzione dei riti e la riscoperta del significato della pasqua ebraica sono di fondamentale importanza per capire il significato e il valore della pasqua cristiana, che sta alla base dell'interpretazione salvifica della morte di Ges. Ges Cristo e la nuova Pasqua La prima festa di pasqua ricordata nella tradizione evangelica quella di Lc 2,41-50. A conclusione del vangelo delle origini o dell'infanzia, Luca racconta che Ges con i genitori, secondo l'usanza, sale a Gerusalemme per la festa di pasqua. Si tratta del pellegrinaggio an-nuale per la grande festivita ebraica. Non un fatto casuale che sia menzionato questo pellegrinaggio pasquale a Gerusalemme quando Gesu ha dodici anni, alle soglie della vita adulta. L'evangelista rilegge l'episodio come la prima manifestazione della sapienza di Ges e della sua decisione profetica di dedicarsi alle cose o casa (tempio) del Padre (Lc 2,49). Questo avviene a Gerusalemme nel tempio, dove Ges rivela il suo destino e la sua scelta ai genitori che lo cercano angosciati per tre giorni. Questa una discreta allusione alla vicenda della sua ultima pasqua. Il Vangelo di Giovanni ricorda esplicitamente almeno tre pasque. La prima connessa con il segno che Gesu compie nel tempio (Gv 2,13-22). Questo intervento di Ges comprende due momenti: l'azione profetica, la purificazione del tempio, la casa del Padre mio, e la parola con la quale egli annuncia la costituzione del nuovo tempio che, nella luce della risurrezione, identificato con il suo corpo. La seconda pasqua collegata con il segno della moltiplicazione dei pani in Galilea, sul lago di Tiberiade (Gv 6,1-4). Anche il dramma di questa pasqua si svolge in due parti: il segno del pane, distribuito alla folla nel deserto, come segno messianico, e un dialogo discorso, in cui Ges spiega il significato profondo del dono del pane. All'attesa di un messianismo di tipo nazionalistico, Ges contrappone il suo progetto salvifico, che passa attraverso la fede. Solo la fede infatti sa accogliere il dono del Padre, l'autentica parola che viene dal cielo come pane che sfama le esigenze profonde dell'essere umano e si manifesta nel dono che Ges fara di se nella morte (Gv 6,51). II discorso del pane costruito sul modello delle omelie sinagogali che sviluppano le riflessioni sui testi della Scrittura (Es 16,4.5: la manna pane dal cielo; Is 54,13: la nuova alleanza). Sembra che questi testi, citati da Giovanni, fossero letti in occasione della liturgia sinagogale nel tempo di pasqua. La terza pasqua evangelica menzionata da Giovanni associata all'episodio della risurrezione di Lazzaro, che provoca la morte di Ges per la definitiva risurrezione (Gv 11,55). II gesto profetico di Maria, l'unzione di Ges con il profumo prezioso, e un segno premonitore della morte di Ges (Gv 12,1-8). Ma questa pasqua connessa anche con l'ingresso messianico di Ges, che culmina con 1'annuncio della salvezza universale ai pagani (Gv 12,20.32). Solo a questo punto Ges puo proclamare che la sua ora venuta (Gv 12,23). II tempo della rivelazione definitiva dell'amore salvante di Dio esplode nellultima pasqua, dalla quale inizia anche la missione per convocare i figli di Dio dispersi. Secondo l'attesa giudaica, maturata lungo il corso dei secoli, il messia liberatore doveva manifestarsi a Gerusalemme in una notte di pasqua (cfr. Es 12,42). Non un fatto casuale che Gesu concluda la sua vicenda storica iniziata sulle rive del lago in Galilea nella capitale ebraica, nella citt santa, in una festa di pasqua, il 14/15 di Nisan, degli anni trenta. I tre vangeli sinottici concordano nel riferire i particolari dell'ultima pasqua di Gesu. Con un gesto profetico Gesu fa preparare la sala presso un amico di Gerusalemme per mangiare la sua pasqua con gli amici (cf. Lc 22,1.7-13). Questo contrasta con i preparativi dei capi ebrei per catturare Ges con la precauzione di evitare una insurrezione popolare nel clima della festa ebraica (cf. Me 14,1-2). Tutti i particolari conservati dai vangeli sinottici fanno propendere per questa conclusione: Ges ha celebrato a Gerusalemme, prima del-l'arresto, una cena festiva in un clima pasquale. Gli elementi essenziali si possono ricostruire sulla base della comune tradizione dei vangeli. La successione piu chiara ed evidente del rito ebraico e cristiano si ha nel Vangelo di Luca: Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse: Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi, prima della mia passione, poich vi dico che non la mangero pi finch essa non si compia nel regno di Dio. E preso un calice, rese grazie e disse: Prendetelo e distribuitelo tra voi, poich vi dico che da questo momento non berro pi del frutto della vite finch non venga il regno di Dio (Lc 22,14-19). Le parole di Gesu si riferiscono al rituale ebraico, la spiegazione della cena con il suo riferimento al suo compimento escatologico. Disposti in forma simmetrica seguono i gesti e le parole che introducono la nuova pasqua; essa si realizza nella morte di Gesu, il corpo dato e il sangue versato, come fondamento della nuova alleanza (Lc 22,19-20). La coppa del vino, menzionata da Luca e Paolo dopo la cena, pu corrispondere alla terza coppa del rituale ebraico (1 Cor 11,25; 10,16: il calice della benedizione). Anche l'accenno al canto dellinno, che precede l'uscita verso il monte degli Ulivi, una reminiscenza del canto dell'Hallel pasquale (Me 14,26). Anche il racconto giovanneo della cena che precede l'arresto di Gesu conserva alcuni tratti chiaramente pasquali (cf. Gv 13,21-30). Durante questa cena Gesu compie il gesto profetico di lavare i piedi ai discepoli come anticipazione simbolica della sua morte, massimo servizio e dono per fondare la nuova comunita. L'introduzione solenne e teologica di Giovanni da il vero significato al gesto di Ges e a tutta seconda parte del suo evangelo chiamata il libro della gloria: Prima della festa di pasqua, Gesu, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo sino alia fine (Gv 13,1). La gloria di Dio e la glorificazione di Ges coincidono nella manifestazione definitiva dellamore salvante. L'azione simbolica del lavare i piedi ai discepoli viene commentata e confermata dal testamento spirituale di Gesu: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, cos amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34). Questo il comandamento nuovo, sul quale si fa nuova alleanza. Il tema pasquale viene ripreso nel racconto della passione e morte di Ges, che riflette sullo sfondo le immagini dell'agnelo che con la sua offerta libera il mondo dal peccato e fonda il nuovo popolo dei liberati (cf. Gv 1, 29-36). Secondo Giovanni Ges muore nel momento in cui vengono uccisi gli agnelli nel tempio per la celebrazione della pasqua ebraica (Gv 18,28). La morte di Ges viene interpretata come il compimento dell'attesa messianica, rappresentata dall'agnelo pasquale (Gv 19, 35-36; cf. Ap 5,6-12). Le testmonianze dei primi documenti cristiani sono molto sobrie circa il culto cristiani. Gli unici testi esplicitu sul cultuo cristiano in forma indiretta sono le sezioni eucaristiche dei sinottici, che parlano della cena finale di Ges e alcuni brani battesimali di Paolo in funzione teologico-esortativa. Percio non ci si deve meravigliare se allinterno del NT non si trovano molti testi che parlano della celebrazione della pasqua cristiana. Per ci sono sufficienti dati per parlare di un ruolo della pasqua nella vita delle prime comunit come era avvenuto per la vita e la morte di Ges. probabile che le prime comunita cristiane celebrassero la memoria annuale della morte e risurrezione di Gesu. Ges il vero agnello pasquale che dona l'autentica liberta ai credenti e fa di essi il popolo nuovo. II testo piu antico a questo riguardo e riportato nella prima lettera ai Corinzi, scritta da Efeso verso la meta degli anni 50. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiche siete azzimi. E infatti Cristo nostra pasqua stato immolato. Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, n con lievito di malizia e di perversit, ma con azzimi di sincerit e di verit (1 Cor 5,6-8). II richiamo alia condizione pasquale della comunita cristiana, liberata, in forza della morte salvifica di Cristo, dal vecchiume del peccato, il motivo per vivere con coerenza nel nuovo statuto di popolo santo di Dio. La pasqua non e solo una festa commemorativa, anniversaria o settimanale, ma una dimensione del vivere cristiano inaugurata dal battesimo. Mediante il battesimo il cristiano stato inserito nel destino salvifico del Cristo, per far parte del popolo nuovo, quello che ora cammina verso la pasqua definitiva (cf. l Pt 1,222,10). Secondo Paolo il battesimo immersione nella morte e risurrezione di Gesu, il che comporta un passaggio reale dalla morte alia vita, dalla logica e mentalita di morte ad uno stile e scelta di vita che si realizzano nella giustizia e carit fraterna (Rm 6,4-11; cf. Col 2,12-3,4). L'esperienza battesimale prelude e prepara quella della pasqua finale o escatologica. Per i testi dell'Apocalisse questa pasqua non rappresenta solo la meta finale della speranza cristiana, ma segna anche il punto d'arrivo della storia di salvezza che riguarda il mondo intero. Al centro della storia umana sta ora lAgnello immolato e vivo, il Cristo morto e risorto, che d senso agli avvenimenti umani e garantisce la vittoria di Dio sul male storico dellidolatria e dellingiustizia. lAgnello che apre il libro sigillato del disegno di Dio sulla storia (Ap 5,1-14). Fa eco a questa rivelazione il canto dei martiri, di quelli che hanno vinto la bestia, il potere politico idolatrico. Essi cantano il cantico di Mose, quello della liberazione definitiva (Ap 12,10-11; 15,2-4). La pasqua dunque non solo un ricordo arcaico, ma il dinamismo di salvezza e di liberazione che sta dentro la storia umana dal giorno in cui Dio si e immerso in modo irreversibile nella nostra storia con l'incarnazione, morte e risurrezione di Ges. Conclusione Notevole il ruolo che l'immagine dell'agnelo gioca nella Bibbia. Lo incontraimo nelle prime pagine del racconto del sacrificio del pastore Abelo e diviene il centro del cielo e della terra nell'ultimo libro della Sacra Scrittura, nell'Apocalisse. Il culto ebraico vuole causare una liberazione mediante una sostituzione. importante il fatto che Ges fu crocifisso durante una festa di Pasqua ebraica e doveva dunque sembrare proprio il vero agnello pasquale, in cui si compiva quello che era stato il significato dell'agnelo pasquale nell'uscita dall'Egitto: liberazione dalla mortale tirannia egiziana e via libera all'esodo, al cammino verso la libert della promessa. A partire dalla Pasqua la simbologia dell'agnello divenuta fondamentale per la comprensione di Cristo. Le parole di Giovanni Battisata: Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! (Gv 1, 29) possono aver indicato anzitutto il servo di Dio, che con le sue penitenze vicarie porta i peccati del mondo; ma nello stesso tempo esse lo facevano roconoscere come il vero agnello pasquale, che espiando cancella i peccati del mondo. Paziente come un agnello offerto in sacrificio, il Salvatore andato a morte per gli altri sulla croce; con la forza espiatrice della sua morte innocente ha cancellato la colpa di tutta l'umanit. Se nell'angustia dell'oppressione egiziana il sangue dell'agnello pasquale era divenuto decisivo per la liberazione di Israele, Egli, il Figlio che divenuto servo il pastore che diventato agnello si fa garante non pi soltanto per Israele, ma per la liberazione del mondo, per l'intera umanit. Cos, l'agnelo, che si fa uccidere senza lamentarsi, con le sue ferite mortali ci dice cha alla fine i vincitori non saranno coloro che uccidono; il mondo vive piuttosto di colui che si sacrifica. Il sacrificio di colui che divinene l'agnelo sgozzato tiene unito cielo e terra. In questo sacrificio la vera vittoria. Da esso deriva la vita, che, attraversando tutte le atrocit, d senso alla storia e la trasforma alla fine in un canto di gioia. Perci, solo all'agnelo, che appare sgozzato e tuttavia vive, diretto l'omaggio di tutte le creature nel cielo e sulla terra. La maggioranza di tutte le icone che sono connesse con il simbolismo pasquale mostrano la loro connessione con questo pensiero teologico come si vede nei esempi (fig.1; 2; 3; 4; 5). Perci la lettura delle icone conesse con il simbolismo pasquale richiede non soltanto un approcio interdisciplinare ma anche un aprocio interreligioso.     PAGE 10 PAGE 10  Cfr. A. SACCHI, Animali. In: Nuovo dizionario di teologia biblica, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1988., pp. 75-83.  Cfr. M. GRGI, Janje. In: Leksikon ikonografije, liturgike i simolike zapadnog kraanstva, Sveu iliana naklada Liber - Kraanska sadaanjost  Institut za povijest umjetnosti, Zagreb, 1979., p. 293-294.; P. M. BONNARD, Pasha. In: Rije nik biblijske teologije, Kraanska sadaanjost, Zagreb, 1969., p. 828-835.; Ch. HAURET, }rtva. In: Rije nik biblijske teologije, Kraanska sadaanjost, Zagreb, 1969., p. 1571-1579.; M.-E. BOISMARD, Janje Bo~je. In: Rije nik biblijske teologije, Kraanska sadaanjost, Zagreb, 1969., p. 390-392.  Cfr. R. E. BROWN, Giovanni. Commento al Vangelo spirituale, Cittadella editrice, Assisi 1979., pp.72-84.  Cfr J. JEREMIAS, Agnelo. In: Grande Lessico del Nuovo Testamento, I, Paideia, Brescia, 1963., p. 917-922.  R. FABRIS, Pasqua. In: Nuovo dizionario di teologia biblica, Cinisello Balsamo (Milano), San Paolo, 1988., p. 1114.  Per quanto riguarda la struttura letteraria e il valore storico di questo complesso di testi pasquali si devono fare alcune osservazioni che tengono conto della genesi e dello sviluppo delle tradizioni del Pentateuco. Si tratta di una raccolta di caratte-re legislative liturgico, che assume in alcuni casi un accento catechistico. Infatti il genere letterario dei codici biblici non deve essere confuso con un arido elenco di prescrizioni. La legge e prima di tutto un'istruzione e rivelazione della volonta di Dio. Questa riguarda un fare ed un agire come risposta riconoscente e gioiosa a quello che Dio ha fatto gratuitamente per la salvezza del suo popolo. Anche il fatto dell'attribuzione a Mose di questi testi deve essere collocato nella stessa ottica. Mose sta all'origine di quel processo che ha condotto alla celebrazione rituale della pasqua come descritta nel libro dellEsodo. Perci anche se nel testo attuale sono concensate prescrizioni e usanze tardive (VII-V secolo) congiunte con un nucleo'arcaico, esse rientrano nell'unica prospettiva della pasqua di liberazione, di cui Mose e stato lanimatore e profeta.  Cfr. A. REBI, Posljednja ve era. In: A. REBI, Biblijsko-teoloaki pabirci o Isusu, Kraanska sadaanjost, Zagreb 2005., p. 177-184.  Cfr J. RATZINGER, L'agnello liber le pecore. Considerazioni sul simbolismo pasquale. In: J. RATZINGER, Guardare al crocifisso. Fondazione teologica di una cristologia spirituale, Jaca Book, Milano, 1992., p. 99-107.  Cfr J. JEREMIAS, Agnelo. In: Grande Lessico del Nuovo Testamento, I, Paideia, brescia, 1963., p. 917-922.; J. Ratzinger, Ges di Nazaret, Editrice Vaticana, Citt di Vaticano 2007., p. 41-43.  Cfr. A. REBI, Pasha i pashalna ve era (seder) kao pralik euharistije. In: Bogoslovska smotra 45 (1975.), p. 19-29.; A. REBI, Biblijsko-judaisti ki korijeni euharistije kao gozbe. In: Bogoslovska smotra 51 (1980.), p. 213-228.; A. SCHENKER, Das Abendmahl Jesu als Brennpunkt des Alt3en Testaments. Begegnung zwischen den beiden Testamenten  eine bibeltheologische Skizze, Freiburg/Schweiz, 1977.; J. GNILKA, Prvi kraani. Izvori i po etak Crkve, Kraanska sadaanjost, Zagreb, 2003., p. 248-255.  C. M. MARTINI, Pashalno janje i Agnus Dei. In: Isus. 2000 godina povijesti vjere i kulture, pp. 95-96. Sa~etak na hrvatskom: }ivotinjski je svijet onaj dio vidljiva stvorenja koji je ovjeku najbli~i. Ovu srodnost, Hebreji su naro ito osjeali. Upravo zato se Biblija, za ilustraciju svojih opisa, esto slu~ni simbolima ~ivotinja. }ivotinje zajedno s Izraelom ne samo da pjevaju hvalu Stvoritelju i da su podlo~ne Mojsijevu Zakonu nego su smatrane dostojnima da redovno budu prinoaene ~rtvama i da tako budu pralik bo~anske ~rtve novoga Saveza (Post 22,13; Izl 13,12). Trebalo je da se kroz znak tih ~rtava u kojima su se prinosile ~ivotinje Izraelci sami zalo~e svim svojim biem i da te~e za savraenstvom stvarnosti koja je imala doi (Ps 40,7; 51,18; Heb 10,1-18). Kad je Jahve od  ST89:FLy GLW`d󥔥ttthB*]aJmH phsH h6B*aJmH phsH !h6B*]aJmH phsH hB*aJmH phsH  h5\jh0JUh5CJ\^Jh5CJ\h56CJ\] hCJh6CJ]hh5CJ\, !W =9:gb"#$dh-DM `a$ & F $dh`a$`$`a$$a$$a$deklstz{}~BDEJKRSWX]^fgmntuwx~hB*aJphhB*aJmH phsH (jh0JB*UaJmH phsH S&'()/02367<=?@DEJKMNSTZ[^dijklmoqrvwhB*aJmH phsH hB*aJph[MU?F!!!!a"b"'((3(5(6(;(<(A(B(D(E(G(H(L(M(V(W(\(](g(h(r(u({(|(~((ר񞘞 h^Jh h0J!h6B*]aJmH phsH h6B*aJmH phsH hB*aJmHphsHhB*]aJmH phsH hB*aJphhB*aJmH phsH <#'((2(3(+&-1385:<@BGH5KINFOROLP $dh`a$x`dh $dh`a$ p# & F$dh-DM `a$((((((((((((((((((((((((((((((((((((((((())))))))))))) )")#)')))+),)2)3)6)7)E)F)H)I)N)O)R)S)U)V)\)])f)g)n)p)s)v)x)y)~)))))))hB*aJphhB*aJmH phsH [))))))))))))))))))))))))))))))))))**********#*$*&*'*)***,*-*2*3*A*B*G*H*P*Q*S*T*W*Y*Z*[*`*a*d*e*n*o*x*y*{*|*****************hB*aJmH phsH hB*aJph[***111111(1)131416171?1B1K1L1O1P1X1Y1^1_1k1l1n1o1v1x1{1|11111111111111111111111111111111111111111111122 2 2 2 22222$2%2*2+2-2hB*aJphhB*aJmH phsH [-2.2124262@2333d4g45599}<<@@@@@@@@@@@@@AABBBBGCHCCC>EDEEH!L㉁sjh0JUmH sH hmH sH  h0J jh0JB*UaJphhB*\aJmH phsH (jh0JB*UaJmH phsH hB*]aJmH phsH hB*aJmH phsH hhB*aJmH phsH hB*aJph,!L"LKNLNRNSNYNZN]N`NdNeNgNhNoNpNwNyN{N~NNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNOOO O OOOOOOO&O(O-O.O/O0O6666666666666666666666666666666666666666666666666hH6666666666666666666666666666666666666666666666666666666666666666662 0@P`p2( 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p8XV~_HmHnHsHtH@`@ NormalCJ_HaJmHsHtHpp  Heading 1'$$-D@&M `a$6B*]aJmH phsH N@N  Heading 2$<@&5\]^JaJNN  Heading 3$<@&56\^JaJZZ  Heading 4$$@&`a$6B*aJmH phsH DA`D Default Paragraph FontViV 0 Table Normal :V 44 la (k ( 0No List 6>6 Title$a$ 5CJ \4@4 Header  p#.)@.  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