ࡱ> UbjbjVV .<<ɺN%ch8LmEB"   BBBBBBB$FQI~*B*B  'EAAA#  BABAAA 0J+ܷAAA=E0mEAIAIAIA A*B*BAmEI : IRENA BENYOVSKY INTERVENTI SUL PIANO URBANISTICO DI TRA DURANTE I PRIMI DECENNI DEL DOMINIO VENETO (1420-1450). Il saggio tratta gli interventi subiti da Tra durante i primi decenni del dominio veneto nel '400. Gli interventi si manifestarono in primo luogo nel sistema delle fortificazioni, nei rapporti di possessione, nell'organizzazione e nelle funzioni dellarea cittadina, nonch nei simboli del governo instaurato da poco.( La Dalmazia, una provincia estesa dalle Isole Osserine (Cherso e Lussino) a Nord fino all'isola di Curzola a Sud, tra gli anni 1409 e 1420 divenne parte del dominio veneto sulla costa orientale dell'Adriatico (dall'Istria all'Albania) chiamato Colfo o Culphum. I comuni della costa orientale dell'Adriatico presentavano uno dei segmenti pi importanti di uno Stato sistematicamente organizzato, specialmente di quello del tipo di stato territoriale, in primo luogo per delle ragioni strategiche ed economiche, ma anche simboliche (la tradizionale cerimonia dello sposalizio del doge con il mare Adriatico). Siccome lo Stato Veneto geograficamente e geopoliticamente non formava ununit coerente, un sistema giuridico ed amministrativo alquanto unificato, e neppure un sistema di fortificazioni e dorganizzazione urbanistica standardizzato. Ogni provincia era governata da unamministrazione veneta (capitani, provveditori, sindici) direttamente soggetta al doge, e le cui ordinanze erano eseguite in tutte le parti dello Stato da mar (tutti i territori dallAdriatico fino a Levante). Le diverse parti dello Stato dovevano essere tenute assieme anche dalla gloria della citt di Venezia il suo sito, la sicurezza, la stabilit politica delle istituzioni. Al livello locale, daltra parte, i nuovi acquisti dello Stato conservarono diverse delle loro caratteristiche, e cos pure certe parti del proprio autogoverno. Le citt dalmate conservarono certi elementi dellantico sistema giuridico-amministrativo (il consiglio cittadino, gli statuti ecc.), mentre i Veneti trovarono sostegno in parte nella nobilt locale e parzialmente nei popolani. Gli interventi urbanistici e ledilizia caratteristici del 400 manifestarono la tendenza veneta di mettere in risalto la sovranit e la protezione di Venezia, ma cos pure il suo impegno di uniformare i bisogni locali con le tendenze strategiche ed economiche della metropoli. La conquista e la ristrutturazione della citt In seguito agli attacchi eseguiti dalla terraferma e dal mare che durarono alcuni mesi, Tra si arrese il 22 luglio 1420. Entrati in citt, i veneziani in nome di Dio e di San Marco sulla piazza principale e su tutte le torri issarono la bandiera con il leone veneto. Questevento non priv Tra della sua municipalit e del suo stato statutario, ma fu ridotta la sua autonomia, e ad esempio, dallora in poi il conte cittadino veniva eletto a Venezia. Lesercito veneto entr in citt il 22 luglio dal lato occidentale dellisolotto, dove le mura della cinta erano pi basse, seguendo la via salinarum in Civitate Nova. Sebbene lesercito penetr in citt dal Sobborgo, numerose prove materiali testimoniano che gli attacchi pi forti della flotta veneta siano stati sferrati sul lato orientale della citt. In tal modo, la parte orientale del nucleo urbano, dove erano concentrati i pi importanti edifici civili ed ecclesiastici, fu maggiormente colpita dalle bombarde. La cattedrale ed il palazzo comunale sulla piazza subirono i maggiori danni. Il campanile della cattedrale fu particolarmente danneggiato, ed ancora oggi sono visibili sul muro portante del portico dei massi di pietra con delle tracce lasciate dal fuoco. In una nota del 6 settembre 1420 Laurentino Victuri, capitano di marina veneto inviato da Venezia ad ispezionare le citt dalmate, descrisse le mura di Tra come vecchie e in rovina. Pare che le torri sul lato meridionale delle mura cittadine fossero danneggiate fino allaltezza delle mura di cinta, ed in particolar modo quella di San Nicol nella quale furono rinvenuti dei resti delle palle di pietra. Oltre agli edifici pubblici e alle mura di cinta, furono danneggiate anche diverse case private. Lo storico Giovanni Lucio (1609-1679) testimoniava che ancora nel periodo della sua vita era possibile vedere delle palle di pietra conficcate nei muri di case private, specialmente sulla via che portava verso la Citt Nuova, cio sulle case degli Andreis e dei Rosani (nella parte occidentale del nucleo urbano). Dei recenti scavi archeologici rinvennero negli angoli dalcune case delle palle di pietra di circa 12 centimetri di diametro. Nel 1420 fu abbattuto anche il ponte di pietra che portava verso la terraferma, del quale sono rimaste soltanto delle tracce dei supporti in pietra inseriti nella facciata della torre del ponte. Le fonti testimoniano linizio dei restauri subito dopo linstaurazione dellamministrazione veneta. In agosto del 1420 furono emanate le prime ducali riguardanti ledificazione delle mura del Sobborgo di Tra. Il comune richiese da Venezia che la torre del palazzo comunale e quella del palazzo vescovile, parzialmente devastate dalle bombarde venete, fossero ricostruite con delle spese minime. Il loro consolidamento mediante ledificazione dei barbacani e delle cinte di consolidamento doveva essere realizzato secondo i progetti dellingegnere veneto. Questa lunica menzione dellesistenza di una torre del palazzo comunale. La torre era situata tra la casa di Johannes, figlio di Doymo Cega (la quale si trovava dietro labside della cattedrale) e la torre del vescovo (nei pressi del palazzo vescovile). Fu determinato pure il restauro della torre dellabbazia di S. Giovanni e di quella nei pressi del ponte che conduceva allisola di Bue. La disposizione del 1404 in conformit alle volont testamentarie della quale venivano destinati 10 soldi per la costruzione delle mura e dellospedale, fu ripetuta anche nelle riformazioni del 1420. Nel 1420 le autorit comunali introdussero per tutti gli abitanti della citt e del distretto lobbligo delleseguimento di certi lavori concernenti il restauro delle mura cittadine. I mezzi ed i materiali edili necessari per lintervento furono assicurati dalla cassa comunale di Tra, ma fu richiesto pure un supporto finanziario da Venezia. Le torri cittadine furono gradualmente restaurate e portate allo stesso livello della linea delle mura, mentre il processo di restauro e delle nuove costruzioni era controllato dalla Repubblica. Lintervento pi urgente era presentato dalla ricostruzione delle mura sul lato occidentale, dove si trovava la cosiddetta Torre maggiore, perch in quel punto laccesso alle navi nemiche era facilissimo a causa della sufficiente profondit del mare. Su quel lato era prevista la costruzione delle mura di 7,5 piedi in larghezza e di altro 4 tese di Tra in altezza senza tener conto della corona. I documenti descrivono i lavori concernenti il restauro del palazzo comunale nel 1426. Gli scavi archeologici hanno scoperto dei resti delle bombarde nei muri del palazzo. Il restauro del devastato convento francescano situato sulla riva del mare venne decisa gi il 13 novembre 1420, mentre i lavori di restauro sulla cattedrale incominciarono nel 1421. Il 18 aprile 1421 nella cattedrale fu stipulato tra loperario Dragolino Nicol e il mastro tagliapietra Matei Goicovich laccordo riguardante il risanamento dei blocchi di pietra danneggiati sul campanile della cattedrale, come pure il restauro e la pavimentazione di tutta la corona del campanile verso la piazza. Seguendo il modello di quelle vecchie e danneggiate, furono scolpite e decorate due colonne, le quali in seguito furono messe sul campanile al posto delle colonne mancanti. Eccetto il campanile, che fu maggiormente devastato, anche il muro della chiesa sub dei danni. Con lo stesso mastro, il capitolo stipul laccordo concernente la riparazione di tutte le fratture e delle fessure sul lato meridionale della cattedrale, intorno al rosone, come pure della parte orientale dello stesso rosone. E menzionato anche il restauro della colonna di supporto e di una finestra della chiesa. Nel 1420 furono eseguiti i lavori di restauro esterno sulla chiesa di S. Maria de platea. Il Consiglio organizz la fabbrica per la ricostruzione della chiesa menzionata, finanziandola con la somma di 40 libre (reparatione ipsius ecclesia et campanilis seu in paramentis et aliis rebus necessariis). Laccordo del 4 agosto 1426 ricorda che durante i bombardamenti veneti fu danneggiata anche una casa comunale con delle botteghe al pianterreno, situata nei pressi della piazza e del nuovo cimitero davanti alla cattedrale. In occasione dellassalto alla citt croll il tetto e una parte del muro, sul lato verso il cimitero, della detta casa, per la qual causa marcirono i pavimenti, le travi e tutte le parti in legno. Il conte Giacomo Barbadigo per il bene del comune dispose che la detta casa dovesse esser restaurata, perch altrimenti sarebbe crollata da se in danno alla citt. Il Consiglio offri ai cittadini di Tra il restauro della detta casa, e in tal modo di acquisire il diritto di stabilirvisi. Lo speziale Ventura Johannis stipul nello stesso anno un accordo con il conte, obbligandosi a restaurare la detta casa con le minime spese possibili (e di renderne conto al conte). Aveva il diritto di abitare nella detta casa pagando un affitto annuo di 60 libre. Davanti a questa casa cerano delle panche e dei posti a sedere che restavano nella propriet del comune, dal momento che erano stati edificati con i mezzi del comune e che si trovavano sulla pubblica via. A differenza di quanto detto sopra, la copertura situata sopra la finestra che dava sulla piazza, perch era stata costruita a proprie spese, rimase di propriet del Ventura. Non stato notificato se ledificio dellospedale sia stato danneggiato durante il bombardamento, per ci giunge una notizia del 1428, che lospedale di Santo Spirito si trovava in uno stato talmente malandato che era pericolante di crollare. Lo stesso anno il conte ed i giudici emanarono nuovamente lantica terminazione che obbligava tutti i cittadini ed abitanti del distretto di Tra di lasciare testamentariamente la somma di almeno 10 soldi piccoli allospedale. Nel caso che questa volont testamentaria fosse stata omessa dalle ultime volont del testatore, gli esecutori testamentari avevano lobbligo di risarcire la detta somma dal patrimonio del defunto. Dal registro dei testamenti di questo periodo (Francesco de Viviano, 1448-1452) risulta che quasi ogni testamento contenesse due disposizioni: in primo luogo, ogni testatore lasciava la somma di 10 soldi in opere muri Civitatis Nove Tragurii, e altri tanti in opere hospitali sancti Spiritus de Tragurio. Molti testatori destinavano spontaneamente delle somme maggiori non solo per lospedale, ma anche per la costruzione della chiesa e della confraternita di Santo Spirito. Secondo la Riformazione del 1428 lobbligo degli amministratori comunali era non soltanto di vigilare sopra la conservazione in buono stato della citt, ma anche sopra la manutenzione delle sue chiese ed orfanotrofi, dove la gente cercava la salvezza per le proprie anime e la tutela per le proprie vite. Nel periodo del restauro della citt venero ricostruiti anche gli edifici economici danneggiati nel corso dei bombardamenti. Nel 1420 Pietro Loredano dispose ai cittadini di Tra la ricostruzione dei propri mulini, fatti abbattere dal conte Micazzo Rituri, perch durante lassedio non fossero utilizzati come punti dappoggio dallesercito veneto. La propriet sopra i mulini pass dal comune ai privati mediante certe aste pubbliche. Fino a quel momento rendevano alla citt la somma di 2400 libre venete. Il restauro della citt era necessario subito dopo il 1420 a causa dei danni causati dai bombardamenti veneti, ma la priorit fu data alla costruzione del castello situato nella parte sudoccidentale della citt. Soltanto dopo il suo compimento, cominci il restauro e ledificazione delle altre fortificazioni. Anche nelle altre citt che passarono sotto il dominio veneto, furono restaurati dei singoli edifici e certe fortificazioni. In tal modo Venezia esprimeva la propria cura nei confronti delle citt sottomesse come un buon padrone, e controllava la seguente pianificazione delle menzionate citt. Cambiamenti nel sistema delle fortificazioni Dopo la conquista della citt, Venezia decise di costruirvi un castello, dandogli una funzione di caposaldo per il proprio esercito. Questo principio veniva da Venezia messo in atto in tutte le citt assoggettate. Ledificazione del castello significava la presenza fisica dellesercito veneto nella citt, il che in modo del tutto realistico indicava i limiti reali dellautonomia comunale. Cos, Venezia dava unimpronta alla propria presenza in senso fisico e simbolico. Per tal motivo, i legati di Tra a Venezia inoltrarono la richiesta di non erigere alcuna nuova fortificazione. Ritenevano che il territorio della citt fosse troppo ristretto per contenere un castello, ed inoltre le spese della sua costruzione avrebbero causato limpoverimento della citt. Per, Venezia non diede peso a queste suppliche, come neanche nel caso delle altre citt della Dalmazia, e determin ledificazione del castello nel modo da lei ritenuto pi conveniente. In fatti, anche nelle altre citt (Zara, Spalato e Selenico) Venezia edificava e restaurava dei castelli. Nella maggior parte dei casi questi erano situati in periferia della citt, il che permetteva una difesa separata. Per esempio, Venezia simpegn a Spalato nel 1420 a non edificare alcuna fortificazione, ma nello stesso anno determin di costruire un castello. Ledificazione del castello di Spalato dur trentanni, ed esso fu la sede permanente del castellano nominato dalle autorit venete allo scopo di difendere la citt. Nonostante le suppliche di dissenso dei cittadini, la costruzione del castello di Sebenico cominci gi nel 1416. A Zara, essa propose il consolidamento del castello allingresso del porto ed il suo utilizzo come sede del proprio esercito. Per Tra fu destinata ledificazione del castello, di una torre sopra il porto e di unaltra nei pressi del palazzo vescovile. Allinizio del secondo libro delle Riformazioni dello Statuto il doge Mocenigo nel 1420 si obblig ad edificare nella propria citt di Tra le fortificazioni (facere fortilicia in civitate nova), le quali dovevano servire al benessere e alla sicurezza della citt. Prima del suo rientro a Venezia, il Loredano cerc di stabilire il sito per la costruzione del castello. Dal doge Francisco Foscari richiese linvio a Tra di un ingegnere, il quale avrebbe trovato la soluzione migliore. Il doge invi in citt i comandanti delle galere venete Paolo Pasquali, Nicol Trivisano e Bartolo Lombardo, per esaminare lisolotto da tutti i lati e per decidere il sito pi conveniente del castello, che avrebbe dovuto difendere la citt sul suo lato pi vulnerabile. Secondo il Loredano il castello doveva essere costruito ad est, e non ad ovest lungo il porto, dove si trovava la vecchia torre, la quale chiudeva il porto con una grossa catena (come suggeriva lingegnere veneto Pisiano). Il Loredano spieg che sul lato occidentale vi erano troppe case molto vicine una allaltra. Il 1. settembre 1420. fu concordato che il castello doveva esser edificato nel Sobborgo vicino al porto, dove si trovava lantica torre delle catene poligonale (per la chiusura del porto), la quale presentava il nucleo del castello costruito pi tardi. Il castello doveva trovarsi nella posizione chiave dal punto di vista strategico, dalla quale avrebbe potuto esser sorvegliata sia lentrata in citt dalla parte del mare, ma pure larea della stessa citt. Un fosso divideva il castello di Tra dal resto dellisolotto, ed in tal modo formava unisola artificiale separata. Il fosso era largo circa 20 metri, ed era particolarmente assicurato dalla parte interna, in modo di poter esser difeso bene dalla torre a nord-ovest. Di fronte al fosso, una parte della riva occidentale dellisolotto fu arginata ed appianata. A causa delledificazione del castello furono abbattute alcune case di legno, ma con i loro proprietari fu concordato lacquisto o il cambio. Sulle mura meridionali del Sobborgo, di fronte al castello, fu aperta una nuova porta per permettere ai soldati di entrare in citt. Il 2 settembre 1420 fu ordinato al conte davviare i lavori di restauro delle fortificazioni nei pressi della porta e del ponte che conduceva verso terraferma. Lulteriore erezione delle fortificazioni fu affidata al conte Simone Detrico. L8 settembre il Detrico stipul un accordo con il protomastro, imprenditore locale Marin Radojev in riguardo alla costruzione delle mura del castello, e cos pure con altri tre scalpellini che dovevano preparare le pietre per lerezione delle fondamenta del castello. Il protomastro Marino era il direttore della fabricha del castello iniziata il 20 novembre 1420, ed era anche lautore dei piani di costruzione. Sono state conservate delle descrizioni dettagliate delledificazione e della ristrutturazione del castello, come pure il prezzo delle pietre, dei trasporti ecc: fu accordato darrotondare e dabbassare la torre nei pressi della torre maggiore in modo dottenere laltezza di 10 tese venete, che doveva essere solidamente costruita con della calce e delle pietre. Doveva essere collegata con un passaggio sulle mura in direzione della citt. Le nuove mura cittadine del Sobborgo dovevano essere costruite 30 passi pi a nord per allontanarle dal castello, e dovevano essere larghe 15 piedi. Il comune eseguiva i lavori sulle fortificazioni in conformit alle proprie possibilit e con laiuto diretto di Venezia. Il 23 agosto 1424 al Loredano furono inviati da Venezia degli altri mezzi per continuare la costruzione delle fortificazioni. Le mura della Citt Nuova avevano la stessa altezza della torre del Castello. Il Loredano decise di abbattere parzialmente queste mura, perch fossero un po pi basse del Castello costruito in seguito, mentre destin di abbattere totalmente la torre quadrata che fino adallora faceva parte delle sopradette mura. Fu determinato dabbattere anche una parte delle mura cittadine verso sud, di fronte ad una piccola torre nei pressi del Castello, in modo di poter arrampicarsi, attraverso la piccola torre che doveva essere costruita sul barbacane, sulle mura meridionali con laiuto di un gancio. Questo progetto fu eseguito in base ai piani del Castello di Zara. Anche se la pavimentazione interna, in legno, non si conservata, grazia ai resti dei sostegni possibile distinguere i livelli dei piani interni. I fondi ricevuti da Venezia furono utilizzati anche per la costruzione del porto. Sembra che il protomastro Marin Radojev fosse pure il direttore della fabrica del porto. Secondo laccordo del 1438 Marin si occupava dellacquisto delle pietre necessarie per ledificazione delle fondamenta della banchina del porto. Nel 1429 a Tra scoppio unepidemia di peste, la quale sospese ledificazione del castello fino al 1432, quando fu rinnovata la fabrica del Castello. Si conservato un documento del 1435 con il quale il conte ordin ai mastri Simon Bilsich e Matei Allegretti Anibo, di Zara, di edificare le fondamenta per i magazzini (fundamentus fovee) nel Castello di Tra, sul suo lato orientale in direzione del Sobborgo. Sulle mura occidentali interne del Castello sappoggiava anche una piccola cappella, visibile sulle antiche piante del Castello. Sopra la cappella, una scala portava in cima al Castello. Era menzionata anche la costruzione del pavimento e del tetto del Castello, come pure dellappartamento per il conestabile. Furono costruite anche le stanze per lacquartieramento dei soldati ed una cisterna capiente. Al centro del cortile vi il pozzo, ma oggi non ha pi la merlatura alla sua apertura. Le priorit venete erano chiare eccetto la costruzione del castello, sinvestiva nelledificazione delle pi importanti parti strategiche della citt. Il Loredano eman il 3 aprile 1424 una disposizione riguardante la riparazione delle torri e dei ponti cittadini, e quindi in quellanno furono organizzate le fabbriche per la costruzione delle mura e furono ingaggiati degloperai. Allo stesso anno risale la disposizione dabbattere la torre appoggiata sul lato meridionale delle mura del Sobborgo, perch era prevista la costruzione di unaltra torre nelle vicinanze del Castello. Tra la torre del palazzo comunale e la torre di S. Giovanni Battista, nei pressi della casa di Joannes Cega (dietro la cattedrale), il comune apr una porta nelle mura di cinta verso oriente, mediante la quale fu liberato il passaggio verso la piazza centrale. Fu costruita anche una piccola torretta nellambito del palazzo vescovile. Davanti alle alte mura cittadine si trovavano delle altre e pi basse mura di cinta, descritte gi nella trattazione sullaspetto delle fortificazioni del 300. Sono state rappresentate nellimmagine dAngelo degli Oddi risalente al 500 e sulla pianta del 700, sulla quale sono visibili anche le parti abbattute delle mura. Similmente ai casi delle altre costruzioni, anche per ledificazione delle mura cittadine fu organizzata la fabbrica. Questistituzione era molto diffusa nel 400: collegava gli architetti, gli ingegneri, vari mastri e operai, e doveva provvedere ai materiali e ai mezzi per la costruzione. I soldi per le fabbricazioni erano pochi, perch nel 400 fu messa in atto la completa ristrutturazione della citt. Tutti gli abitanti del comune dovevano partecipare alla costruzione delle torri, le quali dovevano in primo luogo servire al comune. La ducale del 12 dicembre 1442 dispose di scavare un fosso intorno alla citt, per i popolani cercarono di liberarsi di questo lavoro, affermando che non erano mai tenuti ad eseguire questo tipo di lavori. Avevano addirittura inviato i loro rappresentanti Mattia Mihovilov, Vlatko Markizovich, Toma Zlatar e Grgur Tantepi dal doge a Venezia, ma infine dovettero anche in seguito prendere parte ai lavori pubblici. Questo criterio fu applicato da Venezia anche nelle altre citt. A Spalato nel 1492 i veneziani esigevano sia dai popolani ricchi, che di quelli poveri di partecipare ai lavori pubblici e alle fabbriche. Per, fu disposto che i popolani pi distinti non fossero tenuti ad eseguire i lavori pi pesanti ed umilianti. A causa delle incursioni sul territorio del distretto di Tra nella prima met del 400, la ducale del 26 luglio 1436 dispose che, dopo il compimento del castello, ormai imminente, avrebbero dovuto esser restaurate le mura sul versante verso la terraferma. Per paura delle incursioni ottomane del 1442, la citt invi al doge Dragolin Nicola e Donato Mazzarella con la supplica di mezzi per il restauro dalcune parti delle mura, completamente indifese. In seguito a queste suppliche, il 19 febbraio 1442 fu emanata la ducale con la disposizione di riparare le mura a spese della cassa statale. Nellangolo nord-occidentale dellisolotto, di fronte alla torre della Citt Nuova, incominci la costruzione della fortificazione di San Marco, che doveva esser circondata da un fossato della stessa larghezza di quello del Castello. Secondo la descrizione dellAndreis, deriva che la torre di San Marco nel 1443 era ancora in costruzione. Questa torre nella sua forma attuale fu completata appena nel 1470 in seguito alla disposizione del conte Alvise Lando. Alla sua edificazione presero parte i mastri Giocondo Capello e Domenico Alegretov di Ragusa. Per dei motivi di sicurezza dallesterno era necessario assicurare il ponte e la porta che conducevano sulla terraferma, perch furono abbattuti in occasione dellassedio veneto. La loggia aperta dellantico ponte chiamata Capello, la quale si trovava sulla riva, fu completamente abbattuta. Fu abbattuta pure la scala che portava nella torre, e edificarono due ali delle mura su ambedue i lati del ponte. Nel 1420 Give Ludovikov, linviato di Tra presso il doge, richiese degli altri mezzi per la costruzione del ponte. Linizio di questa costruzione coincideva con la conclusione dei lavori sul Castello nel 1437. Il nuovo ponte fu costruito con al centro una struttura mobile in legno, a differenza di quello vecchio che era interamente di pietra. Di notte la parte mobile veniva alzata. Allinizio del nuovo ponte si trovava la guardiola, sopra la quale cera una torretta con una gratta mobile. Per uso delle guardie, il comune compr una casetta sulla terraferma, situata di fronte alla citt, che in precedenza era di propriet di un certo Toma Lutak. Il porto cittadino verso terraferma aveva la riva edificata con tre strati di pietre incrociate tra loro, e sestendeva da ambedue le parti del ponte in pietra. In seguito allabbattimento del ponte verso terraferma, la porta meridionale fu spostata verso occidente. La vecchia porta perse il suo ruolo di un tempo, e fu chiusa completamente nel 1647 in occasione delledificazione del bastione di San Lorenzo. Anche il ponte che conduceva allisola di Bue, il cosiddetto ponte Bove, sub dei cambiamenti. Lisola era collegata con la citt tramite un ponte costituito da tre parti, due delle quali in pietra, ed una in legno, questultima era mobile in modo di permettere il passaggio alle navi. Su ambedue i lati del ponte si trovava un castelletto con un corpo di guardia per la difesa del ponte (cinque nobili cittadini). Il ponte verso lisola di Bue non poteva essere aperto senza il permesso del conte o del capitano. Il rivellino o il barbacane ad ovest dal ponte che conduceva sullisola di Bue fu demolito nel 1420, ma furono conservati i pilastri, riutilizzati per sostenere il nuovo ponte. Neglambiti del Sobborgo, nei pressi del bastione di San Marco fu edificata una nuova porta, la cosiddetta Porta dellimmonditie, utilizzata per buttare i rifiuti cittadini. Probabilmente la porta fu aperta vicino al posto in cui, anche prima della costruzione delle mura, veniva buttata limmondizia (in capite burgi). Il Castello di Tra con la sua iconografia presentava la Repubblica ed i suoi rappresentanti. La sua locazione sulla riva del mare accentuava lorientamento marinaresco dello Stato ed i suoi scopi strategici. Sul lato meridionale delle mura del castello, sopra la porta dingresso si trovava il leone marciano con il libro. Sotto il leone erano stati scolpiti gli stemmi di Pietro Loredano, del conte Maddaleno Contarini e del doge Francesco Foscari. Il leone marciano presentava nello stesso tempo un motivo statale e sacro, il quale simboleggiava in primo luogo che la citt era soggetta a Venezia, ed inoltre, il suo ruolo difensivo e dunit statale. Pertanto, questo il simbolo che troviamo in tutte le citt sotto dominio veneto. Con ledificazione delle fortificazioni di Tra, come anche nelle altre citt dalmate, fu trascurata la componente della terraferma, che altrettanto metteva in risalto le caratteristiche marinaresche di Venezia. A parte le citt della terraferma veneta, il territorio dello stato veneto fino al 400 era esclusivamente da mar, il che fino ad un certo punto facilitava lapproccio ai problemi e alle necessit delle varie parti dello Stato. Le citt della Dalmazia erano rivolte al mare, il che possibilitava loro la difesa ed il controllo delle rotte di navigazione sullAdriatico. Dalla fine del 400 e nel corso del 500, con la presenza del pericolo ottomano acquist maggior importanza la difesa del retroterra delle citt dalmate; Tra con le nuove fortificazioni perdette il suo ideogramma gotico-rinascimentale. Cambiamenti urbanistici e di possessione in citt La parte occidentale della citt divenne ufficialmente la Citt Nuova ancora prima del 1420. Con la disposizione del 1418, che si riferiva alledificazione delle fortificazioni e del sistema difensivo contro Venezia, il burgus divent ufficialmente Citt Nuova. Larea del Sobborgo fu allora formalmente equiparato allantico nucleo, il quale fino a quel momento godeva di uno stato privilegiato come centro dellautorit politica ed ecclesiastica. La trasformazione del Sobborgo nella Citt Nuova fu il risultato della delimitazione di questarea mediante ledificazione delle mura, quando la parte occidentale dellisolotto raggiunse il livello necessario durbanizzazione e di sicurezza, e poteva essere equiparato al nucleo. Il bisogno di un unificato sistema di difesa aveva sicuramente accelerato questa decisione. Per, il processo di collegamento della Citt Nuova con il nucleo cominci solo dopo il 1420, quando fu abbattuto il muro tra queste due aree. Non ebbe luogo una completa integrazione urbanistica e sociale, e quindi le due parti della citt rimasero anche ulteriormente delle unit differenti, il che, eccetto che nella composizione della popolazione, nellaspetto e nelle funzioni dellarea, era evidente anche dalla loro differente denominazione. Nei documenti del 400 il termine civitas vetus veniva usato raramente, mentre larea del nucleo veniva equiparata con il termine civitas, oppure, Tragurio. Le differenze rimasero presenti anche nella definizione della popolazione quelli della Citt Nuova durante il 400 venivano nominati come cives o habitatores de Civitate Nova, senza tener conto se possedevano una casa nel nucleo. Solo dopo ledificazione del Castello e di questa nuova torre furono abbattute le mura che dividevano la citt dal Sobborgo. Il Loredano, dopo aver conquistato la citt nel 1420, diede la disposizione di abbattere completamente le mura che dividevano il Sobborgo dal nucleo, per la sicurezza della torre trasformata in castello. Gli scavi archeologici hanno confermato la direzione delle mura tra lantico nucleo della citt e del Sobborgo (lunghe circa 140 metri). Labbattimento di queste mura fu eseguito solo dopo che la torre delle catene fu fortificata con delle mura. Furono create le condizioni per un sistema unico di difesa della citt. Si giunse anche allintegrazione funzionale dellarea di due unit separate. Con lunificazione dellantica con la nuova parte della citt, il decumanus (est-ovvest) che conduceva dalla piazza verso il castello prese il ruolo di via di comunicazione cittadina dominante, a differenza dallantica via principale, che passava per la piazza in direzione nord-sud (lantico cardo). Nella lettera del doge spedita al conte nel 1421 era spiegato che le mura tra la Citt Nuova e il nucleo, allora gi abbattute, separavano i nobili dai popolani. Venezia ha fondato, almeno parzialmente, il suo dominio nelle citt dalmate anche sullantagonismo dei ceti, gradualmente allargando i diritti dei popolani. In questo modo aveva pure limitato lautonomia dei comuni, dove proprio i patrizi furono i portatori del potere. Queste mura, secondo il doge, separavano non soltanto due tessuti urbani diversi, ma anche due diversi gruppi sociali e politici. Lidea del bisogno delle divisioni nella citt fu accentuata in alcuni trattati dautori contemporanei che descrivevano la citt ideale. In un periodo nel quale la citt lottava per i finanziamenti per laccelerazione della costruzione delle fortificazioni, il 22 maggio 1443 scoppio un nuovo incendio nella Citt Nuova. Secondo le fonti, furono bruciate 40 case nella Citt Nuova e 18 nel nucleo. Lincendio si diffuse facilmente nella parte antica, perch gi allora le mura che dividevano le due parti della citt erano abbattute. Per ricevere i mezzi necessari per riparare i danni causati dallincendio, il conte Gabriele Barbarigo dispose la vendita dei terreni comunali vicino alle saline, fino a quel tempo usati come pascoli. In questa parte della citt le saline esistevano anche prima del 1420 (ricordiamo che lesercito veneto entr in citt dalla via salinarum). I documenti successivi ricordano che le saline si trovavano sulla costa occidentale della Citt Nuova, vicino al Castello e ai possedimenti comunali. Sempre di pi lo spazio della Citt Nuova nel 400 veniva definito tramite le attivit che venivano svolte sul suo territorio. Anche se i danni causati dallincendio erano enormi, lincidente contribu ad una pi moderna organizzazione della Citt Nuova in conformit ai tempi. Prima di tutto, fu pianificato un aspetto pi regolare delle strade e la costruzione delle case in pietra, fu determinata pure ledificazione di 4 pozzi nella Citt Nuova. Le officine dei fabbri, che probabilmente furono la causa dellincendio, dovevano essere trasferite dalla Nuova Citt. Le nuove officine dei fabbri furono costruite extra muros, sul territorio comunale vicino alla torre di San Marco. Nellepoca medioevale le officine dei fabbri venivano sempre situate fuori delle mura, per siccome la citt fu allargata, prima del 1443 si sono trovate di nuovo entro le mura e troppo vicine alle abitazioni. Questa disposizione conferma lesistenza del terreno comunale vicino alla torre di San Marco, cos pure vicino al Castello. Le ducali del 1443 disponevano che vicino alle mura pubbliche non doveva esser costruito alcun edificio entro unarea non inferiore a 40 braccia, il posto Oprah (al lato ovest) doveva essere sgomberato. Le disposizioni che vietavano la costruzione dedifici vicino alle mura cittadine sono tipiche per lepoca medievale. Per impedir le costruzioni non pianificate, e per il maggiore controllo dello spazio intorno al castello, dopo lincendio fu disposto che tutte le costruzioni nella Citt Nuova dovessero essere autorizzate dal conte. Dopo lincendio furono vietate le costruzioni di case di legno sul tratto che andava dalla chiesa di San Domenico fino alla chiesa Santa Maria (da questo periodo in poi venne chiamata Santa Maria di Carmello), allora sul tratto verso la citt antica. Questa disposizione contribu al restauro estetico della facciata orientale della Citt Nuova. Qui nel 400 fu costruita la chiesa della confraternita di Tutti i Santi. Lincendio nella Citt Nuova rese possibile unedificazione pi regolare dei quartieri e dei nuovi edifici di pietra. Il piano regolare della Citt Nuova accentuava anche la sua specificit urbanistica, nonostante labbattimento delle mura verso la citt antica. Nel 400 qui furono menzionate anche le piazze come centri di raduno di questa parte della citt (la piazza di Santa Maria di Carmello, la piazza di San Michele, la piazza davanti a San Domenico). Per esempio, un processo del 18 gennaio 1438 si svolse in civitate nova in plathea versus ecclesiae sancti Michaelis. La Citt Nuova fu collegata soltanto con alcune vie di comunicazione con il nucleo antico. La situazione urbanistica instabile della Citt Nuova fu parzialmente provocata anche dallo scambio comunale di terreni privati in funzione della costruzione del Castello e del controllo dellarea che lo attorniava. Il desiderio di Venezia di controllare lo spazio cittadino fu una delle cause dei frequenti mutamenti di propriet. Il nuovo governo comunale di Tra compr o scambi le propriet immobiliari private situate vicino alle fortificazioni. Una volta diventati di propriet comunale, gli edifici preesistenti spesso venivano abbattuti o cambiavano funzione. Per esempio, nel 1438 il conte ordin lo scambio forzato del terreno con Petromila, figlia di Nicola Perdusich. Le fu espropriata una parcella sita in civitate nova apud castrum Tragurij, con la spiegazione che era necessaria pro securitate castri. In cambio Petromila aveva ricevuto una parcella duguali dimensioni (8 per 6 braccia), anche questa nella Citt Nuova. Il monastero di San Giovanni Battista fu costretto a consegnare al comune una parcella con la torre situata vicino alla porta della Citt Nuova, di fronte alla chiesa di San Domenico nella Citt Nuova. Questa (8 per 7 braccia) era gi circondata da altri possedimenti comunali sui lati meridionale e occidentale, mentre sul suo lato orientale cerano le semidistrutte mura del nucleo antico. Come anche nelle altre citt della Dalmazia, nel 1424 anche a Tra furono introdotte le misure venete standardizzate per la misurazione delle parcelle e dedifici. Erano esposte nella Cancelleria del Comune. Vicino alla base della facciata del battistero, si conservato fino ad oggi un triangolo isoscele, inciso nella pietra, con le unit di misurazione standardizzate nel 400 (quarta, piede, braccio, passo). La maggior parte delle citt dalmate esponevano in qualche luogo pubblico dei modelli, cosiddetti talloni delle misure di lunghezza. I possedimenti privati a Tra erano in un certo modo tutelati. Siccome durante il periodo della costruzione del castello le autorit comunali hanno occupato i terreni dei cittadini privati, fu deliberato di rimborsarli con delle propriet di valore uguale. Con la delibera del 20 novembre 1420 il doge viet ai soldati dimpadronirsi delle case che avevano affittato nella Citt Nuova. Inoltre, il doge aveva promesso che Venezia si sarebbe dimostrata favorevole alla citt di Tra, se i cittadini fossero stati fedeli e leali al nuovo padrone. I Veneziani avevano confermato le antiche relazioni di possessione in citt: tutti i patrizi e popolani, laici o ecclesiastici, potevano mantenere i loro posti che occupavano prima del 1420 e godere indisturbati le loro propriet mobili e immobili. Questa delibera per, escludeva gli oppositori del dominio veneto. Il governo veneto ha deliberato il 1 agosto 1420 che la gestione dei beni degli ex-oppositori, tra i quali furono banditi il vescovo Simon Dominis e lex conte cittadino Michatius Vituri. Precedentemente la citt fu abbandonato anche dai pi accaniti oppositori di Venezia, tra i quali il vescovo e il conte. A Micazio furono espropriati 18 terreni nel distretto di Tra e diversi beni immobiliari di un valore totale di 3567 ducati. E pervenuto fino a noi lelenco dei beni immobili che testimonia la grandezza delle propriet possedute dei Vituri prima della confisca dei loro beni. Oltre alla casa di famiglia dei Vituri (domus magna), Micazio possedeva diverse case nella citt, di cui una si trovava a sud della chiesa di San Lorenzo, unaltra vicino alla chiesa di Santo Stefano (!), la terza (che dava in affitto, situata in un luogo non determinato in citt); la quarta a due piani con una cantina vicino alla sua torre (non chiara la sua posizione). Vicino allospedale di Santo Spirito, verso la chiesa di San Pietro, Micazio aveva 8 parcelle edificate. Inoltre, di suo possesso fu anche la canipa nella quale abitava il famoso notaio di Tra Giacomo de Viviano (libro dei testamenti) vicino alle mura cittadine, nonch la canipa vicino alla cattedrale. Il conte di Tra Simon Detrico decise il 16 ottobre 1421 che, tutte i beni confiscati (parcelle ed edifici) sarebbero passati al comune il quale, a sua volta avrebbe potuto darli in affitto. Ci sono pervenuti gli elenchi delle propriet degli altri banditi, confiscate da parte delle autorit comunali. In un documento del 1428 fu ricordata la confisca dei beni della famiglia Quarco, e la loro vendita nel 1429. Anche il vescovo di Tra, Simon de Dominis, uno dei capi della fazione degli oppositori del dominio Veneto nel 1420, fu bandito come traditore, mentre i suoi beni furono espropriati. Furono emanate anche delle nuove disposizioni sullespropriazione dei beni dei traditori, degli omicidi ecc. Le torri cittadine man mano passarono in propriet dello Stato. Alcune torri private gi alla fine del 300 (per esempio quella del vescovo di Lesina Stephano Cega) diventarono di propriet della citt. In qualche modo questo passaggio in propriet pubblica era il risultato dello sviluppo delle istituzioni comunali, nel quale le torri private perdevano il loro antico ruolo nella protezione interna alla citt. Dopo il 1420 fu definito il controllo sulle torri cittadine. Il 9 luglio 1420 Pietro Loredano eman un decreto in conformit al quale a tutti i sudditi del doge veniva permesso di mantenere le loro propriet private, per non erano incluse alcune torri o case grandi nella citt, le quali dovevano rimanere alla disposizione del governo (il decreto si riferisce alle citt di Tra, Spalato e Sebenico). Per esempio, il palazzo dei Lucio situata vicino alle mura cittadine, per con la facciata rivolta verso il nord, cio verso la citt, e per ragioni di sicurezza non aveva aperture sulla torre e sulle mura cittadine. Il vescovo di Lesina aveva venduto la torre Cega nel 1380 al comune, per, secondo Lucio, ancora prima del 1420 era di nuovo di propriet privata, i membri della famiglia Cega, proprietari di alcuni beni immobili nelle vicinanze, la ripararono e la ristrutturarono dopo i bombardamenti del 1420. Avendo ristrutturato la torre, i familiari Cega avevano conseguito il diritto di abitarla, nonostante il fatto che le autorit venete avessero sotto controllo tutte le torri cittadine. Pi tardi la torre Cega pass di propriet monastero di San Nicola. In questo periodo cess la costruzione delle torri vicino alle mura cittadine e delle case-torri entro le mura. Indubbiamente questo lindice dei cambiamenti politici e sociali nella citt. Dopo il consolidamento della situazione politica interna nel 400, le famiglie di Tra non funzionavano pi come dei clan, e non costruivano torri. Cambiamenti sulla piazza cittadina e simboli del nuovo governo La modellazione pianificata della piazza principale come del centro di potere incominci gi nel 200, quando incominci ad evolversi seguendo i principi del nuovo urbanismo comunale. Gli edifici che presentavano il centro delle istituzioni cittadine (in primo luogo, il palazzo comunale e la loggia), presentavano dei punti importanti nella struttura cittadina come dei simboli di potere. Fino alla fine del 200 si poteva incontrare gli edifici del potere laico e quelli ecclesiastici raggruppati nello stesso posto: gli edifici ecclesiastici per tradizione, mentre quelli comunali annunciando la nuova funzione della piazza principale. La piazza mantenne il suo ruolo pubblico durante il corso di tutto il medioevo, come uno spazio dominante intorno al quale furono concentrate le pi importanti funzioni cittadine, determinate dai ruoli e dagli edifici pubblici. Dopo il 1420 la piazza mise in risalto dei nuovi valori politici. La sua formazione con un fine politico stimol il restauro degli edifici comunali. Sono gi stati menzionati i lavori sulla ristrutturazione del palazzo comunale in seguito ai danni subiti nel 1420; ma questedificio fu oggetto di ripetuti restauri anche durante i secoli successivi. Certi documenti del 400 menzionano certi locali del palazzo comunale di Tra. Il palazzo comunale aveva un ruolo importante per la formazione della piazza principale. Questi edifici presentavano lidentit politica delle citt, ed il loro aspetto dipendeva dalla politica comunale. Nelle citt da loro dominate, i Veneziani assicuravano sempre delle residenze decorose per i loro rappresentanti. Il buon aspetto del palazzo presentava un buon governo ed anche la dedizione alla Repubblica. Nel 1426 il conte abitava in una delle case sulla piazza principale di Tra. Nel 1420 sulla colonna allangolo della loggia maggiore fu scolpito lo stemma del generale Pietro Loredano, il quale ricordava la vittoria dellesercito veneto sopra le forze cittadine. Nellarea cittadina cambi il sistema dei segni visuali con lapparizione degli stemmi dei dogi e dei generali veneti, e soprattutto del simbolo veneto per eccellenza, del leone di San Marco, che molto pi diffuso in riguardo ai simboli del potere politico pre-veneto. Il leone marciano testimonia pure lintegrazione delle citt della Dalmazia, perch appariva in tutte le citt dalmate sotto il dominio veneto. Dopo il 1420 sulla piazza centrale di Tra, come del resto anche nelle altre citt dalmate, sventolava la bandiera con il leone marciano. Lo stendardo con la bandiera di San Marco (stendardum Sancti Marci) si trovava sul posto della berlina. Nei documenti viene menzionata ancora la cosiddetta placha rotunda, dove la gente giurava ad sancta Dei Evangelia. Frequentemente nelle citt dalmate la berlina veniva usata come stendardo. La piazza di Tra fu ampliata e pavimentata nel 1435 a spese dei proprietari degli edifici vicini e della cattedrale (del vescovo), su versamento della somma di 100 libre e 15 soldi. La citt inoltr al doge la richiesta dinnalzare una fontana per ornare la piazza e per il bene della citt. Per la fabbrica della fontana sono stati richiesti 150 ducati (fabrica unius cisterne super plathea comunis Tragurij), ma il doge nel 1436 rimand la sua costruzione, perch la priorit fu data alledificazione delle fortificazioni. Purtroppo, la fontana sulla piazza centrale non fu mai eretta. Ledificazione dei palazzi rinascimentali pi rappresentativi, ed in particolar modo la modellazione dello spazio della sua piazza principale a Tra, rispecchiano chiaramente il livello della cultura di abitare in questo periodo. Per, linvestimento pi importante fu concentrato sulla costruzione delle fortificazioni. Il progetto di restauro della piazza medioevale fu avviato soltanto dopo la conclusione dei lavori sugli edifici prioritari, prima di tutto sulle fortificazioni. Per esempio, il costo della costruzione della cappella di San Giovanni, conclusasi dopo quindici anni di lavoro, fu stimato a 2300 ducati, mentre per il restauro di una parte delle mura nel 1490 ci vollero 2000 ducati, ma i lavori dovettero esser conclusi con la massima urgenza. Le fortificazioni avevano la massima priorit, tra laltro, anche per le sempre pi frequenti incursioni ottomane, e richiedevano dei grossi investimenti durante un lungo periodo. Il restauro della piazza principale di Tra dimostra in ogni modo unalta maturit architettonica, specialmente nella seconda met del 400. Oltre alla stabilit politica e alle possibilit economiche per unoperazione simile, il restauro della citt ed in particolare della sua piazza fu ispirata dagli ideali umanistici riguardanti laspetto della citt. Sebbene il patriziato di Tra fu alla guida della resistenza alla dominazione veneta, nel corso del 400 le condizioni cambiarono, e man mano un certo suo numero sera adattato alle nuove, oramai cambiate, circostanze. Lo spazio che attorniava la piazza principale continuamente presentava un punto dattrazione per i palazzi pi rappresentativi delle famiglie pi potenti. Ad esempio, la famiglia Cippico prese parte al sistema di governo veneto, consolidando in tal modo la propria posizione sociale: era una tipica famiglia di sopracomiti della Dalmazia veneta. Alcuni dei suoi membri avevano dei ruoli importanti anche nella progettazione urbanistica e nella realizzazione dellaspetto umanistico ideale del centro cittadino (i cosiddetti palazzi Cippico, piccolo e grande, sulla piazza). Conclusione Il controllo veneto delle aree cittadine era accentuato dopo lanno 1420, il che sera riflettuto sugli aspetti politici, funzionali ed architettonico-stilistici. Come del resto anche gli altri comuni della Dalmazia, dopo il 1420 Tra divent parte costitutiva del dominio veneto da mar. Linfluenza di Venezia sullo sviluppo urbanistico delle citt dalmate sera manifestata negli elementi dellorganizzazione delle aree delle comuni e nelle determinanti economico-topografiche. La limitazione dellautonomia cittadina dopo lanno 1420 era necessaria per lintegrazione della citt nel sistema centralizzato dello Stato. Nonostante ci, come le altre citt dalmate, la citt di Tra riusc a mantenere le sue caratteristiche locali, adattandosi al nuovo sistema di governo. ( Questo saggio stato composto negli ambiti dell workshop dell International University in Venice (San Servolo), svoltosi il 26/8-9/9 2001 e 16/6-29/6/2002 sotto la guida del Prof. Alberto Tenenti. Ringrazio i condutori dell workshop il Prof. Donatella Calabi e Prof. Carolyne Bruzelius, come anche il Prof. Denis Romano per i consigli ricevuti.  T. RAUKAR, Komunalna druatva u Dalmaciji u 15. st. i prvoj polovini 16. stoljea, su: Historijski zbornik, 35 (1982), 43-118, 54; M. `UNJI, Dalmacija u 15. stoljeu. Sarajevo, 1967, 97-167.  F. LANE, Venice. Maritime Republic. Baltimore-London, 1973, 200, 224-237; R. C. MUELLER, Aspects of Venetian Sovereignty in Medieval and Renaissance Dalmatia, su: Quattrocento Adriatico, Florence, 1994, 29-57, 30; A. TENENTI, The Sense of Space and Time in the Venetian World of the Fifteenth and Sixteenth Centuries, su: Renaissance Venice, 17-46.  M. NOVAK, Autonomija dalmatinskih komuna pod Venecijom, Zadar, 1965.  I.. LU I, Povijesna svjedo anstva o Trogiru, 1-2, a cura di: C. FISKOVI, 1979, 913.  M. NOVAK, Autonomija, 25; Znanstvena knji~nica Zadar (in seguito: ZKZ), Rukopisi, MS, 299, f. 1420, 74-76.  Listine o odnoaajih izmeu ju~noga slavenstva i mleta ke republike, a cura di `. LJUBI, X, 1890, 106.  V. KOVA I,  Trogirske fortifikacije u 15. stoljeu , su: Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji, 37 (1997-1998), 116.  Arhiv Hrvatske akademije znanosti i umjetnosti (Archivio dell Accademia Croata di Scienze, Lettere ed Arti) di Zagabria (in seguito: AAZg), Ostavatina Lu i: Lucius, XX-12/I-XXIV, 24 volumi (in seguito: Lascito Lucius), a cura di M. BARADA, lib. 10. f. 4. (L originale di questa copia conservato presso l Archivio Arcidiocesano di Spalato: MS sign. 528, 531-542. ser. B).  KOVA I, Trogirske, 116.  Listine, VIII, 46.  KOVA I, Trogirske, 116. Secondo il Lu i, ancora nel suo tempo si poteva scorgere che le torri erano state danneggiate dai colpi di bombarda, ed abbattute fino al altezza delle mura; LU I, 997.  LU I, Povijesna, 941, 990.  KOVA I, Trogirske, 116.  Memorie storiche di Tragurio ora detto Tra, di Giovanni Lucio, Venetia, 1673, 449.  Dr~avni arhiv u Splitu (Archivio di Stato di Spalato, in seguito: ASS): Fondo della famiglia Fanfogna Garanin, serie: Communit di Tra, fasc. I/IIIa, f. 3-5.)  Barbacane = fortificazione molto solida, per le difese della porta della citt; A. DEANOVI, ''Glosar naziva u upotrebi srednjovjekovnog i renesansnog vojnog graditeljstva u Hrvatskoj'', su: Utvrde i perivoji, Zagreb, 2001., 79-97, 92.  LU I, Povijesna, 1001.  Se escludiamo il dato sulla torre comunale nel 1418 riportato dal Lu i.; LU I, Povijesna, 994.  ... turris comunis quae est iuxta domum ser Johannis Duymi civis Traguriensis et quedam alia turris episcopatus distantes per parvum spatium una ab altera, vel turris abbatie cum Abbatia, que quidem turres sunt a capite pontis Insulae fortificentur, et eleventur ad altitudinem debitam cum illis muris, barbacanis et receptis, ac modis cum quibus videbitur ingeniario ad hoc mittendo per Dominos predictos; AAZg, Loascito Lu i, lib. 9, f. 95.  LU I, Povijesna, 1054; Zlatna knjiga grada Splita, a cura di I. FRANGE`, Split, 1996, 209.  P. ANDREIS, Povijest grada Trogira, fasc. 1-2, a cura di V. RISMONDO, Split, 1978, 160.  KOVA I, Fortifikacije, 115; LU I, Povijesna, 1001. Tra, similmente alle altre citt della Dalmazia, fino al 1420 si serviva di un proprio sistema di misure, differente da quello in uso a Venezia, per non stato mai registrato.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 37, 448 (Die 8 Augusti 1426 Comitis Traguriensis Domus in Platea destructae a bombardis locatio).  KOVA I, Trogirske, 116.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 117 (Die 13 novembris 1420. De monasterio Sancti Francisci destructo.)  Die 18. Aprilis 1421 Dragolini Nicole operarii cum lapicida conventio de reficienda ecclesia de actibus bondardum; AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 4; D. FARLATI, Illyricum sacrum, fasc. IV, Venetiis, 1769, 397-398. Fu stabilito anche il prezzo dei lavori: 404 libre, 200 delle quali in anticipo, allo scopo di permettere al mastro dacquistare le pietre necessarie. Il resto doveva esser sborsato a compimento dei lavori. Loperario aveva il compito di trovare gli operai ausiliari, loccorrente per le impalcature, il piombo ed il ferro per i ganci. Il mastro prese l impegno di finire i lavori entro l anno successivo; LU I, Povijesna, 959; C. Fiskovi scopr che sul restauro del campanile lavorarono l imprenditore edile Matei Goicovich ed il protomastro Stephano. Egli ritenne, inoltre, che il protomastro Stephano fosse il padre dello scultore Joannes Dalmata (Ivan Duknovi). Nel 1431 il mastro Stephano partecip alla costruzione delle arcate della cattedrale; C. FISKOVI, Opis trogirske katedrale iz 18. stoljea, Split, 1940, 35, 59.  Si sono conservati anche i dati sul restauro dellaltare di S. Lucia e sul commissionamento della nuova pala (altare s. Luciae restaurare et palam facere); AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 23.  Sono state registrate pure le spese del restauro della casa: 470 libre di denari piccoli, delle quali 148 libre di denari piccoli e 7 soldi per le parti in legno, 39 libre per le parti in ferro; per tre mila tegole, per le pietre e per la calce 157 libre e 2 soldi, ed infine per la manodopera dei muratori e dei falegnami 125 libre di denari piccoli ; LU I, Povijesna, 956.  LU I, Povijesna, 956. Segue un'elenco delle spese e dei materiali, vedi il capitolo sull'abitazione e sugli edifici.  ST, R. II, c. 18.  Dr~avni arhiv u Zadru (Archivio di Stato di Zara, in seguito: ASZ), busta 46, fasc. 6. Testamenti 1448-1452. Jacobus de Viviano condam Francisci de Veneciis, publicus imperiali auctoritate et communis Tragurii notarius et cancelarius (in seguito: Viviano), f. 35', 36-37, 37'-38, 38'-39, 41', 41'-42, 42-42', 42'-43, 43', 45-45', 46-46', 48-48', 50', 51-52.  Statut grada Trogira (in seguito: ST), a cura di V. RISMONDO, Split, 1988, R. II. 19.  Memorie, 429.  C. FISKOVI, ''O trogirskim mlinicama u povodu njihove nove namjene'', su: Godianjak zaatite spomenika kulture Hrvatske, fasc. 6-7 (1980.-1981.), 10-19.  R. BU}AN I, '''Renovatio urbis' Koriolana Cipika u Trogiru'', su: Ivan Duknovi i njegovo doba, Trogir, 1996, 107-117, 108.  F. DUJMOVI, ''Urbanisti ki razvoj aibenske luke'', su: Pomorski zbornik, fasc. II, 1962, 1439-1449.  A. DEANOVI,  Architetti veneti del Cinquecento impegnati nella fortificazione della costa dalmata , su: L architettura militare veneta del Cinquecento, Vicenza, 1988; A. DE BENVENUTI,  Le opere fortificatorie in Dalmazia sotto Venezia (140-1797), su: Rivista Dalmatica, Venezia, 1955-1956; D. KE KEMET, ''Splitski kaatel'', su: Anali Historijskog instituta JAZU u Dubrovniku, fasc. 4-5(1956), 267-303.  G. NOVAK, Povijest Splita, fasc. II, 1960, 428; KOVA I, Trogirske, 117.  Listine, VII, 225-226; `ibenik. Spomen zbornik o 900 obljetnici, a cura di S. GRUBI`I, `ibenik, 1976, 136-137.  L ingegnere militare della Repubblica Lorenzo Pincino vi lavor su; C. FISKOVI, Zadarski sredovje ni majstori, Zagreb, 1959, 34; T. RAUKAR  I. PETRICIOLI  F. `VELEC, Zadar pod mleta kom upravom, Zadar, 1987, 129.  Delle fortificazioni di Tra si scrisse molto: KOVA I, Trogirske fortifikacije, 109-137; R. SLADE-`ILOVI,  Kaateo Camerlengo u Trogiru , su: Bullettino di archaeologia e storia dalmata, fasc. 33(1910), 1-11; BU}AN I, Renovatio, 108; Listine, I, 105; AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 21 (2. augusti 1421. Johannes Desse, Antonius Andre Theodosij et Laurentino Stipossij ambassiatores populi civitatis Traguriensis).  ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 2.  LU I, Povijesna, 1000.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 8. f. 35.  KOVA I, Trogirske fortifikacije, 115; LU I, Povijesna, 1000.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 113-116.  LU I, Povijesna, 946-947.  KOVA I, Trogirske, 109-137. In questo saggio viene pubblicato pure lo schizzo di Alessandro Ganassa del  700.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 113-116.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 113-116, (Simonis Detrico comitis cum Prothomagistro de fabricando fortilicio conventio. Die 8 septembbris 1420.); LU I, Povijesna, 923.  ANDREIS, Povijest, 160.  ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 6.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, 113-116.; KOVA I, Trogirske fortifikacije, 118.  Per, anche se nei lavori pubblici furono (forzatamente) inclusi gli abitanti del distretto ed i cittadini, dal conte fu richiesto di procurare pi mezzi per le pietre, la calce ed certe cose simili. Il doge venne informato dal Loredano che la detta torre non poteva esser fortificata senza il legname per il tetto, sular e le 16 000 tegole; LU I, Povijesna, 1002.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 10. f. 30-36.  KOVA I, Trogirske fortifikacije, 119.  ASZ, busta 67. fasc. 3, f. 114 .  ZKZ, Rukopisi, MS 305, f. 5 -10.  BSZ, busta 67, fasc. 1, f. 64-64 .  SLADE-`ILOVI, Kaateo, 11; KOVA I, Trogirske, 120-122.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 25-30.  KOVA I, Trogirske, 126; Fortezze veneziane nel Levante, Esempi di cartografia storica dalla collezione nel Museo Correr, catalogo della mostra, a cura di E. MOLTENI  S. MORETTI, Venezia, 1999, 20-21.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 25-30.  Zlatna, 331, 333.  ANDREIS, Povijest, 170, 174-175.  KOVA I, Trogirske, 128-130.  I. BABI, ''Na pomolu trei, fantomski most'', su: Radovan, fasc. 1 (1997), 8-9.  La richiesta fu ripetuta nel 1436.; AAZg, Lascito Lucius, lib. 9, f. 25-30, 95.  Allora cominci pure l edificazione della nuova porta verso nord e d altri edifici comunali; BSZ, Rukopisi, MS 305, f. 27.  BSZ, Rukopisi, MS 305, f. 28.  LU I, Povijesna, 997-1008; ANDREIS, Povijest, 15.  KOVA I, Trogirske, 126.  ST, L. II, c. 60.  BABI, Na pomolu, 8-9.  LU I, Povijesna, 997.  KOVA I, Trogirske, 109-135.  La pianta di Tra del Lu i, la quale risale al '600, indica questa porta, situata all'angolo nord-occidentale del Sobborgo.  RAUKAR, Komunalna, 97.  KOVA I, Trogirske, 120-122.  M. GEORGOPOLOU, Veneice's Mediterranean colonies. Architecture and urbanism, Cambridge, 2001., 120-121.  RAUKAR, Komunalna, 97; LANE, Venice, 235.  BU}AN I, Renovati, 109. Verso la fine degli anni sessanta del '400 cominciarono le prime incursioni ottomane sul territorio della Dalmazia, quando fu minacciato il distretto di Spalato. Coriolano Cipico descrisse le le rovinose mura di Tra nella sua opera Bellum Asiaticum; a cura di G. NOVAK, Split, fasc. I, 310; K. ipiko, O Azijskom ratu, Split, 1977, 171.  Simon e concilio Constantiensi reversus anno 1418. totam civitatem suspensam metu belli Veneti, atque sollicitam reperit; jam enim induciae exierant, quas anno 1413. Sigismundus cum Venetis in quinquennium pepigerat. Ante has inducias, dum bellum fervebat, Tragurienses suburbium occidentale, ut Lucius docet, moenibus et propugnaculis munierant, quod deinde Civitas nova appelata est; FARLATI, Illyricum, fasc. IV, 397. Secondo il Lu i, quell annosu   X _ @Bqr:;EFyz%&'<={|DEa!b!""""J#K###$ָjh 0J6UmHsHjh 0JUmHsHh 6mHsH j*h 0JmHsHh mHnH sHtH h mHsHHstu ABqr"d.v8w8$dh]`a$X`X $dh]a$$Xdh]`Xa$$]a$ $&X]&^Xa$$dha$$dha$$$Y$Z$''''0(9(( ))),,--b.c.d.1111232425244Z5[5]5^5p5q566H7I777u8w888z9{9^<_<>>e?f?g???@@@@AABBDDEEEEFFlHmHnHoH]I^IkJh 6mHsHh 5mHsHh mHnH sHtH h mHsHjh 0JUmHsHPw888g?oH{Q+[+aemoRruuuu8|Ӑ-N۪ܪ$Xdh]`Xa$X`XkJlJJKQMRMMMKNLNyQzQ{QRRQSRSSTWTXTEVFVXX)[*[+[0^2^(a)a*a+addeeeeff@gAggghhhhsjtjnkokkkkkllll(n)nnnnnYohojokolomo=p>p0q1qPrQrRrh 5mHsHh 6mHsHh mHnH sHtH h mHsHjh 0JUmHsHPRrttuuuvvvv|w}wzz5{<{F{N{{{{|7|8|||}} ~ ~S\6;=>RSхޅvw߈=>237tuvѐҐӐ Ǔ|}GH+h 6mHsHh mHnH sHtH jh 0JUmHsHh mHsHT+,--.OPJKĜŜBC۝ܝhnFG&'ޢߢLMN)*\]@Aڪܪի֫01αϱײزh 5mHsHh 6mHsHh mHsHh mHnH sHtH jh 0JUmHsHPزwx/Fklǵ޵ߵ+,-STɷ=>}~yz./no ʿ˿&'~PRfvÿ h 6h 6mHsHh mHsHh mHsHjh 0JUh  j*h 0Jh 5mHsHh mHnH sHtH h 6mHsHjh 0JUmHsHh mHsH8/&P R|NF8n$`Dd$Xdh]`Xa$vOe CRS L|~NPRTX`bdl~FHh 6mHsHh mHsH h 6h jh 0JUh mH sH h 6mH sH PHl8:np"$&(,.06H`bdrvDFxV( ,dfh^`bNP &R$Gz^^\^dLh 6mHsH h 6jh 0JUh mHsHh W^N \Lt"z JV0LNtv|~"#$8z{ "$& "$<46<v"FJLl @VX0248 h 6h 6mHsHh mHsHh h mH sH jh 0JUS0jN4r ,`t bZT4\8jlnvJNPR&468>BRVZfhrtv~ ,.0d $(8<@LN`b "Vtvxh mHsHh 6mHsHh jh 0JUh mHsHVh Dbd x6Z\TV 246\^h 2      $ 0 2 4 < n p   D F H T X j     4Rz|~~ h 6h mH sH h mHsHh jh 0JUh 6mHsHh mHsHP 0 n D  z;>F>>>2?t?@BB*HlHHHIIJJdKL>>F>H>J>R>V>d>f>r>v>|>>>>>>>2?4?6?MvMMMM4NjNlNnNpNNkHkPkXkdkfktk~kkkkUh 6mHsHh mHsHh mH sH h mHsHh mH sH  h 6jh 0JUh L in questa zona della citt fu menzionata la casa di propriet di Nicola Stephani e due cortili d Andrea, figlio di Giuseppe Cega. ASZd, busta. 67. fasc. 1, f. 2.  LU I, Povijesna, 984, ASZd, busta 67, fasc. 1. f. 2 -3 ; fasc. 3, f. 3 , 6, 8.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 6-8 (17. Junij 1421. Controversia de turri locata et destructa a lapidibus bombardum...).  V. FRANCHETTI PARDO, Storia dellurbanistica. Dal Trecento al Quattrocento, Roma-Bari, 1994., 25.  I. BENYOVSKY, Trogirski trg u kasnom srednjem vijeku, su: Povijesni prilozi, fasc. 16 (1997), 11-33.  Quattro nuove finestre al primo piano furono inserite pi tardi dal noto tagliapietre di Brazza, Tripho Bocanich. Sulla facciata del palazzo comunale di Tra c uniscrizione, la quale descrive il completo restauro del 1608. In quell occasione, l antico palazzo comunale duecentesco fu sostituito da un palazzo rinascimentale-manieristico. BABI, Renesansni, 75, 169. L'odierno palazzo comunale fu nuovamente edificato dalle basi nel 1890; C. FISKOVI, ''Trifun Bokani na Hvaru'', su: Peristil, fasc. 16-17 (1974), 56-60.  Alcuni documenti quattrocenteschi ricordano certi locali del palazzo: ASZd, busta 1, fasc. 13, f. 15 ; busta 66. fasc. 27, f. 4, 5, 9-9', 11'; busta 67, fasc. 1, f. 4, 40, 58, 59, 74; fasc. 2, f. 11, 23, 45, 52, 231; fasc. 3, f. 9, 29, 48, 51, 52, 136, 143, 15, 168, 174; ASZd, Viviano, f. 35', 55'-56, 59-59', 62'-63, 64, 64'.  C. CUNNINGHAM, For the Honour and Beauty of the city: the Design of Town Halls, su: Siena, Florence and Padua: Art, Society and Religion 1280-1400, fasc. II. New Haven London, 1995., 29-55, 31.  Z. JANEKOVI-RMER, Okvir slobode. Dubrova ka vlastela izmeu srednjovjekovlja i humanizma, Zagreb-Dubrovnik, 1999, 381.  AAZg, Lascito Lucius, lib. 10, f. 37.  J. STO`I,  Trogirska katedrala i njezin zapadni portal , su: Per Radouanum 1240-1990, Trogir, 1990., 67-91, 70.  NOVAK, Povijest, vol. II, 203.  Ibidem, 443.  Actum Tragurij in plathea comunis prope stendardum; ASZd, busta 67. fasc. 3. f. 10, 153.  ...Actum Tragurij in plathea prope stendardum sancti Marci ... in forma iuris, iuravit ad sancta Dei Evangelia...; ASZd, lib. 67, fasc. 1, f. 229; fasc. 3. f. 176. Il documento del 1436 ricorda un processo svoltosi in plathea comunis apud plancham; ASZd, busta 67. fasc. 1. f. 65.  Per esempio, davanti al palazzo di Spalato vera una colonna di pkkkk llll0l4l9l:lllllo@ooopp*p3p4pBpCpEpxppppqzqqqqrx|xxyyyJzpzzzzX{Z{{{{{{|.|0|2|||| }"}$}~Ҁh mHsHh 6mHsHU h 6h 6mH sH h mH sH jh 0JUh mHsHh Llnmn>op3pBppqzX{{{0||"}Ҁ ./124578:;gd ietra con lo stemma di San Marco e con la bandiera; C. FISKOVI, ''Najstariji kameni grbovi Splita'', su: Vjesnik Hrvatskog arheoloakog druatva, fasc. 17 (1936), 183-194, 183. Sono menzionati gli stendardi nelle citt di Almissa, Castel Vecchio, Curzola e Lesina. L. BERLINA, ''Berlina'', su: Dubrova ki vjersnik, n. 314 (5 ottobre 1956), 3.  Annotato nel libro del operario Stephano Petri Cega; ANDREIS, Povijest, 171, 269.  BSZ, Rukopisi, f. 27.  BU}AN I, Renovatio, 131-139; ANDREIS, Povijest, 269.  BU}AN I, Renovatio, 109.  Il processo fu molto simile anche nelle altre citt dalmate; RAUKAR, Komunalna, 85-86.  PIPLOVI, Graditeljstvo, 123.  L elezione del   sopracomite  (capitano della galea comunale) era ritenuta come un particolare privilegio; ed avveniva nel Consiglio di Tra secondo le istruzioni del governo veneto; RAUKAR, Komunalna 15 st, 89.  T. RAUKAR,  Komunalna druatva u Dalmaciji u 15. st. i u prvoj polovini 16. stoljea'', su: Historijski zbornik, 35 (1982), 43-118, 54; `UNJI, DalmacҀԀ ./0235689;<BCDFGMNOPQTUȷh mHsHh 0JmHnHu h 0Jjh 0JUjh Uh mHsHU h 6h mHsHh jh 0JU!ija, 97-167.  RAUKAR, Komunalna 15. st., 96.     PAGE  PAGE 1 ;DEFQRSTUh]h&`#$,1h. A!"#$% ^ 666666666vvvvvvvvv666666>6666666666666666666666666666666666666666666666666hH6666666666666666666666666666666666666666666666666666666666666666662 0@P`p2( 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p 0@P`p8XV~_HmHnHsHtH@`@ NormalCJ_HaJmHsHtHV@V  Heading 1$$dh@&]a$5PJ\tH ^@^  Heading 2$$$dh@&]`a$5PJ\tH ^@^  Heading 3$$$Xdh@&]`Xa$5PJ\tH DA`D Default Paragraph FontViV 0 Table Normal :V 44 la (k ( 0No List JB@J  Body Text$dha$mHsHtH uVT@V  Block Text$&X]&^Xa$mHsHtH u@&@@ Footnote ReferenceH*\C@"\ Body Text Indent$Xdh]`Xa$tH N@2N  Footnote Text$dha$ CJaJtH 4 @B4 Footer  p#.)@Q.  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Gli interventi si manifestarono in prim2,2,2"2,#222"H"2-!2,2"'"N,2!,',!222"2"2!NT' yF@E@' Laho luogo nel sistema delle 2"2212"2,"''-N,"2,,Rp @Times New Romann n QVn n n ln QVn n qXn n ArX 0yDXG*Ax Times ew omann n -Xn n zXn Advdv% Rp@Times New RomanrX 0yDX[vY88Ax pS] v9B >Sh87 8 p#9 L 4vQQ"[vUYvXv!]+8 8 ov+8 pS  v$vdv% ( Rp @Times New Roman8Ax pS] v9B >S[vY88dd pT v9pdddd Xvddc Wv8XvDc dd`vXv!p c L v uXv)vddq!qv$vdv% ( Rp@Times New Roman8dd pT v9pdddd [vY88ed pU v9pdded Xved# , Wv8XvD# ,ed`vXv!p # ,L v uXv)vedq!qv$vdv% ( Rp @Times New Roman8ed pU v9pdded [vY88dd pV v9pdddd Xvddc Wv8XvDc dd`vXv!p c L v uXv)vddq!qv$vdv% ( % (  T8HD]@E@HFRLahfortificazioni, nei rapporti di possessione, nell'organizzazione e nelle funzioni !2!!,,-2212,1",223!12122'',''22,12,2!2,2--,-22,1,12,,2!22-22Rp@Symbol  h QVh `  L QVh ` qX` h ,rX0yDX5SymbolV0l V,  0R -X zX ,&" WMFC hh*dv% % % Rp@Symbol  h QVh `  L QVh ` qX` h &rX0yDX5SymbolV@3 V, %\S -X zX &dv% % % % % %  % % % THgD@E@HGLahdell area cittadina, nonch nei simboli del governo instaurato da poco.2,!,!-,,,22,222,3,2,'N222,122-!232',2!,22,22,2% % % TTEPf@E@ELahP*"% % % TTgg@E@gLahP - TTHtJ @E@H3 LahP - TTNL z @E@N LahP - TH +1 @E@H ILahLa Dalmazia, una provincia estesa dalle Isole Osserine (Cherso e Lussino)<,!H,N,-, 22, 2!223,, ,',', 3,,! '2, H'(,!2, !C2-!'2 ,!<2''22"TT, K1 @E@, LahP TL @1 @E@L Lahda Nord fino , H2!2 !23 TtNm > @E@N \Lahall'isola di Curzola a Sud, tra gli anni 1409 e 1420 divenne parte del dominio veneto sulla ,'2,'2'C2!-2,','812'!,'1',22'2222','2222'22,22,'2,!,'2,'32N22'2,2,2''2+Rp@Times New Roman x QV ` QV qX 'rX0yDXG*Ax Times ew RomanJ$ -X` ` zX 'dv% % % Rp@Times New Roman  h QVh ` L QVh ` qX` h l=rX0yDXG*Ax Times ew Roman] -X zX l=dv% % % % % %  % % % TN s @E@Ns BLahcosta orientale dell'Adriatico (dall'Istria all'Albania) chiamato ,2',+2!,2,,+2,H3!,,2+!2, '!,+,H2-2,!+,2,N,2+% % % Tlt  R @E@t s LahXColfoC22% % % TTS  } @E@S s LahP +TX~  @E@~ s LahPo 2+% % % T|  b @E@ s Lah\Culphum.C2222H% % % !ah% % % TTc T @E@cE LP1"" % % % TT  @E@s LahP ,% % % T @ @E@s Lah`I comuni +,2N22 TN R 7 @E@N :Lahdella costa orientale dell'Adriatico presentavano uno dei 2,,,2',2!,2,,2,H2!,,22!,',2,3,222222,S Rp@Times New Romann n QVn n n ln QVn n qXn n ArX 0yDXG*Ax Times ew omann n -X t Gvt Gv$ qdv% %  T,S >7 @E@S %Lahsegmenti pi importanti di uno Stato ',1N,222N12!,222228,2 % (  TNr @ @E@N `Lah sistematicamente organizzato, specialmente di quello del tipo di  stato territoriale , in primo '',N,,,N,2,"2"1,2.-,2"'2,,,N,2,"2"22,2"2,"22"2",',2",!!2!,,,"2"2!N3 T\N ? @E@Ny XLahluogo per delle ragioni strategiche ed economiche, ma anche simboliche (la tradizionale 221232,!33,,3!-1223'!,-1,2,3,24,,222O,2,3N,3,2,3,3'N22,2,3!,3",2-22,,% % %  % % % T N Z<@E@N%#Lahcerimonia dello sposalizio del doge,,!N22,:2,2:'22(,-2:2,:221-TT[ <@E@[%LahP :T &" WMFC hh* <@E@%Lah|con il mare Adriatico).,22::O,!,;H2!,,2!% % % !ah% % % TT @E@ LP2"" % % % TT <@E@ %LahP z:T @<@E@ %Lah|Siccome lo Stato Veneto 8,,2N-:2:8,2:H,2,2 NRp@Times New Romann n QVn n n ln QVn n qXn n ArX 0yDXG*Ax Times ew omann n -Xn t Gvt Gv qdv% %  ThNx@@E@NZLahgeograficamente e geopoliticamente non formava un unit coerente, un sistema giuridico ed 1,32!,!,,N,2,%,&1,232,,N,2,%222%!2!N,2,%22!22,%,2,!,2,%22%'',N,%12!2,2%,3 % (  T|N$>@E@N~]Lahamministrativo alquanto unificato, e neppure un sistema di fortificazioni e d organizzazione ,NN2'!,22%,22,22%22!,,2%,%3,222!-%23%'',N,%2%!2!!,,-22%,%2!2"2,2--,-22+ TN B@E@N+Lah|urbanistica standardizz2!2,2',,@',22,!2--T ?B@E@ +?Lahato. Ogni provincia era governata da un amministrazione veneta ,2@H12@2!222,,@-!-@122-!2,,@2,@22",NN2'!,-22,@2,2,- % % % TN}=@E@NLah(capitani, provveditori, !,,2,292!223,22!9% % % Tx>}H@E@>Lah\sindici'22,% % % TI}@@E@I:Lah) direttamente soggetta al doge, e le cui ordinanze erano !92!,,N,2,9'321,,:,9231,9,9,9-292!22,2-,9,!,23 TN*@@E@NdLaheseguite in tutte le parti dello Stato da mar (tutti i territori dall Adriatico fino a Levante). Le ,'-12,!2!2,!,!2,!!2,2!8,2!2,!N,!!!2!!,!!2!!2,!H2!,,2"!22!,"<,2,2-!"<- T`NG@E@N0LahTdiv220Rp@Times New Romann n QVn n n ln QVn n qXn n ArX 0yDXG*Ax Times ew omann n -X t Gvt Gv qdv% %  T\@G@E@0XLaherse parti dello Stato dovevano essere tenute assieme anche dalla gloria della citt di ,!',02-!02,208,20222,2,220,''-!,0,22-0,'',N,0,2,3,02,,112!,02,,0,,02 % (  T|N@E@NLah\Venezia H,2,-,TT@E@LahP 2TT@E@LahP b,Rp@Times New Romann n QVn n n ln QVn n qXn n ArX 0yDXG*Ax Times ew omann n -X t Gvt Gv` qdv% %  T@@E@_Lah il suo sito, la sicurezza, la stabilit politica delle istituzioni. Al livello locale, d altra '22'2,&,2!,--,,',2,22,,2,,'2-22H2,22,,,2!,!- % (  Rp@Times New Roman p QVp h T QVp h qXh p .rX0yDXG*Ax Times ew Roman$T -X zX .dv% % % % % % !ahT<N.5@E@N(L T|6.@&" WMFC hh*E@6L\ " '% LdNnrNn!??% ( % % % TT.*@E@LahP -Rp@Symbol  h QV P QV qX L;rX0yDX5SymbolV@4l V ,;0[ -XP P zXx L;dv% % % Rp@Symbol  h QV P QV qX <)rX0yDX5SymbolV@0 V )8_ -XP P zXx <)dv% % % % % % Rp @Times New Roman x QV ` QV qX L*rX0yDXG*Ax Times ew Roman_$ -X` ` zX L*dv% % % Rp  @Times New Roman x QV ` QV qX L*rX0yDXG*Ax Times ew oman_$ -X` ` zX L*dvdv% % ( Rp  @Times New Roman x QV ` QV qX L*rX0yDXG*Ax Times ew oman_$ -X` ` zX L*dvdv% Rp @Times New RomanrX0yDX[vY88Ax p_] v9B >_h87 8 p#9 L 4vQQ"[vUYvXv!]+8 8 ov+8 p_  v$vdv% ( Rp  @Times New Roman8Ax p_] v9B >_[vY88ed p`:v9pdded Xved Wv8XvD ed`vXv!p  L v uXv)vedq!qv$vdv% ( Rp @Times New Roman8ed p`:v9pdded [vY88fd pa:v9pddfd Xvfdg Wv8XvDg fd`vXv!p g L v uXv)vfdq!qv$vdv% ( Rp  @Times New Roman8fd pa:v9pddfd [vY88ed pb:v9pdded Xved Wv8XvD ed`vXv!p  L v uXv)vedq!qv$vdv% ( % (  % % % TTNh@E@NLahP*% % % TTi@E@iLahP i&Rp @Times New Roman x QV ` QV qX L*rX0yDXG*Ax Times ew oman_$ -XX Gv Gv qdv% %  T+ @E@5LahQuesto saggio stato composto negli ambiti dell work<)% *& %*)*&%& %*&%+@** *&)%)&&?*&*%':** % ( T, '@E@, 3Lahshop dell International University in Venice (San )**&*%&)%)%*)%&=)*% (&)&<%)%%&.%* TN;@E@NLahServolo), svoltosi il 26/8.%)**) )** ))***TT;@E@LahP-T;"@E@Lahl9/9 2001 e 16/6**)**)*)%))**TT#;=@E@#LahP-T>;&@E@>@Lah29/6/2002 sotto la guida del Prof. Alberto Tenenti. Ringrazio i ****)**) **)%)))*%)*%)/*);*%*)4%)%))7*)%%*) TN!(@E@NbLahcondutori dell workshop il Prof. Donatella Calabi e Prof. Carolyne Bruzelius, come anche il Prof. %*)*)**%:*)!)**/)<*)%%%7%%*%/*7%*))%8)%%) %+?%%)&)%/*T"'(@E@" LahhDenis Romano e<%) 7+?%)* TN[(@E@NLah|per i consigli ricevuti.*%%*) )%&))TT)[M@E@)LahP %Rp @Times New Roman h QV P QV qX rX0yDXG*Ax Times ew RomanD -XP P zXx dv% % % % % % % % % Rp &" WMFC hh*@Times New Roman x QV ` QV qX L*rX0yDXG*Ax Times ew oman_$ -X` ` zX L*dvdv% Rp @Times New RomanrX0yDX[vY88Ax pf] v9B >fh87 8 p#9( L 4vQQ"[vUYvXv!]+8 8 ov+8 pf ! v$vdv% ( Rp  @Times New Roman8Ax pf] v9B >f[vY88fd pg&v9pddfd Xvfd Wv8XvD fd`vXv!  L v uXv)vfdq!qv$vdv% ( Rp @Times New Roman8fd pg&v9pddfd [vY88Hfd ph&v9pdd@fd XvHfdg Wv8XvDg Hfd`vXv! g L v uXv)vHfdq!qv$vdv% ( Rp @Times New Roman8Hfd ph&v9pdd@fd [vY88fd pi&v9pddfd Xvfd Wv8XvD fd`vXv!  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TENENTI,  The Sense of Space and Time in the Venetian World of the Fifteenth and Sixteenth **!**!;!43<3<4!$4)%!.%) &!*!.*%%%!&)*!4?%"*!)&!J& WMFC h h*<&)%&)!O**!*")&".%&))!&)*".*%%)* % % % TNP@E@NLahlCenturies , su: 7%))% %!)% % % TP@E@QLahlRenaissance Veni3%** **%%3%*TX@E@LahPce%%% % % Tdg@E@LahT, 17**TTh@E@hLahP-T`@E@LahT46.**TT@E@LahP %% % 6h6ah6a66g6`g6`66f6_f6_66e6^e6^66d6]d6]66c6\c6\66b6[b6[66a6Za6Z66`6Y`6Y6 6 _6X_6X 6  6 ^6W^6W 6  6 ]6V]6V 6  6 \6U\6U 6  6 [6T[6T 6 6Z6SZ6S66Y6RY6R66X6QX6Q66W6PW6P66V6OV6O6  KS."System??????????????--@Times New Roman---  2 #GSI ,IS',&  2 # &1 2 #  & ,& ''---  2 RGSI "2 fGSIIRENA BENYOVSKY    2 fSI  2 {GSI  @Times New Roman--R@Times New Roman--.m2 RASIINTERVENTI SUL PIANO URBANISTICO DI TRA DURANTE I PRIMI DECENNI               .-/2 SIDEL DOMINIO VENETO (1420      2 iSI-2 mSI1450). 2 SI  2 )SI  2 GSI e@Times New Roman--.2 eSSIIl saggio tratta gli interventi subiti da Tra durante i primi decenni del dominio   .-_2 e8SIveneto nel '400. Gli interventi si manifestarono in prim  22 uSIo luogo nel sistema delle   @Times New Roman-@Times New Roman- @Times New Roman-@Times New Roman- @Times New Roman--2 eRSIfortificazioni, nei rapporti di possessione, nell'organizzazione e nelle funzioni @Symbol---@Symbol---------v2 eGSIdellarea cittadina, nonch nei simboli del governo instaurato da poco. --- 2 SI*--- 2 SI  2 eSI  2 (GSI y2 6eISILa Dalmazia, una provincia estesa dalle Isole Osserine (Cherso e Lussino)    2 6SI 2 6 SIa Nord fino 2 KG\SIall'isola di Curzola a Sud, tra gli anni 1409 e 1420 divenne parte del dominio veneto sulla  @Times New Roman---@Times New Roman---------n2 _GBSIcosta orientale dell'Adriatico (dall'Istria all'Albania) chiamato   ---2 _~SIColfo.--- 2 _SI 2 _SIo ---2 _SICulphum.---,IS--- 2 Z1'--- 2 _SI ---2 _ SII comuni  b2 tG:SIdella costa orientale dell'Adriatico presentavano uno dei t\@Times New Roman--.C2 t\%SIsegmenti pi importanti di uno Stato   .-2 G`SIsistematicamente organizzato, specialmente di quello del tipo di stato territoriale, in primo     2 GXSIluogo per delle ragioni strategiche ed economiche, ma anche simboliche (la tradizionale    ------@2 G#SIcerimonia dello sposalizio del dogeo  2 SI .2 SIcon il mare Adriatico).  ---,IS--- 2 2'--- 2 SI /2 SISiccome lo Stato Veneto   G@Times New Roman--.2 GZSIgeograficamente e geopoliticamente non formava ununit coerente, un sistema giuridico ed     .-2 G]SIamministrativo alquanto unificato, e neppure un sistema di fortificazioni e dorganizzazione m  .2 GSIurbanistica standardizz j2 ?SIato. Ogni provincia era governata da unamministrazione veneta   ---12 GSI(capitani, provveditori, ---2 SIsindici.---b2 :SI) direttamente soggetta al doge, e le cui ordinanze erano  2 GdSIeseguite in tutte le parti dello Stato da mar (tutti i territori dallAdriatico fino a Levante). Le  2 .GSIdivd.V@Times New Roman--.2 .VXSIerse parti dello Stato dovevano essere tenute assieme anche dalla gloria della citt di  .-2 CGSIVenezia  2 CqSI 2 CwSI Cz@Times New Roman--.2 Cz_SIil suo sito, la sicurezza, la stabilit politica delle istituzioni. Al livello locale, daltra .-@Times New Roman------,ISC2 XG( 2 X '- @ !TG---- 2 XSI @Symbol---@Symbol- - - - - - @Times New Roman- - -  @Times New Roman- -   @Times New Roman- @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  -  - - - 2 `GSI*- - - 2 dJSI dO@Times New Roman- - .[2 dO5SIQuesto saggio stato composto negli ambiti dell workr.-  X2 d83SIshop dell International University in Venice (San r22 vGSIServolo), svoltosi il 26/8 2 vSI-"2 vSI9/9 2001 e 16/6 2 vSI-k2 v@SI29/6/2002 sotto la guida del Prof. Alberto Tenenti. Ringrazio i 2 GbSIcondutori dell workshop il Prof. Donatella Calabi e Prof. Carolyne Bruzelius, come anche il Prof. 2  SIDenis Romano /2 GSIper i consigli ricevuti. 2 SI @Times New Roman- - - - - - - - - @Times New Roman- @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  @Times New Roman-   @Times New Roman-  -  @Times New Roman- - - - - - ,IS- - - 2 G1'- - - 2 JSI 12 MSIT. RAUKAR, Komunalna druj2 ?SItva u Dalmaciji u 15. st. i prvoj polovini 16. stoljea, su: - - - )2 SIHistorijski zbornik,- - - 2  SI - - - @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- @Times New Roman-  @Times New Roman- - - - - 2 G SI35 (1982), 43 2 }SI-)2 SI118, 54; M. UNJI, - - - 12 SIDalmacija u 15. stoljeu.- - - 2 =SI &2 @SISarajevo, 1967, 97 2 SI-2 SI167. 2 SI - - - - - - ,IS- - - 2 G2'- - - 2 JSI 2 M SIF. LANE, - - - 2 xSIVenice. %2 SIMaritime Republic7- - - 2  SI. Baltimore 2 SI-,2 SILondon, 1973, 200, 224 2 xSI-%2 {SI237; R. C. MUELLE, "2 SIR, Aspects of - - - k2 G@SIVenetian Sovereignty in Medieval and Renaissance Dalmatia, su:  - - - ,2 YSIQuattrocento Adriatico- - - )2 SI, Florence, 1994, 29 2  SI-2 GfSI57, 30; A. TENENTI, The Sense of Space and Time in the Venetian World of the Fifteenth and Sixteenth  - - - #2 GSICenturies, su: - - - #2 SIRenaissance Veni2 SIce- - - 2 SI, 17 2 SI-2 SI46.7 2 SI --IISSIISSIISSIISSIISSIIRRIIRRIIRRHHRRHHRRHHRRHHRRHHRRHHQQHHQQHHQQGGQQGGQQGGQQ՜.+,0  hp  RH-TDUS_j IRENA BENYOVSKY0La conquista e la ristrutturazione della città1 Cambiamenti nel sistema delle fortificazioni; Cambiamenti urbanistici e di possessione in cittàG Cambiamenti sulla piazza cittadina e simboli del nuovo governo Conclusione Title Headings  !"#$%&'()*+,-./0123456789:;<=>?@ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ[\]^_`abcdefghijklmnopqrstuvwxyz{|}~      !"#$%&'()*+,-./0123456789:;<=>?@ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ[\]^_`abcdefghijklmnopqrstuvwxyz{|}~Root Entry F`+ܷData 1TableIWordDocument.SummaryInformation(HDocumentSummaryInformation8CompObjy  F'Microsoft Office Word 97-2003 Document MSWordDocWord.Document.89q