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Presenza assente. Nota sul teatro di Pasolini e D’Annunzio

L’accostamento / discostamento tra Pasolini e D’Annunzio è divenuto quasi un luogo comune della critica letteraria. Sin dagli anni Cinquanta/Sessanta si iniziò a definire Pasolini “decadente” associandolo a D’Annunzio. Critici come Baldacci, Siciliano, Curi, Camon ricorrono (per ragioni diverse e in maniera a volte indiretta) a tale accostamento arrivando ad accusare Pasolini di vacuo estetismo. Gli stessi lettori di una sua rubrica giornalistica a volte accusavano Pasolini di dannunzianesimo. Certo è che le analogie epidermiche tra i due non sono difficili da scorgere: dall’autobiografismo che contrassegna le opere di entrambi (il rapporto tra il “gesto” e il “testo”) al rapporto metamorfico con la regione d’origine. Si tratta di analogie tra le due parabole letterarie che hanno ragion d’essere fin quando si tratta di riconoscere ai due l’identica capacità di sfruttare i meccanismi dell’industria culturale e di farsi vati rivalutando e riproponendo, a modo proprio, il culto della parola.

Pasolini; D’Annunzio; paralelismi; teatro; analogia

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